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Cronaca
19 Dicembre 2025 - 15:45
Bloccati dalla neve a Claviere, tre giovani migranti sudanesi ritrovati dopo una notte di paura (immagine di repertorio)
Il silenzio della montagna, rotto prima dall’allarme e poi dal sospiro collettivo di sollievo. È finita senza tragedie la vicenda che nella notte tra giovedì e venerdì ha tenuto con il fiato sospeso Claviere e la valle di confine: tre giovani migranti sudanesi, partiti nel tardo pomeriggio per tentare la traversata delle Alpi verso la Francia, sono stati ritrovati vivi nelle ore successive, provati ma coscienti, nei pressi della chiesa del paese.
Erano partiti nella serata di giovedì 18 dicembre, quando la luce lascia rapidamente spazio al buio e l’inverno, in quota, non perdona. Il tentativo di attraversamento si è però scontrato quasi subito con la realtà della montagna: la neve, caduta o accumulata lungo i sentieri, ha rallentato il cammino fino a bloccarlo. In quel frangente i tre sono riusciti a lanciare l’allarme, evitando che la situazione degenerasse nel silenzio più pericoloso, quello senza coordinate né contatti.
Sono così scattate le ricerche, protratte per diverse ore in un contesto reso complicato dal freddo e dalle condizioni ambientali. La notte è trascorsa tra attese e verifiche, fino a quando i tre giovani sono riusciti a rientrare verso il centro abitato, venendo individuati nelle vicinanze della chiesa di Claviere. Un epilogo che ha consentito di dichiarare cessato l’allarme.
Sul posto è intervenuto il personale della Croce Rossa di Susa, che ha prestato le prime cure e disposto il trasporto in ambulanza all’ospedale di Susa. Le condizioni cliniche, pur segnate dalla stanchezza e dal freddo, non sono apparse gravi: la diagnosi parla di lieve ipotermia, compatibile con l’esposizione prolungata alle basse temperature.
L’episodio riporta sotto i riflettori una rotta tanto nota quanto pericolosa, soprattutto in inverno. La traversata alpina, già complessa nei mesi miti, diventa con la neve un percorso a rischio costante: la visibilità si riduce, l’orientamento si perde facilmente, il freddo può immobilizzare il corpo in pochi minuti. In questo caso, la possibilità di chiedere aiuto e di rimanere rintracciabili ha fatto la differenza tra una lunga notte di paura e una possibile tragedia.
A restare, oltre ai tre giovani affidati alle cure sanitarie, è l’immagine di un territorio di confine che conosce bene queste storie, consumate spesso lontano dai riflettori. E resta il monito silenzioso della montagna: tra neve, freddo e speranza, l’alta quota non concede margini di errore, soprattutto quando l’inverno stringe la valle nella sua morsa.

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