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Perché il Parlamento europeo salva Gualmini e scarica Moretti sul Qatargate?

Due eurodeputate, la stessa inchiesta, due voti opposti. A Strasburgo l’immunità diventa una scelta politica e il Qatargate continua a mettere a nudo le contraddizioni dell’Europarlamento

Perché il Parlamento europeo salva Gualmini e scarica Moretti sul Qatargate?

Alessandra Moretti

La scena è questa: il tabellone elettronico dell’Emiciclo di Strasburgo lampeggia numeri che non lasciano spazio a interpretazioni benevole. Per Alessandra Moretti la maggioranza è larga, quasi plebiscitaria: 497 voti a favore, 139 contrari, 15 astenuti. L’immunità viene revocata. Per Elisabetta Gualmini, invece, il verdetto cambia verso: 382 sì, 254 no, 19 astensioni. L’immunità resta. È il 16 dicembre 2025 e il Parlamento europeo prende due decisioni diverse sullo stesso fascicolo, quello del Qatargate. Una doppia scelta che racconta molto più di quanto dicano i numeri e che lascia sul tavolo una domanda politica netta: perché una sì e l’altra no, dentro lo stesso scandalo?

Il voto nasce da una richiesta formale della Procura federale del Belgio, che chiede di poter indagare senza il filtro dell’immunità parlamentare. Nel caso di Alessandra Moretti, l’Aula decide di togliere lo scudo. Nel caso di Elisabetta Gualmini, lo conferma. Tecnicamente è tutto legittimo. Politicamente è una spaccatura che pesa. Perché l’immunità parlamentare non è un premio né una condanna: è uno strumento di garanzia pensato per tutelare il mandato, non per fare da paravento alle inchieste. Ed è proprio su questo punto che il voto su Moretti appare come una scelta di esposizione alla magistratura, mentre quello su Gualmini assume i contorni di un salvataggio politico.

Alessandra Gualmini

Elisabetta Gualmini

Il doppio binario non nasce in Aula. È stato tracciato il 3 dicembre 2025 dalla Commissione giuridica del Parlamento europeo (JURI – Commissione per gli affari giuridici), che ha votato due relazioni opposte: revoca dell’immunità per Moretti con 16 voti favorevoli, 7 contrari e 1 astensione, rigetto della richiesta per Gualmini con 7 favorevoli, 16 contrari e 1 astensione. La plenaria non ha fatto altro che ratificare quella linea. Ma ratificare non significa spiegare, e infatti la spiegazione politica resta fragile.

Il contesto è quello del Qatargate, l’inchiesta avviata dalla Procura federale belga nel dicembre 2022 su un presunto sistema di corruzione e influenze illecite legate a Qatar e Marocco, finalizzate a orientare decisioni e prese di posizione del Parlamento europeo. Un’indagine che parte il 9 dicembre 2022 con perquisizioni, arresti e sequestri di ingenti somme di denaro contante. Finiscono al centro del caso figure come Eva Kaili, allora vicepresidente dell’Europarlamento, il compagno Francesco Giorgi, l’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri e il dirigente Niccolò Figà-Talamanca. Panzeri sceglie la strada della collaborazione con la giustizia, ottenendo uno sconto di pena in cambio di dichiarazioni e documenti. Da lì il fascicolo si allarga, ma nel tempo si complica.

Nel corso del 2023 e del 2024 l’inchiesta attraversa cambi di giudici istruttori, rilievi sulle modalità investigative, contestazioni sull’uso di informazioni provenienti dai servizi di intelligence e perfino un passo indietro del giudice Michel Claise per conflitti di interesse. Sul fronte marocchino, la Procura federale del Belgio decide di demandare alle autorità di Rabat l’eventuale seguito giudiziario per alcuni profili, una scelta che per molti osservatori riduce la portata complessiva del caso.

È in questo quadro che, tra il 4 e il 5 marzo 2025, arriva la richiesta di revoca dell’immunità per Alessandra Morettied Elisabetta Gualmini, entrambe eurodeputate del Partito Democratico. Entrambe si autosospendono dal gruppo dei Socialisti & Democratici (S&D – Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici), rivendicano la propria estraneità ai fatti e dichiarano disponibilità a collaborare con la magistratura. Ma il Parlamento sceglie di trattarle in modo diverso.

La revoca dell’immunità di Moretti non equivale a una dichiarazione di colpevolezza. Consente però alla magistratura belga di procedere senza ostacoli: perquisizioni, acquisizioni di atti, interrogatori. È un passaggio che espone politicamente e giudiziariamente. La conferma dell’immunità per Gualmini, invece, blocca ogni iniziativa finché non emergeranno nuovi elementi o una nuova richiesta motivata. Ed è qui che il voto assume una dimensione politica evidente: a parità di contesto, l’Aula sceglie di proteggere una e non l’altra.

Le reazioni non si fanno attendere. Alessandra Moretti parla di decisione ingiusta, sostenendo che la JURI non avrebbe tenuto conto della documentazione presentata e lasciando intendere che il voto sia stato influenzato da equilibri politici più che dal merito. Dai gruppi parlamentari emergono letture divergenti. Fratelli d’Italia rivendica il voto a favore della revoca come atto di trasparenza, accusando la sinistra di usare l’immunità in modo selettivo. I Socialisti & Democratici difendono il principio della presunzione di innocenza, ma evitano di spiegare fino in fondo perché la tutela del mandato valga per Gualmini e non per Moretti.

Intanto il Parlamento europeo prova a dimostrare di aver imparato la lezione. Nel 2023, sotto la guida della presidente Roberta Metsola, viene approvato un pacchetto di 14 misure su trasparenza, lobby, dichiarazioni patrimoniali, rapporti con Paesi terzi e periodi di raffreddamento per gli ex deputati. Sulla carta, un rafforzamento dei controlli. Nei fatti, l’applicazione resta debole e l’organismo etico interistituzionale annunciato continua a non avere reali poteri sanzionatori.

Il nodo resta strutturale. Un’inchiesta nazionale, con regole e tempi propri, si muove dentro un sistema politico sovranazionale. Le difese contestano la solidità delle prove, la catena di custodia dei documenti, l’uso di fonti riservate. La Camera delle imputazioni di Bruxelles è chiamata nei prossimi mesi a pronunciarsi su questi aspetti procedurali, con effetti potenzialmente decisivi sull’intero impianto accusatorio.

Per il Partito Democratico e per il gruppo S&D, il voto del 16 dicembre 2025 lascia una ferita aperta. La scelta di sacrificare Moretti e salvare Gualmini complica la linea pubblica e alimenta il sospetto di una gestione politica delle immunità. Nel Parlamento eletto nel 2024, più frammentato e meno prevedibile, anche le questioni giudiziarie diventano terreno di scontro e di mediazione.

Il Qatargate continua così a essere qualcosa di più di un’inchiesta per corruzione. È un banco di prova per la credibilità delle istituzioni europee, per la coerenza tra principi proclamati e decisioni concrete. L’Emiciclo ha scelto di aprire una porta alla magistratura nel caso di Alessandra Moretti e di chiuderla per Elisabetta Gualmini. Una scelta formalmente corretta, ma politicamente asimmetrica, che alimenta più domande di quante ne risolva. La partita vera, ora, si gioca nelle aule giudiziarie di Bruxelles. E lì, numeri e votazioni non basteranno.

Fonti: Parlamento europeo, Commissione giuridica del Parlamento europeo (JURI), Procura federale del Belgio, atti giudiziari sul Qatargate, dichiarazioni ufficiali dei gruppi politici europei, documenti della Presidenza del Parlamento europeo.

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