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Cronaca
19 Dicembre 2025 - 17:52
Foto d'archivio
Ha avuto inzio ieri, presso il Tribunale di Torino la vicenda giudiziaria legata al tentato furto pluriaggravato di un furgone, avvenuto lo scorso 16 dicembre in Corso Torino, ad Avigliana. Protagonisti un cittadino egiziano di 47 anni e un cinquantenne originario di Reggio Calabria. I Carabinieri li hanno sorpresi mentre tentavano di far ripartire il veicolo utilizzando componenti di ricambio e una targa rubata, pronti a dileguarsi prima che qualcuno si accorgesse del furto.
Il furto del veicolo in questione era già stato segnalato alle autorità competenti dal suo legittimo proprietario il giorno precedente. Si tratta di un furgone fermo a causa di un guasto meccanico. I due arrestati hanno deciso di intervenire proprio sulla parte meccanica per rendere il mezzo nuovamente funzionante. Per farlo, non hanno esitato a utilizzare metodi illeciti: avevano già sostituito la targa originale, nel tentativo di rendere il furgone meno rintracciabile durante la fuga.
A insospettire i commercianti della zona, tuttavia, sono stati i loro movimenti attorno al mezzo. Non si trattava di una normale riparazione d'emergenza, ma di un’attività frenetica che ha spinto i cittadini a chiamare il 112. Due carabinieri in borghese sono arrivati immediatamente sul posto e, restando a debita distanza, hanno documentato la scena scattando diverse fotografie. Una volta verificata l'illegalità di quanto stava accadendo, hanno richiesto l’intervento dei rinforzi per bloccare ogni via di fuga.
Quando le forze dell’ordine sono intervenute per l'arresto, i due uomini hanno mostrato un atteggiamento poco collaborativo, cercando di giustificare la loro presenza con versioni che fin da subito sono apparse vaghe e piene di contraddizioni. Inoltre, durante l'ispezione i Carabinieri hanno trovato le prove definitive del piano: i due stavano installando un motorino di avviamento nuovo per riparare il furgone in modo da poterlo rubare.
Inoltre, all'interno della vettura usata dai due per arrivare sul posto, è stato rinvenuto un punzone, uno strumento tecnico solitamente impiegato per modificare o contraffare i numeri di telaio e le targhe. La presenza di questo oggetto, unita al fatto che la targa del mezzo era già stata sostituita, ha confermato la professionalità del piano messo in atto.
I due uomini finiti in manette hanno profili diversi ma risultano entrambi già noti alla giustizia. Mohamed F., egiziano di 47 anni residente a Trecate, lavora ufficialmente come muratore ma ha competenze da meccanico. L'altro uomo, Giuseppe L., è originario di Reggio Calabria e si occupa abitualmente di compravendita di auto, motivo per il quale si trovava nei pressi di Torino in questi giorni.
Mohamed F. ha provato più volte a sostenere la propria innocenza dichiarando di essere stato incaricato della riparazione da un conoscente di Ivrea e di aver chiesto a Laganà solo un passaggio per recuperare il pezzo di ricambio ad Abbiategrasso. Tuttavia, la mancanza di dettagli su questo presunto committente, di cui risulta noto solo il nome e i numerosi precedenti per reati specifici hanno reso la loro versione poco credibile agli occhi degli inquirenti.
Giovedì 18 dicembre si è tenuta l'udienza per direttissima, necessaria per la convalida dell'arresto dei due uomini e per l'applicazioni di eventuali misure cautelari. Il Pubblico Ministero, sottolineando il concreto pericolo di recidiva — ovvero il rischio che i due tornino a rubare vista la loro esperienza e i precedenti — aveva chiesto la custodia cautelare presso il proprio domicilio. Gli avvocati difensori dei due uomini hanno invece richiesto una misura meno dura, come l’obbligo di firma presso la polizia giudiziaria o il divieto di dimora all’interno del Comune di Torino.
Il giudice, dopo essersi ritirato in camera di consiglio, ha convalidato l'arresto e, pur non disponendo il carcere, ha imposto la misura restrittiva dei domiciliari, in vista della prossima fase processuale che si terrà il 15 gennaio del 2026. In quella data i due uomini dovranno rispondere della grave accusa di tentato furto aggravato. Resta inoltre da chiarire se dietro l'episodio avvenuto due giorni fa in Corso Torino si nasconda una rete più ampia finalizzata al furto di mezzi pesanti; un mercato nero che continua a rappresentare una sfida aperta per le autorità locali.

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