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Cronaca

Appalti Covid a Nichelino, la sanificazione finisce sotto processo: quattro anni e quattro mesi per una tangente da 8mila euro

Quattro anni e quattro mesi per corruzione legata all’appalto delle sanificazioni durante l’emergenza Covid

Appalti Covid

Appalti Covid a Nichelino, la sanificazione finisce sotto processo: quattro anni e quattro mesi per una tangente da 8mila euro

Quattro anni e quattro mesi di carcere per una tangente da 8mila euro, trovata all’interno di una scatolina, nel pieno dell’emergenza sanitaria. È la condanna inflitta ad Antonio Pastorelli, ex funzionario del Comune di Nichelino e presidente della commissione esaminatrice dell’appalto per le sanificazioni degli edifici comunali, gestito dalla Scr, la società partecipata della Regione Piemonte.

La sentenza arriva al termine del processo per corruzione e turbativa d’asta legato ai lavori affidati nel 2020, nel momento più critico della pandemia da Covid. Il reato di corruzione è stato riqualificato dal tribunale come corruzione nell’esercizio della funzione, ma la pena resta severa, a conferma della gravità dei fatti contestati.

Nella stessa vicenda è stata condannata anche Michelina Marchese, dipendente torinese della società pugliese La Lucentezza Srl, alla pena di due anni di reclusione. Assolto invece Massimiliano Mastrorillo, dipendente della Per Pulire Srl, perché il fatto non costituisce reato.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Torino con la pm Laura Longo, ruota attorno a una presunta mazzetta che sarebbe stata destinata a Pastorelli per favorire La Lucentezza nell’affidamento dei lavori di sanificazione del Comune. A fare da tramite sarebbe stato Mario Volpe, socio della società, che ha scelto di patteggiare la propria posizione.

Nel corso delle udienze è stato ricostruito nel dettaglio il lavoro investigativo svolto dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza. Gli accertamenti hanno permesso di individuare il denaro nel marzo del 2020, mentre l’Italia era nel pieno della prima ondata Covid. La somma, pari a 8mila euro, era suddivisa in due tranche da 3mila e 5mila euro ed era custodita all’interno di una scatola nascosta in una borsa posizionata sul sedile passeggero di un’auto.

Gli investigatori hanno inoltre ricostruito il contesto in cui maturò l’affidamento dell’appalto. A causa dell’emergenza sanitaria e dell’assenza dei tempi tecnici per una gara ordinaria, il Comune procedette con un affidamento d’urgenza per le operazioni di pulizia e sanificazione degli uffici. Proprio su questo passaggio si è concentrata l’ipotesi accusatoria di un intervento illecito volto a favorire una specifica impresa.

Il caso mette ancora una volta sotto i riflettori la gestione degli appalti durante la fase più critica della pandemia, quando l’urgenza e la pressione hanno aperto spazi a comportamenti opachi e a tentativi di sfruttare l’emergenza per interessi personali.

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