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Deposito Nucleare

Continua la vertenza dei dipendenti Sogin

«Siamo pochi e demotivati»: problemi nei siti nucleari

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«Siamo pochi e demotivati»: problemi nei siti nucleari

I dipendenti di Sogin, l’azienda di Stato che si occupa del decommissioning degli impianti nucleari (tra cui quelli di Trino e Saluggia), da settimane sono in agitazione: lamentano un organico numericamente insufficiente. La Filctem-Cgil chiede l’assunzione di nuovo personale e ha promosso una vertenza sindacale.

A Saluggia le rsu Filctem-Cgil - Andrea Davanzo, Andrea De Marco e Emanuele De Maria - evidenziano un problema dovuto alla carenza di perso- nale: «Per via di un collega malato, certificato, e per l’irreperibilità, giustificata, di chi lo poteva sostituire, e per gli impegni di reperibilità di altri due colleghi su altre linee, è stato obbligato alla sostituzione un quinto collega, col problema che avrebbe avuto tre settimane filate di reperibilità. L’episodio fa capire quanto sia numericamente carente l’impianto di Saluggia e quanto una situazione imprevista possa metterci in difficoltà. Serve assunzione di personale, presto e in numero adeguato». 

Per quanto riguarda l’ex centrale nucleare “Enrico Fermi” di Trino, Samantha Finamore, rsu Filctem-Cgil insieme a Gian Piero Porcaro, spiega: «Al sito di Trino mancano 27 addetti; attualmente siamo in 52, ma dopo l’estate altre quattro persone andranno in pensione. L’incontro con Sogin non ha portato a nulla di concreto; la società non ha fornito date certe e la proposta è stata di aumentare l’organico di undici unità, cosa che non risolve nulla, senza dirci da dove e quando arriverebbero. Siamo in difficoltà: nel settore manutenzione abbiamo cinque persone, di cui due in categoria protetta che non possono svolgere tutte le mansioni, e tre con un’età media di 60 anni. In un altro settore abbiamo un capo reparto che non ha nessuno sotto di lui. Nel settore di fisica sanitaria ci sono tre dipendenti con l’appoggio di quattro addetti della Nucleco. Mancano 27 persone rispetto a quanto previsto dal piano vita intero, e il decommissioning sta entrando in una fase delicata. In centrale abbiamo lavoratori Nucleco già formati da noi da anni che si potrebbero assumere. Noi dipendenti ci abbiamo sempre messo una pezza, ma se l’organico dovesse ancora diminuire saremmo in grossa difficoltà sul decommissioning. Siamo pochi e demotivati».

Ma quando bisognava protestare nessuno li ha mai visti né sentiti

A Saluggia fino a qualche anno fa c’era (c’era dagli anni Settanta) una commissione comunale che vigilava sugli impianti nucleari. Composta da esperti di varie provenienze, era aperta al pubblico e periodicamente faceva il punto sulle attività in corso. L’Amministrazione di “Insieme per la nostra gente” ha deciso di chiuderla, incaricando di occuparsi del nucleare saluggese un amministratore comunale che nemmeno è stato eletto dai cittadini, e che con i cittadini sul punto non si confronta mai. Le associazioni ambientaliste hanno protestato, il sindaco - prima Barberis, ora Farinelli - ha fatto spallucce: la commissione non c’è più. Si è perso così un organo comunale di vigilanza sulle attività nei siti nucleari saluggesi, che negli ultimi vent’anni aveva seguito da vicino il decommissioning e i suoi vari problemi. Dov’erano i dipendenti di Sogin quando l’Amministrazione comunale ha chiuso la commissione (che, oggi, sarebbe utile anche a loro)? Hanno protestato? Si sono fatti sentire? No.
A Trino la commissione comunale che vigila sullo smantellamento della centrale “Fermi” c’è ancora, e tiene riunioni pubbliche. Poche settimane fa in commissione è stato audito il responsabile dell’impianto, Davide Galli, che ha rassicurato commissari e cittadini («va tutto bene, secondo le procedure previste»). A sollevare dubbi su tempi (sempre più lunghi), modalità e costi del decommissioning della centrale sono stati solo i rappresentanti delle associazioni ambientaliste. I dipendenti Sogin che lavorano a Trino e i loro sindacalisti in queste riunioni non si sono mai fatti vedere. Se c’erano problemi di organico e di turni in centrale, perché non sono venuti a dirlo? Quella era - ed è ancora - la sede per parlarne, anziché elemosinare incontri privati con consiglieri di maggioranza e minoranza.La questione principale, comunque, rimane un’altra: com’è possibile che a più di trent’anni dalla chiusura degli impianti nucleari, compresi quelli nel Vercellese, si debbano ancora spendere soldi pubblici (centinaia di milioni di euro) per assumere nuovo personale nei siti dismessi? Perché il decommissioning a Saluggia e a Trino va sempre più per le lunghe? Il costosissimo e inconcludente carrozzone Sogin va chiuso e mandato via dal Vercellese, prima possibile. Ma i sindacati non l’hanno ancora capito.  (u.l.)

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