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Cronaca

Agguato a Marco Veronese: le immagini che mostrano la sequenza dell’accoltellamento a Collegno (VIDEO)

I frame rivelano l’attesa, l’inseguimento e l’attacco: la ricostruzione dell’omicidio entra in una nuova fase

Agguato a Marco Veronese

Agguato a Marco Veronese: ecco le immagini che mostrano la sequenza dell’accoltellamento a Collegno (VIDEO)

La Procura di Torino ha scelto di rendere pubbliche le immagini dell’aggressione costata la vita a Marco Veronese, il 39enne ucciso nella notte tra il 22 e il 23 ottobre a Collegno. Un passaggio considerato decisivo dagli inquirenti, che intendono chiarire in modo definitivo la dinamica dell’omicidio e il ruolo di Michele Nicastri, oggi in carcere con l’accusa di aver colpito l’ex compagno della sua attuale compagna, Valentina Becuti.

Il video, estratto dalle telecamere private che sorvegliano la zona di via Sabotino, mostra l’intera sequenza. Prima si vede una figura incappucciata spostarsi tra le auto parcheggiate. È la stessa presenza che Veronese aveva notato pochi minuti prima, quando aveva inviato quel messaggio audio, denso di inquietudine, che suona ora come un presagio: «C’è un tipo incappucciato… Stavolta ho il coltello e lo buco io». Un messaggio che rivela la paura che lo stava stringendo ancora prima dell’impatto finale.

Nel frame successivo l’uomo incappucciato si avvicina. I carabinieri ritengono che sia Nicastri. Lo si vede seguire la vittima da pochi metri, con movimenti rapidi ma controllati. L’ombra dell’aggressore si sovrappone a quella di Veronese per alcuni secondi. Poi l’attacco: la colluttazione è breve, violenta, quasi invisibile nella sua rapidità. Un gesto secco, poi un altro. Gli investigatori parlano di colpi diretti al torace e all’addome, inferti con una determinazione che lascia poco spazio all’interpretazione.

Il corpo di Veronese cade a terra mentre l’aggressore scappa fuori dall’inquadratura. Sono immagini crude, che la Procura ha deciso di diffondere per mostrare la linearità del percorso ricostruttivo: l’attesa, l’inseguimento, il contatto, la fuga. Una sequenza che, secondo gli inquirenti, conferma la premeditazione contestata a Nicastri. Lo stesso sospettato, infatti, quella notte aveva lasciato il telefono a casa, probabilmente per evitare localizzazioni. Le telecamere, però, hanno tracciato comunque i suoi spostamenti.

Dopo l’omicidio, secondo la ricostruzione degli investigatori, Nicastri si sarebbe liberato dei vestiti e dell’arma nella Dora Riparia, per poi rifugiarsi in Francia e infine a Bardonecchia, dove ha trascorso dodici giorni di fuga prima di tornare a Torino e finire in manette. Durante l’interrogatorio davanti al pm Mario Bendoni ha ammesso il gesto, ma ha negato di aver voluto uccidere. Una tesi che, alla luce delle immagini diffuse, appare sempre più difficile da sostenere.

Il video, ora acquisito anche dalla difesa, diventa uno dei cardini del procedimento. Nel quartiere, intanto, resta l’amarezza di chi ancora ricorda quella notte come un colpo improvviso nella normalità di via Sabotino: pochi secondi di violenza che hanno tolto la vita a un padre di tre figli e lasciato una ferita profonda nella comunità.

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