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Il Papa ha perdonato Padre Bianchi?

Padre Bianchi

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Il Papa ha perdonato Padre Bianchi?

Tempo di soddisfazioni per i progressisti. Grande giubilo alla Madia di Albiano  per la «perdonanza» che il papa ha fatto discendere su Enzo Bianchi ricevendolo in Vaticano sabato 16 dicembre. Dunque tutto risolto? Non proprio.  

Qualcuno ha notato che Francesco  è uso far cadere in disgrazia -  magari  sulla base di qualche vago sospetto,  ma esponendolo alla inesorabile gogna mediatica - anche quelli della sua parte. 

E questo  senza mai addurre ragioni plausibili e meno che mai seguendo le procedure del diritto, per  poi riceverlo di nuovo alla corte di Santa Marta, soprattutto se – come nel caso di Enzo Bianchi – il colpito  gode di influenza su quei media che - lui presume -  continuino ad avere il favore  all’opinione pubblica. 

Il gesto è comunque da apprezzare.  

Non solo per il conforto che  l’udienza ha recato all’ex priore – il quale  non gode di buona salute -  ma anche perché è un forte atout alla Madia che necessità di aiuti ma poi, soprattutto,   perché smentisce nei fatti il famoso «decreto singolare» - privo di ragioni giuridiche ma approvato dal Papa in persona, con il quale il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, allontanava Bianchi da Bose,  colpevole di  essersi posto  «al di sopra delle esigenze evangeliche da essa richieste,  esercitando la propria autorità morale in modo improprio, irrispettoso e sconveniente  nei confronti dei fratelli  della comunità provocando lo scandalo». 

Non solo, lo stesso Parolin  inviava  ad alcuni vescovi più legati all’ex priore una «nota personale»  in cui li invitava a  «fare discernimento» prima di continuare ad invitare Enzo Bianchi ad eventi organizzati dalle loro diocesi. 

Adesso sembra proprio che si fosse scherzato. Scurdammuce o passato…. In un tweet pubblicato dopo l’udienza papale, l’ex priore ha scritto che l’incontro con Francesco, oltre ad averlo consolato, lo ha reso capace di «invocare il perdono di Dio sugli aguzzini». 

Che, immaginiamo, non dimorano troppo lontano da Albiano d’Ivrea, oppure insegnano psicologia nelle Università pontificie…. In ogni caso, dalla mal condotta vicenda chi ne esce male non è soltanto Parolin  il quale, ad essere smentito dal Papa deve esserci ormai abituato, ma anche i monaci di Bose dove, secondo indiscrezioni, non ci sarebbero  più vocazioni e alcuni di essi avrebbero  lasciato il monte, magari per scendere al  piano.

Come nel caso Becciu, l’impressione è che anche nel caso Bianchi – mutatis mutandis – prima il Papa decide e poi disdice senza curarsi delle conseguenze e comunque senza tenere conto minimamente del diritto ma soltanto  degli effetti politici e mediatici. 

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Dunque l’atteso provvedimento che autorizza la benedizione alle coppie gay intitolato Fiducia Supplicans  è arrivato e reca la firma del cardinale «Tucho Fernandez Besame Mucio»  il quale,  con un contorsionismo acrobatico,  vorrebbe   mantenere gli aspetti dottrinali del sacramento del matrimonio ma nel contempo autorizzare  il diritto per i ministri sacri di  benedire una unione irregolare e questo perché  la Chiesa non deve  richiedere «troppi prerequisiti  di carattere morale» o  curarsi di capire se l’oggetto della benedizione rientri nei disegni di Dio e nella norma morale come, per esempio una coppia che vive la propria sessualità al di fuori del matrimonio legittimo o dello stesso sesso. 

Ma ormai anche nella Chiesa, Love is love. Sembra che  nella  Diocesi di Ivrea non siano  molti,  ma siano assai noti, i preti  pronti a benedire le coppie dello stesso sesso o anche quelle che si definivano le «coppie irregolari». Qualche bravo giornalista sarà in grado di intervistarli?

Nei prossimi mesi usciranno allo scoperto avendo oltretutto il papa dalla loro parte. 

Una  profezia – ne prendano nota gli  amici preti  nostri assidui lettori  - : le coppie irregolari o gay che chiederanno la benedizione vorranno in certo qual  modo solennizzare il momento tanto atteso  e importante per loro con la partecipazione di amici, parenti e magari con sottofondo la marcia nuziale di Mendelssohn oppure, più appropriatamente,  con il canto tanto in voga  «Osanna eh, Osanna eh, Osanna a Cristo Signor…». Come negare loro questo atto di «inclusione»? 

Accettiamo scommesse.

Ultima nota di gaudio.  Il capo dei No global e padre sinodale Luca Casarini – dopo che  un suo socio ha  definito  i « nostri amici vescovi bergogliani», finanziatori delle loro operazioni umanitarie,  «un po’ dei  coglioni» - sono stati ricevuti dal Papa che, salutandoli personalmente, li ha incoraggiati a tornare in mare.  Nel pomeriggio lo stesso Casarini ha tenuto una lezione alla Pontificia Università Gregoriana dove ha parlato di Mediterraneo e delle missioni di soccorso. Roma locuta, confusio augetur.

Miglio, amico di Becciu e di Cecilia Marogna

Arrigo Miglio

Dopo tante belle notizie, una piccola ombra. Tra i condannati del  processo -  incredibile e antigiuridico – a carico del cardinale Angelo Becciu compare  anche la sua collaboratrice, la cagliaritana Cecilia Marogna alla quale la corte di giustizia vaticana ha comminato una pena di tre anni e otto mesi di reclusione. 

Durante il dibattimento è emerso come il cardinale Arrigo Miglio, arcivescovo emerito di Cagliari, fosse molto legato a Becciu  al quale presentò la bella e intraprendente esperta di geopolitica Cecilia Marogna. 

Sarà forse il chiacchierato «triangolo sardo», Becciu, Marogna, Miglio, il motivo per cui  quest’ultimo ha perso il favore di Santa Marta? 

Forse anche per questo  la  conferenza di Sua Eminenza a Castelrosso di sabato 9 dicembre, dedicata alla terribile guerra in corso a Gaza,  è apparsa sotto tono ma, soprattutto, non ha convinto molti il  continuo e ripetuto invito del cardinale – un po’ meno tronfio del solito- ai cristiani perché non si schierino, non parteggino, siano  equidistanti. 

Così abdicando alla ragione e ad una analisi che consenta di individuare cause e responsabilità – che sono evidenti e binarie ma non tutte acriticamente attribuibili -  del drammatico conflitto in corso, esercitando quel  famoso «discernimento»   che nella Chiesa pare funzioni  soltanto quando si vuole derogare dalla dottrina o colpire qualcuno. Oggi però nell’era dei social - potrà piacere o non piacere -   non basta più l’autorità di un cardinale per velare la realtà dei fatti. 

  

* Frà Martino

Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen

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