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Ivrea
25 Dicembre 2022 - 22:30
Un ritratto di Lidia Menapace, realizzato dal pittore Luca Oliveri, farà bella mostra nei nuovi spazi “offerti” dalla Cgil di Ivrea all’Anpi, rimasta senza un posto in cui ritrovarsi dal giorno in cui la vicesindaca Elisabetta Piccoli ha deciso di “sfrattare” tutti gli inquilini del Valcalcino. Punto e a capo, il presidente Mario Beiletti in questi mesi si è dato un gran da fare alla ricerca di una soluzione consapevole che la giunta di centrodestra al governo della città a tutti avrebbe pensato salvo che a quel manipolo di comunisti. Alla fine ce l’ha fatta e nel pomeriggio di giovedì scorso, in piazza Perrone, all’inaugurazione, si sono davvero ritrovati in tanti. Dal presidente provinciale Nino Boeti, con la moglie Bruna Bertolo, a Gianni Ambrosio, Responsabile CGIL di Ivrea, passando per Enrica Valfré, Segretaria Generale CGIL Torino. Presente anche il sindaco Stefano Sertoli che ha rinnovato il suo impegno per trovare una Sede comunale per l’Anpi (figuriamoci….!).
Applausi comunque a scena aperta per il coraggio che ha avuto nel presentarsi....
Un luogo iconico quello di piazza Perrone. Sullo sfondo la cerulea Dora con il suo ponte in ferro, teatro di una delle più valorose azioni partigiane condotte in Italia e che tanta parte ebbe nella storia della Resistenza eporediese.
Di sottofondo le musiche del Coro Bajolese con il Maestro Amerigo Vigliermo e i suoi Cantori.
“Ebbene, sì - ha commentato Beiletti - Ce l’abbiamo fatta. Dopo due anni di latitanza abbiamo finalmente una nuova e degna Sede in un luogo che simboleggia ed attua, anche concretamente, l’antifascismo. Qui saremo un punto di riferimento per tutti coloro che sentono l’esigenza di vivere in un Paese più giusto, più libero, più solidale, democratico e in pace. ”.
Beiletti ha infine anche raccontato di Fabrizio Zanotti, il cantautore preferito dall’Anpi, e della sua proposta per un podcast su “D’Artagnan”, Amos Messori. Per realizzarlo servirà un aiuto da parte di tutti, per cui da gennaio partirà una raccolta fondi.
Il giorno dopo, Anpi di nuovo in pista con l’apertura del “Rifugio” sotto la fontana di Camillo Olivetti senz’acqua (chiusa dalla solita vicesindaca al bilancio Elisabetta Piccoli per risparmiare qualche euro… (diciamo che li perseguita?).
All’interno dei lunghi cunicoli “oscuri” scavati nella roccia, il racconto appassionato dell’impresa del ponte, di Alimiro e D’Artagnan, del loro coraggio. Poco più tardi, il tradizionale percorso dei partigiani per ritornare lì, sul ponte Ponte vecchio dove tutto cominciò. E poi scendendo lungo vicolo Alimiro, dove una targa ricorda proprio il passaggio di quei Partigiani che fecero saltare il Ponte… Infine accanto a Villa De Maria, allora Sede del Comando tedesco fino all’opposta estremità del Ponte ferroviario.
Al saluto del Sindaco Sertoli e della consigliera comunale Consigliera Colosso ha fatto seguito l’intervento di Ivan Pescarin e del presidente Beiletti a ricordare quel che successe nella notte tra il 23 e il 24 dicembre del 1944, riprendendo le parole del comandante Alimiro dettagliatamente raccontate nel libro “Le memorie di Alimiro", di Enrico Editori.
“Sono le 3 e 10 del 24 dicembre 1944. La luna è scomparsa da un'ora. Scruto il movimento della ronda, mi modello lungo i tralicci per evitare d'essere scoperto e resto immobile fino a quando, passata sul ponte nuovo, essa non scompare dietro l'Hotel Dora e si dirige verso la Stazione. Riprendo il mio lavoro. Scendo sull'altro traliccio incrociato della fiancata e D'Artagnan mi passa la seconda bomba...”.
Una carica esplosiva - bene dirlo - piazzata eludendo la sorveglianza nazifascista che considerava il collegamento ferroviario tra Italia e Francia fondamentale per le sorti del conflitto. Un'idea condivisa anche dagli ufficiali inglesi con cui i partigiani erano in contatto e che avevano deciso di bombardare Ivrea proprio per distruggere il ponte da cui passavano le forniture belliche dirette in Germania.
E’ sarà un botto tremendo, accompagnato da un bagliore che illuminerà a giorno la città.
Gran finale con la Pastasciutta presso l’Associazione Eshorouk (Aurora) in Corso Vercelli.
Ai fornelli Gabriella Colosso aiutata da Daniele, Egidio, Rudi, ai tavoli più di una trentina di convitati…
E per chi non lo sapesse l’idea della pastasciutta risale alla caduta del Fascismo, a quel 25 luglio del 1943, quando a Campegine, i Cervi insieme ad altre famiglie del paese, portarono la pastasciutta in piazza. C’era la fame, ma anche la voglia di uscire dall’incubo del fascismo e della guerra. Da allora la “Pastasciutta antifascista” fa parte degli eventi dell’Anpi.
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