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Per chi suona la campana

Rivoluzione in Diocesi... Aspettando il secondo round

Parroci frastornati da Ivrea a Chivasso

Rivoluzione in Diocesi... Aspettando il secondo round

Un prete (foto d'archivio)

La diocesi di Ivrea è ancora scossa dalla prima tornata di nomine e trasferimenti della settimana scorsa. Cosa ci riserverà il secondo round? 

Sono gli interrogativi che in questi giorni agitano i preti e tutto quell’universo clericale che vi ruota intorno. Certo la notizia che il prevosto di Chivasso fosse interessato alla parrocchia di  Strambino ha destato non poche sorprese soprattutto fra i suoi devoti  che non si sono sentiti rassicurati dalle smentite dell’interessato. Forse – sempre che l’indiscrezione corrisponda al vero – essa è  l’indice di una certa stanchezza dopo 9 anni di notevole impegno nella parrocchia del duomo, la più importante della diocesi,  che nel tempo si è accresciuta di Boschetto, Castelrosso, Betlemme e Mandria resesi vacanti per la scomparsa dei loro parroci e alle quali don Davide non si è sottratto ma che rappresentano un impegno gravoso per una sola persona che pure si giova dell’aiuto dell’anziano don Lorenzo Santa e della disponibilità del parroco di Verolengo,  don Valerio D’Amico, suo sodale e allievo. 

Forse egli avrebbe bisogno di un vicario o viceparroco ma i pochissimi giovani preti disponibili pare non siano di suo gradimento. Per questo gli occhi sono puntati su Torrazza che presto sarà privata di  don Maurizio Morella,  trasferito a Strambino,  e che se entrasse nell’orbita del prevosto ne aumenterebbe  vieppiù le fatiche pastorali. Cosa escogiteranno allora il vescovo Cerrato e i suoi collaboratori più stretti fra cui il vicario generale don Gianmario Cuffia? 

Don Giampiero

Se non si vuole che di Torrazza diventi parroco – come sarebbe logico – don Giampiero Valerio, si potrebbe nominare don D’Amico  (che è come dire Smiderle) oppure stupire tutti con un outsider. Lo capiremo presto.

Rispetto all’inesorabile declino dei bettazziani di cui si è parlato nell’ultimo post rimane da dire che se esso è evidente  per i preti lo è anche per i laici che sono anch’essi sono per gran parte anziani.  Spesso ex dipendenti Olivetti,  attaccati ai loro incarichi nelle parrocchie dove non sopportano che si faccia come non vogliono loro, portano avanti un’agenda che ai giovani non importa affatto. Magari lamentandosi perché il nuovo parroco ha eliminato i canti dell’alleluia delle lampadine dove potevano fare la riabilitazione motoria settimanale. 

Monsignor Victor Manuel Fernandez

Il nuovo prefetto della dottrina della fede nominato da papa Francesco come successore di cardinali teologi come Mueller, Ratzinger e Ladaria è il suo connazionale monsignor Victor Manuel Fernandez, arcivescovo di Rio de la Plata, il quel si firma  «El Tucho» ed è conosciuto in patria come «El Tucho besame mucho» in quanto scrisse un fondamentale testo teologico sull’arte di baciare dal titolo «Saname con tu boca. El arte de besar» e che lo ha fatto soprannominare in patria  «El Besuquiero», lo sbaciucchiatore.

Il vescovo di Ivrea

Nel suo trattato, il teologo dispensa i più saggi e spirituali consigli:  «Può capitare che uno dei due abbia l’alito cattivo, che può essere profondamente sgradevole e togliere tutto il fascino del bacio. Ma si può rimediare con la precauzione di lavarsi i denti e masticare qualche fondo di caffè, o sciacquarsi con il bicarbonato» per mettere infine in guardia lei  dal troppo ardore amoroso: «Mi sembra che quando si inizia a baciare con la lingua è molto probabile che si perda il controllo, e che si voglia già impadronirsi della ragazza». Insomma, baciando di impara. Il Tucho  è stato il ghost writer di Francesco e  ha scritto gran parte di Amoris Laetitia (Gli amori di Letizia come dicono a Buenos Aires).   

* Frà Martino. Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen

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