Come tradizione, domenica scorsa, intorno alle 17, l'Anpi guidata dal presidente Mario Beiletti si è ritrovata nei pressi del ponte ferroviario sulla Dora per ricordare le gesta di quei partigiani che 76 anni fa salvarono Ivrea dal bombardamento tedesco. Ancora una volta sono risuonati nell'aria i nomi di Alimiro, D’Artagnan e degli altri 11 Partigiani che insieme a lui condussero l'impresa. Ancora una volta è stata posta una coroncina d'alloro accanto al pannello che illustra l'azione che lì si svolse. In prima fila il Presidente del Consiglio Comunale
Diego Borla riconoscente per il valore della Libertà che quei ragazzi conquistarono e il Segretario del Circolo di Rifondazione Comunista
Cadigia Perini intervenuta per sottolineare l’importanza di tenere vivi i ricordi della Resistenza alla luce della Costituzione Italiana. In conclusione il canto d “
Bella ciao” ha saputo creare una atmosfera di commossa suggestione. Una cerimonia breve, ma intensa… Beiletti ha ringraziato tutti i presenti, in particolare
Rita Munari per l’aiuto nell’organizzazione e
Roberta Rossetto, che ha condiviso l’intervento iniziale “
a due voci”. E non finisce qui.
Mercoledì 23 dicembre, alle ore 21, sulla pagina Facebook “Anpi Ivrea e Basso Canavese” verrà infatti trasmesso un filmato con l'intervista ad Amos Messori e altri due Partigiani trasmessa dalla BBC. Il discorso di Beiletti “Sono già trascorsi 76 anni dall’impresa del Ponte che salvò Ivrea da un sicuro bombardamento. Per far cessare il traffico di materiale ferroso che, per uso bellico, dalle miniere di Cogne veniva portato in Germania, gli alleati avevano stabilito di bombardare il ponte ferroviario, con gli enormi danni in vite umane che ciò avrebbe provocato. Fu
Mario Pelizzari “Alimiro” a chiedere di far provare loro, i Partigiani GL e Garibaldini, attuando un sabotaggio mirato. “
Impossibile” esclamò il tenente Pat Amoore, del commando inglese, che già aveva esaminato la situazione, “
Sarebbe un suicidio!”. “
Fateci provare lo stesso” ribatté Alimiro. Fu così che prese il via un’operazione che
Piero Calamandrei avrebbe poi definito “
di alta ingegneria partigiana”. Contro ogni aspettativa, armati di molto coraggio ed un pizzico d’incoscienza, un manipolo di uomini eluse le ronde e le sentinelle armate, si incuneò nella stretta stradina fra il comando tedesco nella Villa Demaria e la caserma Valcalcino con i fascisti della “repubblica”. Sotto il loro naso Alimiro, assieme ad Amos Messori “
D’Artagnan”, si arrampicarono sui tralicci del ponte, lo minarono e riuscirono a farlo esplodere. Era la notte fra il 23 ed il 24 dicembre 1944. Ivrea non ha mai dimenticato. Amos Messori, l’ultimo dei protagonisti, ci ha lasciati quasi due anni fa, ma l’affetto e la riconoscenza degli eporediesi non gli sono mai venuti a mancare. Era l’eroe per antonomasia, con la sua bella figura snella e il sorriso dolce. Alimiro riposa da tanti anni in una tomba che la cura di Rita conserva verde e fiorita. Prima di D’Artagnan se n’era andato l’ultimo della pattuglia che aveva accompagnato i due sabotatori, Ferruccio Richeda “
Pettirosso”… Ora nessuno è rimasto, eppure Ivrea non dimentica, malgrado i 76 anni trascorsi, malgrado le generazioni che si sono susseguite da allora. C’è un profondo significato in ciò. E’ l’eterna lotta del bene contro il male. Di come, quando sembra che tutto sia perduto, la parte migliore risorge, combatte e vince. Una metafora che si adatta per ogni condizione umana e sociale. In tempi assai precari, ci è di conforto pensare che le avversità possono essere superate, purché si abbia fede e voglia di combattere per un mondo migliore. Così, anche quest’anno, in piena pandemia ma con tutte le cautele necessarie, abbiamo voluto ancora una volta ricordare i Partigiani che “
fecero l’impresa”. Per rammentare a noi stessi che occorre sempre vigilare, perché il male, come in questo caso il fascismo, non è mai completamente soffocato. Talvolta risorge, ed ha il volto del razzismo, del sovranismo, del negazionismo, della xenofobia, parla con voce di odio, intende solo le ragioni di una economia senza umanità. Citando Calamandrei: “
Su queste strade se vorrai tornare/ai nostri posti ci ritroverai/morti e vivi collo stesso impegno/popolo serrato intorno al monumento/che si chiama/ora e sempre/RESISTENZA”. E’ il nostro impegno in questo luogo simbolo. Grazie ragazzi Partigiani di allora, grazie a tutti voi oggi.”