Cerca

Favria

Invito l’Amministrazione comunale a togliere la cittadinanza onoraria a Mussolini

Il mio 25 aprile

Il coraggio di respingere l'indifferenza e di sfidare il futuro

Questa data è importante perché ci ricorda la Liberazione della nostra amata Patria dal governo fascista e dall’occupazione nazi-fascista che  hanno rappresentato un momento storico travagliato, il male allo stato puro!

Oggi, vogliamo ricordare tutti gli antifascisti: ebrei ed italiani morti per la libertà.

Il movimento di liberazione è iniziato da parte dei  giovani: uomini e donne che da  veri patrioti dal 1943 si batterono a costo di tante sacrifici umani per concorrere alla liberazione dell’Italia con il concorso degli Alleati.

Fu una lotta di liberazione contro lo straniero e una dolorosa guerra civile in cui i partigiani furono di vitale importanza.

 

Fu una lotta di liberazione contro lo straniero e una dolorosa guerra civile in cui i partigiani furono di vitale importanza.

Quei giovani, allora, non girarono la faccia dall’altra parte, respinsero l’indifferenza, la rassegnazione ripresero in mano il loro destino e il loro futuro.

E’ doveroso ricordare gli scioperi nelle fabbriche del 1943 e del 1944, la resistenza armata alla dittatura nazi fascista sulle montagne e nelle città,  prezioso contributo delle donne e di tutta la popolazione.

E’ doveroso ogni anno, ricordare la Resistenza la quale è stata una vicenda straordinaria, forse la più bella e significativa della storia d’Italia; una vicenda che ha colpito anche per la sua complessità, perché la lotta armata si coniugò con la resistenza non armata, nelle sue mille forme e manifestazioni, perché,  per la prima volta nella storia, si trovarono a reagire alla dittatura fascista e poi alla occupazione tedesca, persone di varie ideologie, di varie professioni e mestieri, uomini e donne uniti nella stessa ansia di libertà e di democrazia.

In tutta la Resistenza operarono insieme: comunisti, socialisti, cattolici, liberali, monarchici e molti cittadini semplicemente contrari al fascismo e ansiosi di libertà.

La Resistenza fu un insieme di atti e di comportamenti, armati e non, diretti a contrastare la prepotenza fascista, a liberare il Paese dalla dittatura e dall’occupazione tedesca, a preparare un futuro di democrazia.

La Liberazione fu atto di coraggio come quello dei circa 600.000 militari che, dopo l’8 settembre, rifiutarono di aderire all’invito dei tedeschi e dei repubblichini a collaborare e in effetti, furono trattati, molti, non come prigionieri di guerra, ma come schiavi, alcuni finirono nei lager e la maggior parte non fece più ritorno a casa.

Oggi, celebriamo il coraggio dei resistenti di allora, un complesso di azioni e comportamenti a volte anche eroici, la resistenza non armata.

Oggi onoriamo tutti coloro che rifiutarono la guerra e contribuirono alla liberazione nei mille modi che la storia ci ricorda: dalle donne che, non solo combatterono con le armi, ma affrontarono il pericolosissimo mestiere di staffetta o furono amorevoli soccorritrici di prigionieri e feriti, dei contadini che spesso aiutarono i partigiani ben sapendo che se li avessero scoperti tedeschi e fascisti li avrebbero fucilati e avrebbero incendiate le loro case; il coraggio dei sacerdoti che cercarono di difendere le popolazioni dalle violenze e dalle  brutalità, pagando spesso con la loro vita.

Oggi onoriamo, il coraggio degli scioperanti del 1943 e 1944, consapevoli dei gravi rischi cui andavano incontro.

Oggi onoriamo, il coraggio dei  giovani renitenti alla leva, che, al richiamo della R.S.I., si trasformarono in “sbandati” per sottrarsi all’arresto ed alle peggiori conseguenze e, molti finirono poi per aderire alle bande partigiane che intanto si erano formate sulle montagne oppure operavano nelle città.

Oggi ricordiamo il coraggio di chi nel 1943 intraprese e condusse la resistenza armata, ben conoscendo i propri limiti di preparazione e di esperienza militare e ben conoscendo l’enorme disparità di mezzi, strumenti ed uomini rispetto ad un esercito attrezzato e organizzato come quello tedesco.

Eppure, quei combattenti,  che spesso pagarono il loro coraggio con la morte,  non esitarono ad affrontare i rischi, con la ferma volontà di ottenere la liberazione del Paese, a qualunque costo ed a qualunque prezzo.

Carissimi, oggi ricordiamo il coraggio di chi si è battuto ieri per la libertà anche sacrificando la propria vita, ma oggi voglio ricordare che la dittatura fascista  è nata non solo con le grandi adunate da migliaia di persone.

È nata dall’indifferenza delle persone che hanno lasciato fare ai fascisti permettendo loro di prendere il potere. Antonio Gramsci affermava di odiare gli indifferenti ed aveva ragione.

È nata dall’indifferenza delle persone che hanno lasciato fare ai fascisti permettendo loro di prendere il potere. Antonio Gramsci affermava di odiare gli indifferenti ed aveva ragione.

I fascisti, impauriti dalle sue idee, lo chiusero in un carcere fino alla morte. 

Oggi, dobbiamo sempre vigilare perché i totalitarismi stanno prendendo piede e fondano le loro fortune sull’indifferenza e sulla sfiducia delle persone verso le istituzioni.

Oggi, dobbiamo tutti vigilare e avere fiducia nel futuro condannando sempre la violenza e la prepotenza.

Oggi, dobbiamo diffidare di chi vuole alzare i muri, di chi istiga all’odio, di chi cerca di mettere in contrapposizione le persone e cerca di mettere in un ghetto i diversi.

Oggi dobbiamo essere attenti al disgustoso rigurgito  di ideologie che hanno solo portato alla rovina la nostra amata patria

Dobbiamo sorvegliare e non essere indifferenti senza illuderci che il ritorno di certe ideologie si sgonfino da sole, purtroppo cento anni fa tanti italiani la pensavano così e poi abbiamo visto come è andata a finire.

Oggi i virus di questa società sono l’indifferenza e il negazionismo.

Oggi più che mai dobbiamo ricordare ad un Paese smemorato, che troppo spesso preferisce dimenticare o rifiuta di conoscere anziché esserne orgoglioso, come accade, invece, in altri Paesi a riguardo delle pagine più straordinarie della propria storia.

Da questa Resistenza nasce non solo un ricordo, ma viene un grande insegnamento, di cui dovremmo fare tesoro: il coraggio delle scelte, degli italiani di allora, armati o non armati, ma con la forza dell’esempio che trascina più di tante parole.

Se negli scioperanti, così come in tutti i combattenti per la libertà, gli internati militari, le donne, i contadini, i sacerdoti, ci fosse stato un calcolo sui rischi, la Resistenza non ci sarebbe stata, il nostro Paese si sarebbe coperto di disonore ed a questo avremmo aggiunto il discredito di essere stati liberati da altri.

Ma, attenzione, quel coraggio che non è fatto di spregiudicatezza e di sterile ardimento, ma di consapevolezza e di volontà politica, dev’essere per noi un simbolo ed un incitamento.

Viviamo in tempi difficili e duri, dopo la pandemia abbiamo una guerra in Europa e l’economia è in crisi con il clima che peggiora di giorno in giorno.

Insomma non viviamo in un periodo roseo, ma ne abbiamo viste tante, in questo dopoguerra, dagli attacchi alla Resistenza e alla Costituzione, alle iniziative e manifestazioni neofasciste, ai tentativi di golpe, alle stragi di cittadini inermi, fino al terrorismo. E siamo riusciti a vincere le difficoltà, a superarle con fatica, ma ritrovando ogni volta la solidarietà, la volontà di libertà e di democrazia, l’impegno collettivo.

Oggi, nell’affrontare l’ennesima sfida che colpisce intere generazioni e soprattutto i giovani, dobbiamo riferirci a quegli esempi, richiamarci alle scelte ed al coraggio di chi seppe resistere, ai combattenti per la libertà, ai valori che li ispiravano e che poi sono stati trasfusi in una Costituzione molto avanzata, ma troppo esposta ad attacchi, insidie e pericoli.

Nelle peggiori difficoltà, nei momenti più difficili, dobbiamo pensare a quegli uomini, a quelle donne che, a partire dal marzo 1943, ebbero il coraggio di riprendere in mano il loro destino e il loro futuro, assumendo le proprie responsabilità e considerando l’impegno civile e l’obiettivo finale superiori di gran lunga ai rischi che potevano correre.

In loro nome dobbiamo respingere l’indifferenza, la rassegnazione, la “distrazione” che ancora permea troppi cittadini del nostro Paese e ad esse contrapporre la volontà di riscatto, per uscire dalla degenerazione economica, sociale e politica in cui versa il nostro Paese.

Dobbiamo anche ricordare che la Resistenza non è nata solo da una sterile protesta contro i fascisti e i tedeschi, ma è stato coraggioso impegno, sforzo di volontà per compiere scelte decisive e vincenti.

Oggi, XXV Aprile, giorno della liberazione dobbiamo celebrare quanto avvenne allora, ma anche sapere guardare al futuro, con il coraggio e il senso di responsabilità di chi si rende conto di avere un grande debito nei confronti di coloro che si sono impegnati per la nostra libertà, e un forte dovere verso quanti, da noi, si aspettano di ricevere sicurezza, libertà, uguaglianza e democrazia.

Lo dobbiamo soprattutto ai giovani, che si trovano a vivere in una società ingiusta ed hanno il diritto di aspirare ad un presente e ad un futuro migliore di quello attuale e, infine, più degno di essere vissuto.

Concludo con il pubblico invito all’Amministrazione comunale di togliere la cittadinanza onoraria a Mussolini, concessa a suo tempo e di dedicare una via alle staffette partigiane, donne che hanno dato un grandissimo contributo per la liberazione,  pagando molte volte con la loro vita.

W l’Italia evviva il XXV Aprile

 

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori