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Cronaca

Ordina l'aperitivo e scappa senza pagare: è allarme nei bar di Chivasso

Segnalazioni in serie e tam-tam sui social: timori e contromisure tra i locali del centro

Ordina l'aperitivo e scappa senza pagare: è allarme nei bar di Chivasso

Ordina l'aperitivo e scappa senza pagare: è allarme nei bar di Chivasso (immagine di repertorio)

A Chivasso il passaparola è scattato nel giro di poche ore e ha attraversato banconi, chat e gruppi social con la velocità delle cattive notizie. Sabato 20 dicembre diversi baristi hanno iniziato a segnalare la presenza di una donna che si siede ai tavoli, ordina da bere — soprattutto spritz — consuma con calma e poi si dilegua senza saldare il conto. Un episodio alla volta, raccontato quasi sottovoce, fino a trasformarsi in un racconto collettivo che ha messo in allerta mezza città.

L’avviso circolato online è diretto, senza giri di parole: attenzione a una cliente che ordina cocktail e scappa. Un messaggio semplice, nato probabilmente da un singolo episodio e diventato in poche ore un campanello d’allarme condiviso tra esercenti. Dietro quelle righe c’è la frustrazione di chi lavora dietro al bancone e si ritrova a fare i conti non solo con i costi e le difficoltà quotidiane, ma anche con comportamenti che rasentano la furbizia sistematica.

Secondo le testimonianze raccolte, il copione sarebbe sempre lo stesso. La donna entra, si accomoda, ordina uno spritz o più di uno, resta seduta il tempo necessario a non destare sospetti e poi, approfittando di un momento di distrazione, si alza e scompare. Nessuna corsa, nessuna scenata: solo un’uscita apparentemente normale, che lascia il conto sul tavolo e l’amaro in bocca a chi se ne accorge troppo tardi. La ripetizione dello schema, raccontano i baristi, fa pensare a un’abitudine consolidata più che a una bravata estemporanea.

A rendere la vicenda ancora più delicata è il fatto che Chivasso non sarebbe un caso isolato. Segnalazioni simili, nelle settimane precedenti, erano arrivate da Settimo Torinese, dove diversi locali avevano raccontato episodi analoghi, con le stesse bevande ordinate e la stessa rapidità nel dileguarsi. Le coincidenze hanno alimentato il sospetto che possa trattarsi della stessa persona, capace di spostarsi da una città all’altra replicando il medesimo trucco.

In questo contesto, la risposta dei baristi è stata immediata e tutta interna alla categoria. Il tam-tam digitale ha funzionato come una rete di protezione informale: avvisarsi a vicenda, condividere descrizioni, invitare alla prudenza. È la versione moderna del passaparola tra commercianti, uno strumento semplice ma efficace quando non ci sono altri mezzi rapidi per tutelarsi.

Tra le contromisure suggerite ce n’è una tanto banale quanto concreta: presentare il conto al tavolo al momento della consumazione, soprattutto quando l’ordinazione riguarda proprio gli spritz. Una pratica già diffusa nei momenti di maggiore affluenza, che in questi giorni viene vista come una forma di autodifesa minima, capace di ridurre il rischio di ritrovarsi con l’ennesimo conto non pagato.

Al di là del danno economico, spesso limitato ma fastidioso, episodi di questo tipo lasciano strascichi più profondi. Minano la fiducia, irrigidiscono i rapporti con la clientela e costringono chi lavora a cambiare abitudini per colpa di pochi. La reazione compatta dei baristi di Chivasso racconta però anche altro: la consapevolezza che difendere il proprio lavoro passa dalla collaborazione e da regole condivise. Il resto, come sempre, è affidato al senso civico. Quando c’è.

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