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Il caso

Tang-Est, "sì, ma l’impatto ambientale deve essere ridotto al minimo"

Al dibattito si aggiunge un altro Comitato, favorevole alla realizzazione dell'opera

Tangenziale di Torino (immagine d'archivio)

Tangenziale di Torino (immagine d'archivio)

Nelle ultime settimane in collina non si parla d’altro: la possibile realizzazione della Tangenziale Est è sulla bocca di tutti, con chi supporta l’opera, chi non è poi così sicuro e chi è categoricamente contro.

Risalgono a una decina di giorni fa le proteste del Comitato NoTangEst: “già in passato il progetto ha trovato la ferma opposizione di un movimento di cittadini che hanno contestato l’inutilità dell’opera ed il grave danno ambientale che questa comporta, trasformando l’area collinare in un’anonima periferia di Torino affermavano in uno dei loro ultimi comunicati. Tra gli altri argomenti tirati in ballo spunta anche il MAB UNESCO, etichetta conferita dall’organizzazione delle Nazioni Unite a quei posti dove uomo e natura convivono in perfetta armonia, nel rispetto di territorio e biodiversità. 

“Dove sono finiti tutti quegli amministratori che discettano di “green” e di “sviluppo sostenibile”? - continuano - se quest’opera venisse finanziata si perderebbe la possibilità di ottenere altri finanziamenti per l’area MAB. Non più un euro per il trasporto privato di merci e persone, non più un metro per un’ennesima sospetta infrastruttura”.

Le posizioni a riguardo dell’argomento sono le più disparate e, adesso, al dibattito si è aggiunto anche un altro insieme di persone (residenti tra San Raffaele Cimena, Gassino e Castiglione) facenti parte del CCTT, Comitato di Cittadini per la Tutela del Territorio.

“Ci rendiamo conto dell’utilità di quest’opera, non siamo contro a priori - dice Stefano Brancaglion, uno dei membri del direttivo del CCTT - abbiamo a cuore la nostra collina, ci abitiamo, e siamo toccati in prima persona dalla realizzazione della Gronda Est. Un nuovo attraversamento è necessario, ma l’impatto ambientale deve essere ridotto al minimo”. 

Il Comitato è nato nel 2021 e opera tramite il metodo SWOT. L’acronimo starebbe per Strenghts, Weaknesses, Opportunities e Threats: in sostanza, i punti di forza, le debolezze, le opportunità e le minacce che riguardano la collina attorno a Torino. Tramite una disamina di questi 4 parametri, il Comitato è arrivato a proporre un’analisi della situazione e delle eventuali soluzioni. Ultimamente, con l’insediamento di Amazon a Brandizzo, tanti corrieri che passano dal Chierese, e vanno a caricare nel centro di smistamento, passano da stradine strettissime e solo in parte asfaltate (ad esempio la Strada Antica di Bardassano) per cercare di accorciare i tempi di percorrenza - si legge nel documento programmatico dell’organizzazione - inevitabili, poi, sono anche i disagi a Castiglione su via Caudana, stretta strada urbana che attraversa polo scolastico e aree residenziali ad alta densità abitativa e che, in barba ai divieti, viene utilizzata dai mezzi pesanti per raggiungere il valico della Rezza”. 

Il punto Amazon di Brandizzo

Che tir e camion non dovrebbero passare per le strette strade di collina ormai è risaputo, ma di preciso qual è l’obiettivo di questo Comitato?

“L’impatto ambientale di quest’opera deve essere minimizzato il più possibile: la collina non deve essere completamente sbancata ma, per esempio, i boschi silenti, spesso causa di frane, potrebbero essere tagliati spiega Brancaglion, per poi aggiungere: “l’obiettivo è quello di sollecitare i Sindaci del territorio ad ascoltare ed appoggiare le nostre posizioni. Nel caso la TangEst venisse progettata, vorremo firmare una lettera unitaria che ribadisca, ufficializzandolo, il nostro pensiero, di modo da far arrivare le nostre idee e proposte anche a Città Metropolitana di Torino per poter discutere il progetto”.

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