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Cronaca
20 Novembre 2025 - 15:14
Chiave inglese contro il controllore Gtt: a Torino condannato gommista per sfregio
Un episodio di violenza improvvisa, nato da una contestazione per tre auto senza ticket, diventa ora un caso giudiziario che segna un precedente. Il Tribunale di Torino ha condannato un gommista di 54 anni a due anni e otto mesi di reclusione per l’aggressione avvenuta il 31 maggio 2023 in via Digione, nel quartiere San Donato. Una condanna che include il riconoscimento dello sfregio permanente, reato introdotto dal Codice Rosso e applicato sempre più spesso anche fuori dall’ambito della violenza domestica.
La ricostruzione in atti è netta. I due addetti della Gtt stanno controllando le auto in sosta, quando notano tre vetture senza tagliando davanti a un’officina. Procedono ai verbali. È a quel punto, riferisce la sentenza, che il gommista esce urlando, intimando agli operatori di “non controllare” le auto in sosta per la clientela. Le telecamere e le testimonianze confermano la sequenza successiva: l’uomo scaglia una chiave inglese sulla fronte di uno degli addetti, provocando una ferita profonda. Seguono minacce dirette, riportate negli atti come ripetute e gravi, dirette sia all’operatore ferito sia al collega.
Il caso, inizialmente perseguito come lesioni, ha cambiato profilo dopo che la difesa della persona offesa – assistita dagli avvocati Alberto Metallo ed Emanuele Fiora – ha depositato una consulenza medica. Dal referto iniziale di 5 giorni, la prognosi è stata portata a 30, certificando una cicatrice indelebile alla fronte. È stato questo l’elemento determinante che ha portato i giudici ad applicare il reato di sfregio, figura che prevede un aggravio significativo della pena.
L’imputato, difeso dall’avvocato Carmine Ventura, è stato condannato anche al risarcimento delle parti civili: 8.000 euro all’addetto ferito e 1.500 euro al collega coinvolto nel capo relativo alla resistenza a pubblico ufficiale. La condotta, secondo il Tribunale, non è stata un gesto impulsivo, ma un’aggressione vera e propria contro lavoratori che stavano “eseguendo un atto del loro ufficio”.
La sentenza tocca un punto cruciale per l’ordine pubblico. La tutela degli addetti ai controlli in strada, spesso percepiti come bersaglio facile, passa anche attraverso la qualificazione giuridica delle lesioni. Una cicatrice sul volto, spiegano i giudici, non è un danno reversibile: è un segno permanente che integra un reato autonomo e più grave. E il messaggio resta chiaro: la reazione violenta contro chi fa rispettare regole urbane non può essere tollerata.
Il procedimento, celebrato con rito abbreviato, fotografa anche una linea interpretativa in crescita: lo sfregio non è circoscritto ai casi di maltrattamenti familiari ma si estende a ogni contesto in cui vi sia una lesione permanente del volto, purché provata in modo inequivocabile. Qui la prova c’è, e la condanna definisce un perimetro giuridico netto.
Il caso di via Digione si chiude così, con la certezza della responsabilità penale dell’imputato. Ma resta a margine una riflessione più ampia: quella sulla sicurezza di chi, ogni giorno, opera nelle strade della città, applicando regole che spesso si trasformano in detonatori di rabbia improvvisa.

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