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Da simbolo del paese a centro migranti: Casa Chantal riapre e a Mathi esplode lo scontro

Famiglie straniere attese nell’ex residenza per anziani mentre resta aperta la battaglia legale e identitaria

Da simbolo del paese

Da simbolo del paese a centro migranti: Casa Chantal riapre e a Mathi esplode lo scontro

L’arrivo è previsto per oggi, lunedì 15 dicembre, e segna un nuovo passaggio in una vicenda che da oltre un anno tiene Mathi sospesa tra tensioni, ricorsi e profonde divisioni interne. I primi richiedenti asilo stanno per varcare la soglia di Casa Chantal, l’ex residenza per anziani di via Martiri della Libertà, destinata a diventare centro di prima accoglienza dopo la chiusura definitiva avvenuta nel novembre 2023. Secondo le informazioni emerse, si tratterebbe di un gruppo contenuto, tra le 10 e le 20 persone, in gran parte famiglie con bambini, provenienti da Pakistan, Bangladesh e Nigeria.

Un arrivo che riaccende una ferita mai rimarginata. Casa Chantal, a Mathi, non è mai stata un edificio qualunque. Era stata voluta dal parroco don Giovanni Burzio, costruita grazie ai risparmi, alle donazioni e alle sottoscrizioni dei cittadini. Un luogo nato per accogliere gli anziani del paese, diventato negli anni un simbolo civico e comunitario, prima ancora che una struttura socio-assistenziale. Proprio per questo, la sua trasformazione ha assunto fin dall’inizio un valore che va ben oltre la semplice destinazione d’uso.

Il percorso che ha portato all’arrivo dei migranti parte da lontano. Nel 2018 la gestione era passata alla cooperativa Sanitalia, che nel 2022 ne era diventata proprietaria. La progressiva riduzione dei servizi, le difficoltà gestionali e infine la chiusura della struttura avevano alimentato malumori e sospetti. Ma è nel 2024 che la vicenda esplode definitivamente, quando Sanitalia ottiene l’affidamento per la gestione di un Centro di Accoglienza Straordinario (Cas) partecipando a una gara pubblica bandita dalla Prefettura.

Da quel momento il clima in paese cambia. Nasce un comitato spontaneo di cittadini, capace di raccogliere migliaia di firme per chiedere di “salvare” la casa di riposo. Le assemblee pubbliche si moltiplicano, il dibattito si accende, la politica locale si spacca. Il Consiglio comunale, il 30 luglio, approva all’unanimità una delibera che boccia la trasformazione dell’immobile, ribadendo che le convenzioni del 1998 e del 2002 vincolano Casa Chantal all’assistenza agli anziani.

Sanitalia reagisce presentando ricorso al Tar Piemonte, chiedendo la sospensione della delibera e un risarcimento economico per il mancato avvio del Cas. Un atto che porta lo scontro nelle aule giudiziarie. Nel frattempo anche la Prefettura, nelle note del 5 e 7 agosto, sceglie la prudenza, sospendendo l’esecuzione del contratto e segnalando «incertezze sulla compatibilità dell’immobile con la disciplina urbanistica».

La svolta arriva dopo la camera di consiglio del 23 ottobre. Il Tar dichiara il ricorso inammissibile, in parte per difetto di giurisdizione e in parte per difetto di interesse. I giudici chiariscono che le note prefettizie riguardano l’esecuzione di un contratto e non sono materia del giudice amministrativo, mentre la delibera comunale è una manifestazione politica, priva di effetti immediati e quindi non impugnabile. Una decisione netta, che riconosce al Comune di Mathi anche 2.000 euro di spese legali.

In Municipio la sentenza viene letta come una prima vittoria. Il sindaco Sergio Rocchietti vede rafforzata la linea dell’Amministrazione, che ha sempre rivendicato il carattere politico dell’atto. Ma la battaglia non è finita. Restano aperti altri procedimenti, in particolare quello promosso direttamente dal Comune per l’accertamento definitivo della destinazione urbanistica dell’immobile, vero nodo centrale dell’intera vicenda.

Nel frattempo, però, la realtà corre più veloce delle aule di giustizia. Con l’arrivo dei primi migranti, Casa Chantal cambia volto, almeno temporaneamente. La presenza di minori potrebbe attivare la macchina della solidarietà, ma rischia anche di rendere ancora più fragile un equilibrio sociale già messo alla prova da mesi di scontri e polemiche.

Mathi oggi appare divisa. C’è chi teme che un Cas sia incompatibile con il tessuto del paese, chi critica una chiusura ritenuta ideologica, chi difende con forza la missione originaria della struttura come questione morale e identitaria. In mezzo, un edificio che continua a rappresentare molto più di quattro mura: il rapporto tra pubblico e privato, il ruolo dei Comuni nella pianificazione del territorio, la gestione dei beni nati da risorse collettive e la capacità delle comunità locali di decidere il proprio futuro.

La sentenza del Tar ha segnato un punto, ma non la fine della partita. La vera decisione arriverà altrove. Intanto, a Mathi, l’attesa è finita: Casa Chantal torna ad aprire le sue porte, e con esse si riapre una delle discussioni più profonde e divisive degli ultimi anni.

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