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Ivrea

Un ritratto di Menapace per la nuova sede Anpi. Dopo lo sfratto dal Valcalcino. Sertoli promette....

Un due giorni vivace, con l'inaugurazione della sede, l'apertura del rifugio, il ricordo dei partigiani che bombardarono il ponte e la pastasciutta antifascista

Un ritratto di Menapace per la nuova sede Anpi. Dopo lo sfratto dal Valcalcino. Sertoli promette....

Un ritratto di Lidia Menapace, realizzato dal pittore Luca Oliveri, farà bella mostra nei nuovi spazi “offerti” dalla Cgil di Ivrea all’Anpi, rimasta senza un posto in cui ritrovarsi  dal giorno in cui la vicesindaca Elisabetta Piccoli ha deciso di “sfrattare” tutti gli inquilini del Valcalcino. Punto e a capo, il presidente Mario Beiletti in questi mesi si è dato un gran da fare alla ricerca di una soluzione consapevole che la giunta di centrodestra al governo della città a tutti avrebbe pensato salvo che a quel manipolo di comunisti. Alla fine ce l’ha fatta e nel pomeriggio di giovedì scorso, in piazza Perrone, all’inaugurazione, si sono davvero ritrovati in tanti. Dal presidente provinciale Nino Boeti, con la moglie Bruna Bertolo, a Gianni Ambrosio, Responsabile CGIL di Ivrea, passando per Enrica Valfré, Segretaria Generale CGIL Torino. Presente anche il sindaco Stefano Sertoli che ha rinnovato il suo impegno per trovare una Sede comunale per l’Anpi (figuriamoci….!).

Applausi comunque a scena aperta per il coraggio che ha avuto nel presentarsi....

Un luogo iconico quello di piazza Perrone. Sullo sfondo la cerulea Dora con il suo ponte in ferro, teatro di una delle più valorose azioni partigiane condotte in Italia e che tanta parte ebbe nella storia della Resistenza eporediese. 

Di sottofondo le musiche del Coro Bajolese con il Maestro Amerigo Vigliermo  e i suoi Cantori.

Ebbene, sì - ha commentato Beiletti -  Ce l’abbiamo fatta. Dopo due anni di latitanza abbiamo finalmente una nuova e degna Sede in un luogo che simboleggia ed attua, anche concretamente, l’antifascismo. Qui saremo un punto di riferimento per tutti coloro che sentono l’esigenza di vivere in un Paese più giusto, più libero, più solidale, democratico e in pace.  ”.

Poco prima del rinfresco “alla partigiana”, Roberta Rossetto, del Direttivo ha letto i nomi dei compagni che non ci sono più. Sono i Partigiani Lorenzo Apice “Drago”, Bruno Baldioli “Sparadan”, Francesco Baldioli “Franz”, Ignazio Barbuscia “Nevio”, Giancarlo Benedetti “Gianco”, Liano Brunero “Ivan”, Giuseppe Canepa “Zechi”, Giorgio Caralli “Piccolo”, Silla Cervato, Marino Chiolino Rava “Barolo”, Renato Cignetti “Pransalit”, Primo Corbelletti “Timo”, Silvano Crotta “Scarpa”, Nino Criscuolo, Davide De Filippi “Fucile”, Gallo, Giulio Gagliardi “Loreto”, Antonio Gianino “Ridolini”, Orazio Givone “Baldi”, Silvino Irico “Trin”, Lilia Messori, Aldo Olmo “Galileo”, Andrea Pasteris “Nino”, Liliana Pavignano, Clelia Perino, Cesare Polcari, Lina Poma, Dante Ponzetto “Rosso”, Diego Prella “Folgore”, Dante Realis Luc “Rane Gianni”, Ferruccio Richeda “Pettirosso”, Nina Sabolo, Antonio Sartoretto Verna “Biella”, Guglielmo Seren Rosso “Tarzan”, Giulio Tarizzo, Giovanni Tempia “Bandiera II”, Piero Urati “Piero Piero”, Rosina Vacca, Vincenzo Viano, Anita Ziotti “Anny”, Anita Baldioli, Amos Messori “D’Artagnan”, Riccardo Ravera Chion “Terribile”, presidente ad honorem della Sezione, Lidia Menapace, Giovanni Novo, Liliana Curzio Barbaglia, Giulio de La Pierre “Livio”, Caterina Lantermo, Antonio Ferrera e molti altri che erano stati nostri costanti punti di riferimento.

E poi si è ricordato corso Gallo dedicato al Martire “Battisti” che conduce alla Torre di Santo Stefano, luogo della sua esecuzione. Le tre torri del Castello che fu carcere. Il campanile comunale, sulla piazza di Ferruccio Nazionale, e tanti altri nomi sono stati evocati osservando il profilo della città, che da piazza Perrone si snoda seguendo il fiume: Ottinetti, Fillak, Balla, Jervis, Pistoni, Santina Riberi, i Quattro di via Palma…  Onorati insieme agli amici Italo Tibaldi dell’Aned e Fulvio Seren Rosso. 
Un saluto è andato anche all’ultimo Partigiano, Egisto Dal Lago, che fino al 25 Aprile scorso veniva alle cerimonie in bicicletta, malgrado l’età. “In questi giorni non si sente troppo bene - ha sottolineato Beiletti - Lo andremo a trovare per portargli tutto il nostro affetto, con l’augurio di vederlo presto nuovamente con noi…”.

Beiletti ha infine anche raccontato di Fabrizio Zanotti, il cantautore preferito dall’Anpi, e della sua proposta per un podcast su “D’Artagnan”, Amos Messori. Per realizzarlo servirà un aiuto da parte di tutti, per cui da gennaio partirà una raccolta fondi.

Il giorno dopo, Anpi di nuovo in pista con l’apertura del “Rifugio” sotto la fontana di Camillo Olivetti senz’acqua (chiusa dalla solita vicesindaca al bilancio Elisabetta Piccoli per risparmiare qualche euro… (diciamo che li perseguita?).

All’interno dei lunghi cunicoli “oscuri” scavati nella roccia, il racconto appassionato dell’impresa del ponte, di Alimiro e D’Artagnan, del loro coraggio. Poco più tardi, il tradizionale percorso dei partigiani per ritornare lì, sul ponte Ponte vecchio dove tutto cominciò. E poi scendendo lungo vicolo Alimiro, dove una targa ricorda proprio il passaggio di quei Partigiani che fecero saltare il Ponte… Infine accanto a Villa De Maria, allora Sede del Comando tedesco fino all’opposta estremità del Ponte ferroviario.

Al saluto del Sindaco Sertoli e della consigliera comunale Consigliera Colosso ha fatto seguito l’intervento di Ivan Pescarin e del presidente Beiletti a ricordare quel che successe nella notte tra il 23 e il 24 dicembre del 1944,  riprendendo le parole del comandante Alimiro dettagliatamente  raccontate nel libro  “Le memorie di Alimiro", di Enrico Editori.

  Sono le 3 e 10 del 24 dicembre 1944. La luna è scomparsa da un'ora. Scruto il movimento della ronda, mi modello lungo i tralicci per evitare d'essere scoperto e resto immobile fino a quando, passata sul ponte nuovo, essa non scompare dietro l'Hotel Dora e si dirige verso la Stazione. Riprendo il mio lavoro. Scendo sull'altro traliccio incrociato della fiancata e D'Artagnan mi passa la seconda bomba...”.

Una carica esplosiva - bene dirlo - piazzata eludendo la sorveglianza nazifascista che considerava il collegamento ferroviario tra Italia e Francia fondamentale per le sorti del conflitto. Un'idea condivisa anche dagli ufficiali inglesi con cui i partigiani erano in contatto e che avevano deciso di bombardare Ivrea proprio per distruggere il ponte da cui passavano le forniture belliche dirette in Germania.   

E’ sarà un botto tremendo, accompagnato da un bagliore che illuminerà a giorno la città. 

Gran finale con la Pastasciutta presso l’Associazione Eshorouk (Aurora) in Corso Vercelli. 

Ai fornelli Gabriella Colosso  aiutata da Daniele, Egidio, Rudi, ai tavoli più di una trentina di convitati…

E per chi non lo sapesse l’idea della pastasciutta risale alla caduta del Fascismo, a quel 25 luglio del 1943, quando a Campegine, i Cervi insieme ad altre famiglie del paese, portarono la pastasciutta in piazza. C’era la fame, ma anche la voglia di uscire dall’incubo del fascismo e della guerra. Da allora la “Pastasciutta antifascista” fa parte degli eventi dell’Anpi.  

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