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Cronaca

Bacio alla sindaca di Bardonecchia, pm ricorre contro l'assoluzione: si riapre il "caso Lovera"

Dal bacio contestato ai comportamenti ritenuti molesti, fino alla prima assoluzione: storia di un processo complesso che ora approda in Appello

Bacio alla sindaca Bardonecchia, pm ricorre contro assoluzione: si riapre il "caso Lovera"

Bacio alla sindaca Bardonecchia, pm ricorre contro assoluzione: si riapre il "caso Lovera"

La vicenda giudiziaria che a Bardonecchia ha segnato un intero mandato amministrativo non è chiusa. La procura di Torino, infatti, ha deciso di impugnare la sentenza con cui, lo scorso 9 luglio, l’ex comandante della polizia municipale del Comune, Alessandro Lovera, era stato assolto dalle accuse di molestie nei confronti della sindaca Chiara Rossetti, compreso un bacio sulla guancia che la prima cittadina aveva definito “non richiesto e non gradito”. A firmare il ricorso è la pm Giulia Rizzo, che in primo grado aveva chiesto una condanna a tre anni e sei mesi, ritenendo gli episodi contestati tutt’altro che fraintendimenti o gesti mal interpretati. Ora, per la procura, quella sentenza merita di essere rivista, alla luce delle testimonianze e delle condotte che secondo l’accusa configurerebbero un comportamento molesto reiterato in ambiente di lavoro.

Per capire perché il fascicolo approdi nuovamente davanti ai giudici occorre tornare al 2022, quando la sindaca Rossetti — allora da poco tempo alla guida dell’amministrazione — decide di rivolgersi alla procura presentando una denuncia formale. Nel testo, dettagliato e corredato di date e circostanze, la sindaca riferisce diversi comportamenti che ritiene inappropriati, tali da creare disagio e da minare il rapporto istituzionale con il comandante del Corpo di polizia municipale. Tra gli episodi segnalati compare un bacio sulla guancia giudicato “immeritato e ingiustificato”, avvenuto durante un incontro di lavoro; un gesto che, nel racconto della sindaca, rappresenta il culmine di un atteggiamento ritenuto invadente e irrispettoso del ruolo.

L’indagine si muove su due fronti: da un lato il filone relativo alle presunte molestie, dall’altro un’accusa secondaria, quella dell’uso indebito di un monopattino del Comune di Vernante, dove Lovera aveva prestato servizio per un periodo. Anche questo elemento entra nel fascicolo, pur mantenendo un peso diverso rispetto alla contestazione principale. Nel 2023 le indagini vengono chiuse e la procura chiede il rinvio a giudizio dell’imputato. Lovera si dichiara da subito innocente, parla di “gesti di cortesia male interpretati” e contesta in blocco la ricostruzione accusatoria. La sindaca, invece, si costituisce parte civile insieme al Comune di Bardonecchia, che affida la tutela legale all’avvocato Riccardo Salomone.

Il processo di primo grado si apre a Torino, in un clima carico di attenzione pubblica. Bardonecchia è una comunità dove i ruoli istituzionali, per dimensioni e relazioni, inevitabilmente si intrecciano con la vita quotidiana. La deposizione della sindaca ripercorre puntualmente i fatti: un crescendo di comportamento ritenuto inadeguato, gesti percepiti come non consoni alla relazione professionale, un bacio sulla guancia avvenuto in un momento di tensione amministrativa. Ma la difesa sostiene che tutto ciò si inserisca in un contesto di rapporti lavorativi deteriorati e afferma che non vi sarebbe mai stata alcuna intenzione molesta. Il tribunale, lo scorso 9 luglio, accoglie proprio la tesi difensiva e decide per l’assoluzione, ritenendo che il quadro probatorio non basti a dimostrare l’ipotesi accusatoria oltre ogni ragionevole dubbio.

La sindaca Rossetti accoglie la sentenza con amarezza ma conferma la fiducia nella giustizia. Il Comune, parte civile, decide a sua volta di ricorrere in Appello. La procura non tarda a muoversi: la pm Rizzo deposita l’atto di impugnazione, sostenendo che il primo giudizio non avrebbe dato il giusto peso alle circostanze e alle testimonianze. Secondo l’accusa, ciò che la sindaca definisce come comportamento molesto non può essere ridotto a un fraintendimento, e il bacio sulla guancia, contestualizzato in un rapporto gerarchico e in un ambiente di lavoro, va valutato con un parametro diverso, non privato ma istituzionale.

Il ricorso riporta così la vicenda davanti ai giudici di secondo grado. Una scelta, quella della procura, che restituisce centralità al tema dei confini delle relazioni sul luogo di lavoro, soprattutto quando a interagire sono figure con ruoli e responsabilità differenti. La presenza del Comune come parte civile aggiunge ulteriore peso istituzionale al procedimento: per l’amministrazione, questa vicenda non riguarda solo la sindaca ma l’intero ente pubblico e il corretto funzionamento della macchina municipale.

Il caso Lovera, in questi anni, ha segnato profondamente il contesto politico di Bardonecchia. Ha alimentato un dibattito acceso, spesso strabordato sui social, e ha mostrato quanto sia fragile il confine tra rapporto professionale e percezione personale quando i ruoli sono esposti e il clima amministrativo si fa teso. In primo grado non è emersa, secondo il tribunale, la prova della volontà molesta. Ma in Appello la procura intende riconsiderare ogni passaggio, convinta che gli elementi raccolti meritino un nuovo vaglio.

Al tempo stesso, resta sullo sfondo l’accusa minore della utilizzazione indebita del monopattino in dotazione al Comune di Vernante: episodio collaterale, ma che concorre a delineare il profilo complessivo contestato all’imputato. Anche su questo punto il Comune di Bardonecchia ha scelto di presentare ricorso.

Ora la parola passa alla Corte d’Appello. Sarà lì che si deciderà se le condotte contestate a Lovera possano davvero assumere un rilievo penale o se, come stabilito in primo grado, la vicenda debba considerarsi conclusa nella sfera del conflitto professionale più che in quella del reato. In mezzo restano le due versioni, quella dell’ex comandante e quella della sindaca, irriducibili l’una all’altra e destinate a incrociarsi nuovamente in un’aula di giustizia.

È una storia che affonda nel cuore della vita amministrativa di un Comune di montagna e che adesso chiama la magistratura a un secondo esame. Una storia che racconta quanto sia delicata la linea di confine tra gesto improprio e reato, tra percezione soggettiva e condotta oggettiva, tra fiducia istituzionale e conflitto personale. La decisione dell’Appello, qualunque sarà, non chiuderà solo un procedimento: chiuderà un capitolo che Bardonecchia porta con sé da tre anni.

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