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Sindaco vuole ABBATTERE la cascina di interesse storico!

L'amministrazione del sindaco Farinelli incarica uno studio legale torinese di preparare un nuovo ricorso per abbattere l'edificio vincolato

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La cascina "Pedrantoni" affaccia su via Lusani

Il sindaco Libero Farinelli non desiste dall’intento di abbattere la “cascina Pedrantoni”, nell’ultimo tratto di via Lusani verso largo Stazione, e, con una delibera fatta approvare dalla Giunta il 23 giugno (assente l’assessore all’«analisi degli aspetti legali» Federica Boggio), ha incaricato gli uffici di conferire mandato a un avvocato amministrativista e a un architetto al fine di predisporre un ricorso al Tar per far annullare il decreto del Segretariato Regionale del Ministero della Cultura che, il 30 aprile scorso, ha dichiarato l’immobile «d’interesse artistico e storico», apponendo un vincolo che ne impedisce la demolizione.

La vicenda inizia più di due anni fa: nel febbraio 2021 il Consiglio comunale, con una variazione delle dotazioni di cassa del bilancio, delibera uno stanziamento di 850 mila euro per «acquisizione area e realizzazione nuova area a verde pubblico».

Ad aprile la Giunta approva lo “studio di fattibilità tecnico economica” relativo all’intera area, e tra giugno e luglio passa in Consiglio un’apposita “variante semplificata” al Piano Regolatore, con vincolo preordinato all’esproprio e dichiarazione di pubblica utilità. Al decreto di esproprio viene data esecuzione nel febbraio 2022.

Il progetto viene quindi suddiviso in due lotti: il primo comprende le “aree libere da edifici, costituite da terreni agricoli”, per il quale i lavori vengono avviati (ma, dopo due anni, il parco non è ancora fruibile). Per il secondo - la parte relativa agli edifici - viene presentata al Ministero della Cultura, Segretariato Regionale per il Piemonte e Soprintendenza un’«istanza di verifica dell’interesse culturale», come previsto dal Codice dei beni culturali per gli edifici «opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre settanta anni».

Siccome la Soprintendenza tarda a rispondere, nel marzo 2023 il Comune incarica lo studio legale Cresta & associati di Torino di presentare un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte «per l’ accertamento dell’illegittimità del silenzio serbato sulle istanze di verifica dell’interesse culturale»: incarico che costa al Comune poco meno di 8 mila euro.

Il sindaco Libero Farinelli

Il 30 aprile il Segretariato Regionale scioglie la riserva e, all’esito della verifica, dichiara l’immobile «d’interesse artistico e storico». Il Tar, considerato l’avvenuto pronunciamento, dispone che il Ministero della Cultura rimborsi al Comune 1500 euro. Ma il vincolo rimane, e Farinelli non può dare il via alle ruspe per abbattere l’edificio.

A questo punto l’ultima possibilità che resta al Comune per poter avviare i lavori di demolizione è quella di presentare ricorso al Tar contro il decreto che classifica l’immobile come «d’interesse artistico e storico», definizione che l’Amministrazione comunale non condivide: Farinelli, che vuole estendere l’area verde fin su via Lusani per collegarla a via General Demaria come previsto dal progetto originario, ci pensa per un mesetto, poi convoca la Giunta e avvia la procedura. A fine giugno il Comune incarica nuovamente lo studio legale torinese Cresta & associati di predisporre un nuovo ricorso (la parcella è di oltre 12 mila euro), con l’assistenza dell’architetto Manuela Ghirardi di Piscina (To) «per l’approfondimento degli aspetti tecnici enunciati nel decreto» che si vuol far annullare: altra parcella, circa 1300 euro. Entro l’estate i legali del Comune depositeranno il ricorso, poi a decidere sarà il Tar.

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