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Diocesi di Ivrea
17 Luglio 2023 - 11:53
“Monsignore mi dici di entrare in chiesa, di piangere dentro un posto sicuro, ma io quel posto non lo frequento, non è mio! Perché?” gli dissi.
“Perché sei buona - mi rispose - perchè sei cresciuta in una famiglia che ha vissuto tanti dolori, ma mai ti sei tirata indietro verso chi ha bisogno, chi vive ai margini: ne hai fatto pure la tua professione! E questo è qualcosa di molto importante! E’ il tuo credere, è la tua preghiera e allora entra in quel posto che tu credi tanto distante e non aver timore del tuo silenzio, della tua rabbia perché quel che conta per “lui” è ’ chi tu sei!”
Se non avessi incontrato Mons. Bettazzi forse non mi sarei mai avvicinata a quello che sarebbe poi stato un pezzo del mio impegno politico e lavorativo: quello di battermi ed occuparmi degli Obiettori di Coscienza, prima e del Servizio Civile dopo.
Già fu Bettazzi a sostenere la campagna per l’obiezione di coscienza al servizio militare; il primo guardato male da tanti, soprattutto dagli allora “Ministri” ma che poi, con cocciutaggine e ostinazione, riuscì, non solo a far aderire alla sua battaglia altri, ma a far si che l’Obiezione di Coscienza al servizio militare avesse il giusto e doveroso riconoscimento.
Diventata responsabile iniziai a invitarlo agli incontri formativi rivolti agli Obiettori, mai ricevetti un “NO” e vi assicuro che vedere una platea di circa 200 giovani che per circa 3 ore, non si muovono, che ascoltano e che interagiscono con “LUI” sono ricordi che non si possono scodare.
Un grande Vescovo capace di ascoltare ma anche di farsi ascoltare, perché capace di usare “un linguaggio” che affascinava e avvicinava i giovani a quanto stava dicendo: si poteva permettere di parlare di San Massimiliano, martire per obiezione di coscienza, ricordando il rapporto tra i primi cristiani e l’impegno militare, non tralasciando Don Milani e La Pira, intercalando,però, con aneddoti del suo vissuto, prima come giovane studioso di teologia, come prete, come Vescovo e, aggiungendo, anche, qualche barzelletta.
Lo ricordo all’incontro della Consulta Stranieri, impossibilitato a venire scrisse una lettera e poi la sorpresa della sua presenza, del suo esserci per voler ascoltare e non intervenire; per voler essere solidale ma non protagonista della serata perché i protagonisti dovevano essere gli stranieri presenti, di voler testimoniare la sua solidarietà sedendosi su una panchina arcobaleno ... quanti messaggi di accoglienza, solidarietà attraverso silenzi e gesti: questo era “LUI”.
Tanti sono i ricordi: lo ricordo nei miei primi scioperi, nella marcia di Sarajevo, in quelle di Assisi, quando dichiarò pubblicamente che era favorevole al riconoscimento delle unioni civili, alle coppie omosessuali, mentre dialoga con la Murgia, a Loranze, del libro da lei scritto “Ave Mary, e la chiesa inventò la donna” o mentre presenta il suo ultimo libro.
Come non ricordare mentre andiamo, in macchina, ad un incontro con Veltroni alla festa dell’Unità a Torino, in una giornata afosissima, a passo d’uomo perché ora di punta, e inizia a parlare dell’azione pastorale di Don Tonino Bello, non facile da seguire in macchina in mezzo al traffico, per poi chiedermi di prendere un’altra strada e capire solo quando la imbocchi che è intitolata a Rodolfo Bettazzi, ma alla tua richiesta se è un suo parente, scende il silenzio e non ti è dato di sapere perché ha deciso di lasciarti con la curiosità: una pagina di storia e un dispetto, serietà e allegria, tutto in un’ora di viaggio.
Questi alcuni ricordi, alcuni leggeri, allegri, altri di impegno sociale, politico mentre quelli legati alla mia sfera più personale, ad alcuni momenti felici e dolorosi della mia vita, li custodisco gelosamente in me ma ringraziandolo per esserci stato.
Grazie Gigi, come noi, in tanti lo chiamavamo,per la tua generosità!
Gabriella Colosso
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