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Per chi suona la campana

Nel 2024 arriva il nuovo Vescovo di Ivrea. Sarà un “progressista”: non ci sono dubbi!

In tutte le chiese della Diocesi è già partito il "Toto Vescovo". Ecco l'identikit...

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Vescovo Edoardo Cerrato

Il 2024 per la Chiesa di Ivrea sarà un anno molti importante perché sarà quello  del nuovo vescovo. 

Salvo una improbabilissima proroga, le dimissioni di monsignor Edoardo Cerrato  saranno – con suo sollievo - accolte dal Santo Padre al compimento dei  settantacinque anni e cioè il 13 ottobre e non è affatto escluso che entro fine anno 2024 Ivrea avrà già il suo nuovo pastore. 

Sul suo profilo  si stanno già affacciando  le più spericolate ipotesi e si avanzano i pronostici più sorprendenti. 

I prossimi mesi saranno decisivi perché cominceranno le inchieste e i sondaggi. 

Oggi fare dei nomi appare un puro esercizio di fantasia,  anche se su un punto concordano gli insider più avvertiti: il nuovo vescovo sarà un progressista, su questo non vi sono dubbi. 

Infatti l’idea – sbagliata -  che si sono fatti nel cerchio  magico di S. Marta è che la diocesi di Ivrea sia  precipitata nell’«indietrismo» e debba essere al più presto «convertita» in vista di un ritorno a quelle «sorti magnifiche e progressive» che  un tempo la  rendevano – in quanto ad  avanguardismo -  la primaziale del Piemonte. 

Da qualche settimana è però successo un fatto nuovo, molto importante,  ed è la fine dell’ostracismo al gran guru di Albiano da parte del Papa e il suo nuovo ingresso proprio alla corte di  S. Marta. 

Prima della sua caduta era ben noto quale influsso -  si potrebbe dire magistero -   l’ex priore di Bose esercitasse sui vescovi piemontesi – poco dotati, con qualche eccezione, di cultura teologica ma ben  proni ai mass-media – ai quali dettava esercizi spirituali e lezioni, impartiva ben remunerate  conferenze ai preti, ai seminaristi e ai laici  inviando  i suoi sodali ad istruirli in quelle  diocesi così tanto bisognose di  «diventare adulte» e smetterla una volta per sempre con la tradizione. 

Adesso che pace è stata fatta e si è tornati alla situazione quo ante, volete che fra i consultati per la nomina del nuovo vescovo di Ivrea non compaia il nome dell’ex priore di Bose? 

Dunque un progressista, questo è il dato certo.  

In ogni caso lo attende una corona di spine in quanto gli spazi di vita cristiana che i suoi predecessori gli lasciano si sono ormai drasticamente ridotti e questo non riguarda certo solo Ivrea ma tutte le diocesi...

Bisogna soltanto capire che tipo di progressista sarà, se realista e dotato di buon senso oppure ideologico e velleitario. 

In ogni caso lo attende una corona di spine in quanto gli spazi di vita cristiana che i suoi predecessori gli lasciano si sono ormai drasticamente ridotti e questo non riguarda certo solo Ivrea ma tutte le diocesi: clero anziano, seminario chiuso, parrocchie vacanti di parroco, strutture grandiose e problematiche, caduta verticale della frequenza alla Messa e ai Sacramenti, specie dopo il Covid -  pochi fedeli confusi e disorientati da eventi come il sinodo di cui non riescono  a percepire il senso e l’utilità. 

Siamo a quella implosione del cattolicesimo che la studiosa francese Daniéle Hervieu-Léger da anni indaga nei suoi saggi.  Sono i frutti della secolarizzazione di impronta nichilista alla quale si pensa di rispondere con la benedizione delle coppie gay,  ma che ha le sue radici anche in una Chiesa sempre più lacerata da un confronto che sembra insanabile tra due visioni teologiche, ecclesiologiche e anche politiche che riguardano non solo il modo in cui il cristianesimo è presente nel mondo, ma il contenuto stesso della fede cristiana, non solo la «comprensione» del messaggio evangelico in termini di «valori», ma il senso stesso del gesto cristiano, il significato dei Sacramenti e la definizione della Chiesa. 

Per questo il nuovo vescovo  sia pure -  come si mormora -   qualche  liturgista proveniente  da Torino o da Cuneo, non potrà fare molto, meno che mai adottare, rivisitandoli,  gli slogans di cinquant’anni fa quando le chiese erano piene, anche perché se lo facesse, cadrebbero nell’indifferenza di un cristianesimo reso superfluo.  

Troppo tempo è passato e la società ormai non si stupisce più di nulla e  dell’adeguamento della Chiesa al mondo poi non sa proprio che farsene. Soltanto e sempre nuovamente l’annuncio di Cristo potrà risvegliarlo. 

Egli potrebbe però   – ma  sarebbe già moltissimo e varrebbe tutto l’episcopato – mettere in pratica l’insegnamento   «indietrista» di S. Ambrogio: «Stando a poppa della Chiesa, tu guidi sui la nave flutti. Tieni saldo il timone della fede in modo che le violente tempeste di questo mondo non possano turbare il suo corso. Il mare è davvero grande, sconfinato; ma non aver paura, perché «è lui che l’ha fondata sui mari, e sui fiumi l’ha stabilita» (Sal.23,2). 

Ci attendono mesi di toto vescovo e - fino all’ultimo -  di colpi di scena. 

* Frà Martino

Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen

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