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19 Dicembre 2025 - 13:21
Altalene bruciate e parchi chiusi: a Mazzè e Tonengo l’inciviltà colpisce i bambini
Non è una bravata. E non è nemmeno un episodio isolato. Quello che è accaduto nei parchi giochi di Mazzè e Tonengo ha il sapore amaro di un accanimento sistematico contro i beni pubblici, contro spazi pensati per i bambini, le famiglie e la vita comunitaria. Un’escalation di atti vandalici che costringe oggi il Comune a chiudere entrambe le aree ludiche, avviare interventi di manutenzione straordinaria e fare i conti, ancora una volta, con una domanda che torna ciclicamente: fino a quando tutto questo sarà tollerato come inevitabile?
I fatti sono chiari e documentati. In via Dora a Mazzè, in una delle aree verdi più frequentate del paese, ignoti si sono accaniti contro altalene, panchine e contro la copertura del gazebo in legno, divelta e danneggiata. Non solo. I vandali hanno dato fuoco ai cestini, facendo esplodere petardi, trasformando un luogo di aggregazione in uno scenario di degrado. Un gesto che non ha nulla di casuale e che racconta una volontà precisa di distruggere, non di “giocare”.
A Tonengo di Mazzè, nel parco giochi inaugurato appena due anni fa in vicolo Signetto, l’azione è stata più contenuta, ma non meno significativa. Qui è stato danneggiato lo scivolo dell’area ludica incastonata tra la scuola primaria Edmondo De Amicis e il centro della frazione. Un parco recintato, illuminato, videosorvegliato, frutto di un lungo percorso di riqualificazione urbana e di recupero della memoria storica del paese. Un intervento partito nel 2017, costato circa 60mila euro, finanziato con l’avanzo di amministrazione e preceduto dalla bonifica e demolizione di un edificio fatiscente con copertura in amianto, pericoloso per l’incolumità pubblica.
Qui non si è distrutto solo uno scivolo. Si è colpito un simbolo. Un’area che prima era soffocata, poco sicura, degradata, e che oggi rappresenta l’unico parco giochi della popolosa frazione di Tonengo. Un’oasi vera, con tappeto erboso, giostrine, panchine, tavoli da picnic sotto un pergolato in legno. Uno spazio restituito ai cittadini, soprattutto ai più piccoli. Ed è proprio questo che rende il gesto ancora più grave.
Ma c’è un elemento che preoccupa più di tutti e che segna un salto di qualità inquietante. Almeno in un’occasione, il gruppo responsabile dei vandalismi è riuscito a introdursi nel poliambulatorio attiguo al parco giochi di Mazzè, lasciando scritte sui muri. Un episodio che non può essere derubricato a ragazzata. Qui c’è una chiara intenzione di colpire strutture pubbliche, di violare spazi che dovrebbero essere protetti, e che presto saranno operativi con strumenti medici e farmaci. Il rischio è evidente e concreto.
Le aree ludiche, va ricordato, sono chiuse in orario serale, con cancelli e lucchetti. Ma scavalcare le recinzioni, come dimostrano i fatti, non è difficile. E soprattutto non è la prima volta che poliambulatorio e parchi giochi finiscono nel mirino. Nonostante la cura dell’Amministrazione comunale, nonostante gli investimenti, nonostante il presidio tecnologico. Segno che il problema non è solo strutturale, ma sociale e culturale.
Il Comune ha presentato denuncia ai carabinieri di Caluso, che hanno avviato le indagini. Nel frattempo, però, la conseguenza immediata è una sola: chiusura dei parchi, interventi di ripristino iniziati giovedì 18 dicembre, potature degli alberi affidate ai cantonieri, e una riapertura prevista solo per l’inizio di gennaio 2026. A pagare, come sempre, sono i cittadini perbene. I bambini dai 3 ai 13 anni, a cui questi spazi erano riservati. Le famiglie. Gli anziani che trovavano in via Dora un luogo di socialità e serenità.
Ed è qui che la vicenda diventa politica, nel senso più pieno del termine. Perché ogni euro speso per riparare ciò che viene distrutto è un euro sottratto ad altri servizi. Ogni parco chiuso è una sconfitta della comunità. Ogni atto vandalico tollerato, minimizzato o archiviato come inevitabile alimenta un messaggio devastante: tutto è di nessuno, quindi tutto è sacrificabile.
Il parco di via Dora non è solo un’area verde. È un centro di aggregazione immerso nel verde, un luogo dove passare ore serene all’aria aperta. Il parco di Tonengo non è solo un’area giochi. È il risultato di una scelta politica precisa: investire sulla sicurezza, sulla memoria, sulla qualità dello spazio pubblico. Distruggerli significa colpire l’idea stessa di comunità.
La domanda ora non è solo chi siano i responsabili, ma cosa si intende fare per fermare questa deriva. Perché senza una risposta chiara, ferma e condivisa, il rischio è che a gennaio si riaprano i parchi… in attesa del prossimo raid.
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