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Cronaca

Omicidio Borghini, la madre ritrattata in aula: “Non era violento, ma quella sera non riuscivo a fermarlo”

Nel processo davanti alla Corte d’Assise di Novara emergono nuove sfumature sul comportamento del 34enne. Ascoltati anche parenti e datore di lavoro. Il 17 dicembre toccherà all’imputato

Aula di tribunale

Aula di tribunale

Nel processo per l’omicidio di Nicolò Borghini, il 34enne ucciso dal padre Edoardo Borghini con due colpi di fucile la sera del 19 gennaio 2025, arriva uno snodo delicato: la testimonianza della madre, Norma Iacaccia, moglie dell’imputato. Una presenza attesa e complessa, che ha segnato l’udienza odierna davanti alla Corte d’Assise di Novara.

La donna, che si è definita una «madre chioccia», ha ripercorso le ore della tragedia e ha parzialmente modificato la versione fornita agli inquirenti subito dopo i fatti. In quell’occasione aveva descritto il figlio come una persona incline alla violenza, immagine che oggi ha attenuato. Ma un punto lo ha confermato con nettezza: «Quella sera non riuscivo a fermarlo, così non l’avevo mai visto». Parole che fotografano un momento di perdita di controllo che, secondo la ricostruzione dell’accusa e della difesa, avrebbe preceduto lo sparo letale.

Su richiesta dell’avvocato della famiglia Borghini, e con l’accordo del pubblico ministero, è stato acquisito agli atti il verbale integrale delle dichiarazioni rese dalla donna la notte dell’omicidio, ritenuto rilevante per valutare il contesto emotivo e comportamentale in cui maturò il gesto.

L’udienza è proseguita con l’ascolto di altri familiari dell’imputato, tra cui il fratello e una cognata, che hanno descritto difficoltà comportamentali del giovane Nicolò, delineando un quadro domestico segnato da tensioni ricorrenti. Una versione non condivisa da tutti: il datore di lavoro del 34enne ha infatti riferito che Borghini, sul posto di lavoro, «non aveva mai dato problemi», aggiungendo un elemento di contrasto alla narrazione familiare.

Il processo riprenderà il 17 dicembre, quando verranno ascoltati l’imputato Edoardo Borghini e altri quattro testimoni della difesa: due parenti e due vicini di casa. Un appuntamento decisivo, perché per la prima volta il padre imputato potrà rendere la sua versione completa dei fatti, in un caso che continua a muoversi tra dinamiche familiari delicate, ricordi contraddittori e un’unica certezza: una serata d’inverno finita nel sangue.

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