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Livorno Ferraris

Due ore con le bandierine sotto il solleone con il principe Alberto Grimaldi di Monaco sono costate al comune circa 11 mila euro

hanno speso tanti soldi ma si moriva dal caldo e non cera nemmeno un tendone per gli invitati

Livorno Ferraris

principe che saluta i bambini

 Lunedì 26 giugno il principe Alberto Grimaldi di Monaco, su invito dell’Amministrazione comunale, ha fatto una breve visita in paese. Arrivato a Livorno Ferraris poco dopo l’ora di pranzo, la prima tappa della vista è stata in via Saluggia, dove con il sindaco Franco Sandra ha scoperto una targa a suggellare il legame del principe con il paese, in virtù di una lontana discendenza. Il corteo si è poi recato in piazza Galileo Ferraris, dove il principe e il sindaco hanno tenuto brevi allocuzioni.

Lo scoprimento della targa

Successivamente Alberto di Monaco ha visitato il Museo Archeologico del Vercellese Occidentale, dove è stato anche allestito un rinfresco per gli invitati. Poco prima, davanti alla struttura, il Principe si è fermato per un saluto ai piccoli del Centro Estivo, che gli hanno reso omaggio con scritte e cartelli di benvenuto. Alla giornata hanno partecipato anche i sindaci dei paesi limitrofi, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e il presidente della Provincia di Vercelli, Davide Gilardino. Alberto di Monaco ha lasciato Livorno Ferraris intorno alle 16.

«Hanno speso tanti soldi ma si moriva dal caldo e non c’era nemmeno un tendone per gli invitati»

LIVORNO FERRARIS. I consiglieri di minoranza hanno rilasciato alcune dichiarazioni sulla visita del principe Alberto di Monaco in paese. Federico Pizzamiglio dice: «Hanno speso 11 mila euro ma non hanno trovato i soldi per dare un po’ di ombra alle sedie per gli ospiti posizionate in piazza Galileo Ferraris ed evitare un’insolazione ai presenti. Ho sentito che c’è stato un po’ di malcontento generale per come è stata organizzata la manifestazione: si moriva di caldo; è stato un evento autocelebrativo di questa Amministrazione in cui non si è avuto neanche l’acume di pensare di prendere degli ombrelloni o dei teli in una calda e assolata giornata di giugno, alle due del pomeriggio». Quanto alla delibera dei costi, Pizzamiglio puntualizza che «è stata adottata il 20 giugno alle 17, con il Consiglio comunale convocato per le 18 dello stesso giorno. Questo significa che la delibera, noi della minoranza non abbiamo potuto vederla, perché all’Albo pretorio è stata pubblicata dopo la seduta: non avevamo elementi per sapere i costi.

Certo, avremo potuto chiederne conto noi in Consiglio, ma dal canto suo il vicesindaco Mara Bianchetti si è ben guardata dal menzionare i costi per organizzare la visita di Alberto di Monaco. Sono cose che possono fare, ma è il classico modo, a mio avviso scorretto, che usano loro. Hanno fatto una Giunta prima del Consiglio, e noi non eravamo in condizione di vederne i contenuti, probabilmente perché il verbale era ancora da redigere. Noi siamo contenti di aver in qualche modo votato il conferimento della cittadinanza onoraria al Principe, perché riteniamo che la sua visita abbia dato lustro al paese. Ma se ci fosse stato detto quanto sarebbe costato il tutto, magari ci saremmo astenuti».

Anche Ilaria Rey, altra consigliera di minoranza, commenta: «11 mila euro sono veramente tanti soldi, che forse potevano essere impiegati in maniera migliore. Per carità, è indubbio che Alberto di Monaco sia un capo di Stato e vada ricevuto con tutti gli onori. Ma ritengo anche che tutti gli ospiti avrebbero dovuto ricevere lo stesso trattamento. E stare più di un’ora sotto il sole cocente nel pieno del caldo non è stato piacevole per nessuno. C’era il presidente della Regione Piemonte, della Provincia di Vercelli, molti sindaci e noi del Consiglio comunale, oltre ai rappresentanti delle associazioni livornesi e giornalisti e fotografi. Credo che un tendone avrebbe certamente contribuito a rendere la giornata più piacevole per tutti. Trovo questo aspetto una mancanza di rispetto, e una dimostrazione di poco riguardo nei confronti di tutti gli invitati».

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