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Cronaca

Perde un braccio travolto dal tram, ora fa causa al Comune di Torino: “Banchina buia e nascosta”

Il 42enne chiede 815 mila euro di risarcimento dopo l’incidente in corso San Maurizio

Perde un braccio

Perde un braccio travolto dal tram, ora fa causa al Comune di Torino: “Banchina buia e nascosta”

Ha perso un braccio, oggi vive con una protesi e ora chiede che venga accertata anche una responsabilità civile. È la vicenda di Hamid Abdallah, 42 anni, residente a Torino da oltre dieci anni, che ha deciso di citare in giudizio il Comune di Torino e Gtt, concessionaria del trasporto pubblico locale, per l’incidente che gli ha cambiato la vita.

Tutto risale alla sera del 14 settembre 2024, quando Abdallah stava aspettando il tram numero 16 in corso San Maurizio, all’altezza di via Montebello. Erano circa le 21.50 quando l’uomo è stato investito dal mezzo pubblico, riportando ferite gravissime che hanno portato all’amputazione di un braccio. Un danno permanente che oggi quantifica in 815 mila euro, cifra al centro della causa civile già incardinata e con udienza fissata.

Secondo quanto ricostruito nell’atto di citazione, la dinamica dell’incidente sarebbe legata alle condizioni della fermata. Abdallah si trovava su una banchina poco illuminata, parzialmente coperta da un cespuglio alto oltre un metro, elemento che, sempre secondo la tesi difensiva, potrebbe aver ostruito la visuale del tranviere proprio nel punto in cui è avvenuto il contatto con il tram.

Un dettaglio non secondario, che diventa centrale nella richiesta di risarcimento. La causa civile punta infatti a chiarire se le condizioni di sicurezza e manutenzione della fermata fossero adeguate e se quell’area fosse correttamente visibile sia per i passeggeri sia per il conducente del mezzo.

Sul piano penale, invece, la vicenda ha già avuto un esito. L’inchiesta a carico dell’autista del tram è stata archiviata, anche alla luce delle conclusioni del consulente tecnico della Procura, che ha evidenziato l’impossibilità di ricostruire con certezza il gesto che ha preceduto l’impatto. “Lo scrivente non è in grado di stabilire con certezza se Hamid avesse urtato il tram a causa di una precedente perdita di equilibrio e la conseguente caduta a terra verso il mezzo pubblico oppure se fosse stato piegato in avanti per raccogliere uno o più oggetti che gli erano caduti”, si legge nella relazione.

Il consulente aggiunge però un elemento che ora torna centrale nella causa civile: “In ogni caso è altamente probabile che il contatto fosse avvenuto all'altezza di un cespuglio erboso ubicato all'inizio della banchina rialzata adibita a fermata”. Una frase che, pur non attribuendo responsabilità penali al conducente, riporta l’attenzione sul contesto ambientale in cui è avvenuto l’incidente.

Oggi Abdallah cerca risposte sul piano risarcitorio, chiedendo che venga valutato se quella fermata fosse davvero sicura e se l’illuminazione e la vegetazione abbiano avuto un ruolo determinante. Una battaglia che non riguarda solo un singolo episodio, ma che riapre il tema della sicurezza delle fermate tranviarie e della loro manutenzione, soprattutto nelle ore serali.

La parola ora passa al giudice civile, chiamato a stabilire se dietro a quella sera di settembre ci sia anche una responsabilità dell’ente pubblico e del gestore del servizio. Per Abdallah, intanto, resta una vita segnata per sempre da quell’attesa sul marciapiede.

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