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Cronaca

Omicidio di Collegno, caccia all'arma del delitto lungo la Dora

Sommozzatori e carabinieri perlustano la Dora senza trovare l’arma del delitto

Omicidio di Collegno, caccia all'arma del delitto lungo la Dora

Marco Veronese, a sinistra, e Michele Nicastri

Lungo la Dora Riparia si è consumato un nuovo atto dell’omicidio di Marco Veronese: la ricerca del coltello con cui è stato ucciso. Il delitto risale alla notte tra il 22 e il 23 ottobre in via Sabotino, angolo corso Francia, a Collegno. Veronese, 39 anni, imprenditore nel settore della videosorveglianza, è stato accoltellato almeno una ventina di volte. Alla base, secondo gli inquirenti, tensioni legate all’affidamento dei figli e una relazione sentimentale che ha acceso una feroce gelosia.

Il 49enne Michele Nicastri, ingegnere informatico, attuale compagno dell’ex moglie della vittima, è stato arrestato e ha confessato. Ma ieri, 18 novembre, è stato lo stesso uomo a guidare le ricerche del coltello lungo il fiume. Accompagnato da carabinieri del Nucleo Investigativo, sommozzatori dei vigili del fuoco e personale della penitenziaria, ha indicato un tratto tra il ponte vicino all’IKEA e il cimitero di Collegno come luogo in cui avrebbe gettato l’arma per disperdere le prove. La zona è stata delimitata, controllata, setacciata: niente. Il coltello non è emerso dall’acqua né dalla boscaglia.

La complessità del terreno ha giocato a favore del silenzio della natura: correnti impetuose, fondale irregolare, tronchi e radici che rendono quasi invisibile un oggetto smarrito. Gli inquirenti confessano che l’arma potrebbe essere stata trascinata via o nascosta in modo definitivo. L’assenza dell’arma, tuttavia, non cancella gli altri indizi: centinaia di telecamere analizzate, tabulati telefonici incrociati, pedinamenti documentati.

Il movente appare ormai consolidato: Veronese e l’ex compagna erano in causa per tre figli; lei aveva assunto un investigatore privato per verificarne comportamenti e frequentazioni. Nicastri, che formalmente non conosceva la vittima, si sarebbe inserito in quella dinamica e, secondo la ricostruzione, avrebbe accettato il ruolo di “custode” della questione. A luglio, la proposta di matrimonio respinta, un taglio di gomme, appostamenti sotto casa. Una escalation che ha trovato il suo epilogo nelle prime ore del mattino del delitto. Le immagini mostrano Nicastri appostato nei pressi dell’abitazione della vittima per oltre un’ora. Poi l’accoltellamento.

Il giudice per le indagini preliminari di Torino ha confermato il fermo con l’ipotesi di omicidio volontario aggravato da premeditazione e futili motivi. La misura cautelare è stata disposta mentre continuano le indagini sul possibile aiuto nella fuga, sull’individuazione del coltello e sulla riproposizione dei movimenti di Nicastri nelle ore immediatamente successive al delitto.

Il caso è tutt’altro che chiuso. Senza l’arma in mano, parte del quadro forense resta priva del tassello decisivo: impronte, sangue, tracce sull’arma. Intanto la famiglia della vittima attende risposte definitive. Il territorio di Collegno rimane in allerta, consapevole che ciò che sembrava un delitto risolto si è trasformato in un giallo ancora aperto.

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