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Per chi suona la campana
17 Dicembre 2023 - 08:00
L’arguto cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo emerito di Napoli, era solito mettere fine alle interminabili e logorroiche discussioni del suo affollato consiglio presbiterale con questa avvertenza, al qual richiamo anche i preti più facondi non sapevano resistere : «Guagliò facimme an pressa ca i maccaroni se freddano…».
Sembra infatti che in qualche nostra vicaria le riunioni dei preti - pur frequenti – abbiano soprattutto il nobile fine della convivialità perché come si sa l’amore per la tavola rientra nella più classica tradizione clericale. Chi non ricorda il racconto «Il prete» di Giuseppe Giacosa inserito nella raccolta Novelle e paesi valdostani?
Esso inizia proprio con la descrizione del pranzo «dei cinque curati della vicaria» che un invitato - anch’egli sacerdote – tratteggia con una godibile ricchezza di particolari: «Fu il solito pranzo di preti; il vino frizzante del paese sciolse ben presto l’imbarazzo cagionato dalla mia presenza e il latino degli aforismi gaudenti mise nei discorsi una malizia corpacciuta e sensuale. I motti si aggiravano intorno ad un tema unico: la vigilanza che spettava al vicario sugli altri quattro tonsurati».
Non andiamo oltre perché il lettore avrà già inteso che l’argomento non aveva nulla di spirituale.
Anche le riunioni dei leviti di una nostra vicaria - dedicate alla preghiera e alla discussione di alti temi di teologia e di pastorale - si concludono immancabilmente con l’agognato convivio e qui gli argomenti si fanno più di attualità, anche se poi sono sempre i soliti: cosa fa o non fa, cosa dice o non dovrebbe dire il vescovo, chi sarà o non sarà il suo successore (si dice che un confratello della diocesi, sempre lo stesso, lo sappia da lungo tempo) e quale ruolo vi giocheranno i cardinali canavesani. Segue poi il refrain e cioè la critica, con ampio giro di commenti, ai preti giovani, colpevoli di «far tornare indietro la Chiesa», mentre con loro sì che era andata avanti.
A questi triti e ritriti argomenti, ultimamente, se ne è aggiunto un altro.
Fra il finto divertito, l’infastidito e l’incuriosito, avviene la lettura comune e il commento esegetico ed interpretativo di questa nostra modesta rubrica. Ne siamo onorati e faremo di tutto per non deluderli e così allietarli in quei conversari post prandium che, nel suo racconto, Giacosa definiva «la bufera bacchica dei tonsurati».
Ma infine siamo a Natale e allora vogliamo dedicare ai nostri venticinque lettori – ad un anno dalla sua scomparsa - un pensiero profetico di Benedetto XVI che individuava con lucidità dove stanno le vere origini della crisi della Chiesa dei nostri giorni e cioè nel percorso teologico che ha ormai sostituito la fede in Gesù Cristo unico Salvatore, con la fede - meno divisiva e più inclusiva - nei «valori del Regno»: «Il problema centrale del nostro tempo mi sembra essere lo svuotamento della figura di Gesù Cristo. Si comincia con la negazione del concepimento verginale di Gesù nel grembo della Vergine Maria. Si continua con la negazione della risurrezione corporale di Gesù lasciando il suo corpo alla corruzione e trasformando la risurrezione in un avvenimento puramente spirituale, non lasciando nessuna speranza per il corpo e per la materia. Si continua col negare la consapevolezza di essere figlio di Dio nel Gesù della storia e gli si concede come autentiche solo le parole considerate possibili sulla bocca di un rabbino del suo tempo. Un Gesù così impoverito non può essere l’unico salvatore e mediatore, non è il Dio-con noi e così, alla fine, Gesù viene sostituito con l’dea dei “valori del Regno”, che in realtà non ha un valore preciso e diventa una speranza senza Dio. Noi dobbiamo con chiarezza invece ritornare al Gesù dei Vangeli poiché lui solo è anche il vero Gesù storico: “Tu solo hai parole di vita eterna”. »
* Frà Martino. Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen
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