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Settimo Torinese
01 Febbraio 2023 - 15:05
Studenti al freddo nelle scuole (foto d'archivio)
Sono decine le segnalazioni provenienti dalla scuola di Settimo “Galileo Ferraris”, che da diverse settimane, alcune aule, non vengono riscaldate adeguatamente e rimangono al freddo. Si parla di temperature che arrivano a malapena a 12-13 gradi, talvolta al di sotto dei 10, e che non permettono di garantire il regolare svolgimento delle lezioni.
“Alcune classi sono costrette a cambiare aula ogni ora per fare lezione”, spiega Ilaria Minniti, rappresentante degli studenti al Ferraris. “Vi è un problema in primis a livello strutturale, perché gli edifici sono vecchi e gli infissi sono quel che sono. Noi veniamo a scuola con strati e strati di vestiti e teniamo comunque giacconi e coperte addosso e, nonostante ciò, ci ammaliamo spesso. Tengo a precisare, che la scuola e tutto il personale che ne fa parte, ci sostiene, sia cercando soluzioni come quella di alternarci nelle classi più calde, sia contattando costantemente la Città Metropolitana di Torino che per quanto capiti di rispondere non conclude mai nulla. Stiamo cercando ogni modo, per evitare di passare ad uno sciopero perché è nostro diritto studiare e non vogliamo perdere ore scolastiche, stringiamo i denti e resistiamo, ma siamo davvero stanchi di questa situazione”.
in foto, Ilaria Minniti, studentessa e rappresentante d’istituto
Concetto ribadito anche dalla preside, Cristina Reinero che è stata costretta a trasferire alcune classi in un edificio esterno di pertinenza della scuola. “In queste scuola abbiamo tre impianti, di cui uno non funziona da ben quattro anni. Ad aprile un referente della Città Metropolitana aveva promesso un intervento durante l’estate, ma non è mai stato realizzato. Adesso sperano di tamponare garantendo l’accensione degli impianti per 20 ore, che comunque non sono tante se si considera che la scuola rimane aperta con persone all’interno dalle 7 alle 23”.
Secondo la dirigente, senza interventi radicali sulle strutture, la situazione è destinata a ripetersi ogni inverno. “Uno può accendere anche un caminetto, ma ci sarà sempre freddo se gli infissi sono vecchi e le strutture non sono coibentate”, commenta. Nell’attesa si ricorre a soluzioni di fortuna come stufette scaldabagno, coperte e giubbotti. “In ogni caso le bollette dei termoconvettori che saremo costretti a installare le pagherà la Città Metropolitana”, conclude.
Per gestire i reclami, l’ente responsabile dell’edilizia scolastica ha istituito una piattaforma ad hoc a disposizione dei presidi. Ma le lamentele arrivano soprattutto dagli studenti e dai loro genitori. “Lo sto denunciando in Conferenza dei servizi e anche all’Anci: riceviamo dallo Stato 22 milioni di euro e ne trasferiamo quasi 82 milioni per effetto della perequazione”, spiega Caterina Greco, consigliera comunale di Torino e di Città Metropolitana con delega all’Istruzione e al Bilancio. “Siamo la Città metropolitana più estesa d’Italia, con 312 Comuni e 160 edifici scolastici. Abbiamo bisogno di più risorse per svolgere le funzioni fondamentali”, commenta.
In foto, Caterina Greco, consigliera comunale di Torino
Al Magnetti, "Da lontano, chiusa sul rimpianto"
“Quanti di noi, da piccoli, hanno assistito impotenti ai drammi degli adulti amati? Quanti avrebbero voluto intervenire? Aiutare, capire. In fondo salvarli. E quasi mai si può"."
Da lontano, mette in scena il tentativo irragionevole di una figlia adulta, diventata terapeuta, di fare oggi quello che non aveva potuto fare a quei tempi: aiutare quella madre tribolata, che esisteva solo quando lei era bambina.
“Quanti di noi, da piccoli, hanno assistito impotenti ai drammi degli adulti amati? Quanti avrebbero voluto intervenire? Aiutare, capire. In fondo salvarli. E quasi mai si può. Tra i desiderata incompiute che abitano un ‘esistenza, ogni tanto fra le impossibili fa capolino quella di psicanalizzare quel genitore dolente, che abbiamo conosciuto da bambini. Avere i mezzi, gli strumenti per farlo, per dargli l’ascolto dovuto ed aiutarlo senza che se ne accorga. Il genitore che sentivamo più fragile. Quell’adulto impreparato al mondo a che ci accudiva alla bene e meglio attraversato com’era da tribolazioni e guai. Non stavano sempre bene i nostri genitori. Avevano parecchi dispiaceri. E noi eravamo piccoli, per lo più impotenti di fronte a quella loro ben declinata infelicità. Intuivamo, non sapevamo, sospettavamo non sapendo che fare. Allora ho immaginato un luogo, piccolo tra un fantomatico “di qua” e “di là” in cui questo fatto, questa parola che sia “evento”, che curi, possa accadere, per un po’.” (Lucia Calamaro)
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