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Per chi suona la campana

Pinocchio, Peppone, l’Anticristo e altre divagazioni

La Pasqua è dunque anche quest’anno arrivata con le sue funzioni suggestive

Pinocchio, Peppone, l’Anticristo e altre divagazioni

La Pasqua è dunque anche quest’anno arrivata con le sue funzioni suggestive, con le chiese che ancora  si affollano di fedeli sempre più anziani e sempre più confusi, con  preti  che replicano e moltiplicano le celebrazioni in una malinconica e affaticata corsa per coprire i vuoti che nel tempo si sono creati.

Si dirà che la colpa è della secolarizzazione e del fatto che non siamo più in regime di cristianità,  quando tutti erano naturaliter cristiani e praticanti. Ma siamo sicuri che allo  smarrimento generale che ci pervade in cui pur avendo tutto,  siamo tristi,  dove il nichilismo è ormai l’orizzonte di una dittatura  di ideologie apparentemente umanistiche,  non abbia contribuito anche la Chiesa accogliendo nel suo seno quel relativismo teologico per cui Dio non è una risposta ma una domanda?

Così che anche Gesù Cristo può essere solo inteso nella fede fideistica – credere di credere - ma non ha rilevanza storica e, anche quando la avesse, ci troveremmo di fronte ad un «ebreo marginale» o ad un pio e saggio israelita ?

Anni fa il cardinale Joseph Ratzinger sintetizzava con queste parole un processo di dissolvimento delle verità di fede messo in atto da esegeti e teologi, processo   che è tutt’ora  in corso e di cui molti - anche preti e vescovi - nemmeno si accorgono : « Il problema centrale del nostro tempo mi sembra essere lo svuotamento della figura di Gesù Cristo. Si comincia con la negazione del concepimento verginale di Gesù nel grembo della Vergine Maria. Si continua con la negazione della risurrezione corporale di Gesù lasciando il suo corpo alla corruzione e trasformando la risurrezione in un avvenimento puramente spirituale, non si lascia speranza per il corpo, per la materia. Si continua col negare la consapevolezza di essere figlio di Dio nel Gesù della storia e gli si concede come autentiche solo le parole considerate possibili sulla bocca di un rabbino del suo tempo.  Un Gesù così impoverito non può essere l’Unico Salvatore e mediatore, non è il Dio-con noi, e alla fine Gesù va sostituito con l’idea dei “valori del regno”, che in realtà non ha un contenuto preciso e diventa una speranza senza Dio, una speranza vuota. Noi dobbiamo invece con chiarezza ritornare al Gesù dei Vangeli, poiché lui solo è anche il vero Gesù storico : “Tu solo hai parole di vita eterna!”». 

Uno dei più intelligenti e arguti prelati italiani fu senza dubbio il cardinale Giacomo Biffi (1928-2015) arcivescovo di Bologna e prolifico autore di saggi controcorrente. In un suo volume dal titolo «Pinocchio, Peppone, l’Anticristo e altre divagazioni», il cardinale ravvisava nella figura dell’Anticristo - che per il filosofo russo Vladimir Solovev (1853-1900) era un esegeta, un convinto spiritualista e un filantropo -  «l’emblema della religiosità confusa ed ambigua dei nostri tempi dove troppo spesso Gesù Cristo è solo una scusa per parlare d’altro».

E continuava : «Verranno giorni – e anzi sono già venuti – quando nella Chiesa si tenderà a dissolvere il fatto salvifico in una serie di “valori” facilmente smerciabili sui mercati mondani. Ma anche se un cristianesimo più accomodante con il mondo ci rendesse infinitamente più accettabili nei salotti televisivi, non possiamo e non dobbiamo rinunciare al cristianesimo di Gesù Cristo, il cristianesimo che ha al suo centro lo scandalo della croce e la realtà sconvolgente della risurrezione del Signore». 

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