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Cronaca

Sfruttamento della prostituzione: sei arresti tra Vercelli, Alessandrino e Torinese

Indagine partita da un appartamento sospetto, ricostruita un’organizzazione attiva su più province piemontesi

Sfruttamento della prostituzione

Sfruttamento della prostituzione: sei arresti tra Vercelli, Alessandrino e Torinese

Un’indagine lunga e articolata, nata da una segnalazione apparentemente circoscritta, ha portato allo smantellamento di un’organizzazione accusata di sfruttamento della prostituzione attiva tra la provincia di Vercelli, l’Alessandrino e il Torinese. Su disposizione della Procura di Vercelli, la Squadra Mobile della questura vercellese sta eseguendo sei misure cautelari in carcere nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti gravemente indiziati, in concorso, di aver gestito e organizzato un sistema strutturato di favoreggiamento e sfruttamento.

Le persone colpite dai provvedimenti restrittivi risiedono prevalentemente nelle province di Alessandria e Torino. L’operazione è scattata nelle prime ore della giornata, con il supporto delle Squadre Mobili di altre province piemontesi, di unità speciali e di nuclei cinofili, a conferma della complessità dell’attività investigativa e dell’ampiezza territoriale del gruppo finito sotto la lente degli inquirenti.

L’inchiesta ha preso avvio da una segnalazione di movimenti sospetti all’interno di un appartamento in provincia di Vercelli. Un via vai continuo, orari anomali e presenze ripetute hanno attirato l’attenzione delle forze dell’ordine, che hanno avviato una serie di accertamenti mirati. Da quel primo input investigativo, gli uomini della Squadra Mobile sono riusciti a ricostruire le varie fasi dell’organizzazione, delineando ruoli, modalità operative e la gestione degli immobili utilizzati per l’attività illecita.

Secondo quanto emerso, gli appartamenti venivano utilizzati come luoghi di esercizio della prostituzione, mentre l’organizzazione si occupava di coordinare l’attività, gestire i contatti e trarre profitto economico dallo sfruttamento. Un sistema che, stando agli elementi raccolti dagli investigatori, sarebbe stato portato avanti in maniera continuativa e ben organizzata, con ramificazioni su più territori.

Contestualmente agli arresti, sono in corso numerose perquisizioni. I controlli riguardano sia gli appartamenti utilizzati per commettere il reato, sia altri immobili di proprietà degli indagati, dove gli investigatori stanno cercando documentazione, denaro e ulteriori elementi utili a rafforzare il quadro accusatorio. Le attività di polizia giudiziaria sono tuttora in corso e non si escludono ulteriori sviluppi.

L’operazione rappresenta un nuovo intervento contro un fenomeno che, nonostante i controlli, continua a manifestarsi in forme sempre più organizzate e difficili da intercettare. L’uso di abitazioni private, spesso in contesti residenziali apparentemente tranquilli, rende infatti più complesso individuare situazioni di sfruttamento, che emergono solo grazie a segnalazioni puntuali e a indagini approfondite.

Il procedimento si trova ora nella fase cautelare. Gli indagati restano presunti innocenti fino a eventuale sentenza definitiva, ma il materiale raccolto dagli investigatori viene ritenuto sufficiente dalla Procura per sostenere l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza. L’inchiesta prosegue, con l’obiettivo di chiarire ogni aspetto della rete smantellata e di verificare l’eventuale coinvolgimento di altre persone.

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