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Cronaca
20 Novembre 2025 - 20:19
Il manager turco scarcerato a Torino mentre i legali denunciano rischi politici e processuali: ora la decisione sull’estradizione diventa un test per la giustizia italiana
La scarcerazione del manager turco Ahmet Ozcan segna una svolta nella vicenda esplosa a Saluggia, dove l’uomo era stato arrestato nei giorni scorsi su mandato della Turchia, che lo accusa di frode aggravata ai danni del gruppo per cui lavorava e di riciclaggio. Secondo le ricostruzioni delle autorità turche, Ozcan avrebbe organizzato una truffa ai danni dell’azienda per cui era impiegato.
L’Italia, tuttavia, ha adottato una posizione più prudente. La Corte d’Appello di Torino ha disposto la scarcerazione del manager, ritenendo che non sussistano, allo stato attuale, esigenze cautelari tali da giustificare la detenzione. È un passaggio che non chiude il caso ma che ridimensiona il peso immediato delle accuse e apre una fase di valutazione più complessa, in cui entreranno in gioco garanzie procedurali e standard internazionali sul rispetto dei diritti fondamentali.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Nicola Menardo, ha assunto fin da subito una posizione molto netta. In una nota, il legale sottolinea come la richiesta di estradizione provenga da un “sistema giudiziario – quello turco – che secondo le recenti sentenze della Corte di Cassazione e i rapporti delle più autorevoli organizzazioni internazionali non garantisce autonomia e indipendenza dal potere politico, né la tutela dei diritti fondamentali e del giusto processo”.

Menardo ricorda inoltre che “della stessa vicenda si è peraltro già occupata l’autorità italiana, archiviando il relativo procedimento penale”. È un argomento che richiama direttamente la giurisprudenza italiana ed europea, secondo cui un estradando non può essere consegnato a un Paese in cui vi siano rischi concreti di trattamenti inadeguati, ingerenze politiche nei processi o violazioni del diritto di difesa.
La scarcerazione rappresenta solo il primo passo di un percorso giudiziario che si prospetta delicato. La magistratura italiana dovrà valutare attentamente la natura delle accuse provenienti da Ankara, la credibilità delle prove e, soprattutto, le garanzie offerte dal sistema penale turco. L’Italia, come già avvenuto in casi analoghi, tende a muoversi con cautela quando in gioco ci sono le tutele previste dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Il caso Ozcan si inserisce esattamente in questa cornice, in cui non conta soltanto il presunto reato, ma anche il contesto politico e giudiziario del Paese richiedente.
A Saluggia, dove il manager era stato rintracciato, l’arresto aveva destato scalpore, richiamando l’attenzione della comunità locale e dei dipendenti della società. Ora, con il ritorno in libertà di Ozcan, la situazione si è momentaneamente sgonfiata, ma resta aperta la domanda principale: l’Italia concederà l’estradizione o si opporrà sulla base dei principi costituzionali e delle indicazioni della Corte europea?
La risposta arriverà nei prossimi mesi, al termine di una procedura che dovrà coniugare rigore giuridico, tutela dei diritti umani e valutazione del rischio geopolitico.
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