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Cronaca

Svolta nello schianto dell’A6: imprenditore indagato mentre la comunità resta aggrappata alla speranza per don Robella

Svolta sull’incidente del 6 novembre: indagato un imprenditore; gravi don Robella. Indagine della pm Ghibaudo

Svolta nello schianto

Svolta nello schianto dell’A6: imprenditore indagato mentre la comunità resta aggrappata alla speranza per don Robella (foto archivio)

Un impatto definito da tutti violentissimo, un parroco amatissimo tra Leinì, Mappano e l’area torinese ricoverato in condizioni molto gravi, un’indagine che prova a mettere in fila ogni dettaglio di una notte drammatica sull’autostrada A6 Torino-Savona. Nell’inchiesta sullo schianto in cui è rimasto ferito don Riccardo Robella, 53 anni, parroco di Leinì e Mappano e cappellano del Torino Calcio, arriva ora una svolta formale: secondo quanto trapela dagli ambienti investigativi, un imprenditore del Saluzzese è stato iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di lesioni stradali.

Un passaggio che non equivale a una condanna ma che segna un cambio di passo nelle indagini, perché consente agli inquirenti di disporre tutti gli accertamenti tecnici necessari, dalle perizie cinematica alle verifiche su eventuali condizioni di guida, nel pieno rispetto della presunzione di innocenza. L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Asti, con la pm Lorena Ghibaudo, e punta a ricostruire con la massima precisione quanto accaduto nella tarda serata di giovedì 6 novembre 2025, quando la Dacia Duster su cui viaggiavano don Robella e un amico è stata tamponata da un’Audi Q8 a pochi chilometri dal casello di Carmagnola, lungo la carreggiata in direzione di Torino.

Secondo le prime ricostruzioni, confermate dalle fonti investigative, l’urto posteriore avrebbe innescato una serie di ribaltamenti della vettura del sacerdote, che ha carambolato più volte sull’asfalto prima di fermarsi di traverso sulla corsia. I primi a intervenire sono stati i vigili del fuoco e i sanitari del 118 di Azienda Zero, che hanno lavorato tra le lamiere per estrarre i due occupanti dalla Dacia. L’amico del parroco ha riportato ferite lievi: è stato portato all’ospedale Santa Croce di Moncalieri per accertamenti ed è stato poi dimesso con pochi giorni di prognosi.

Per don Robella, invece, le condizioni sono apparse subito critiche: stabilizzato sul posto, è stato trasferito in elisoccorso al Cto di Torino, dove è stato sottoposto a un lungo e complesso intervento chirurgico alla colonna vertebrale. Secondo quanto ufficialmente comunicato, il sacerdote ha riportato gravi traumi cranici, toracici e vertebrali, ed è tuttora ricoverato in terapia intensiva con prognosi riservata, in condizioni stabili ma ancora molto gravi. Mentre il quadro clinico resta delicato e scandito dai bollettini medici, la parte giudiziaria del caso compie il suo primo vero passo avanti con l’iscrizione dell’imprenditore saluzzese nel registro degli indagati.

L’uomo, secondo quanto ricostruito, sarebbe il conducente dell’Audi Q8 coinvolta nello scontro. È assistito dall’avvocato Flavio Campagna, che ha spiegato come il proprio assistito sia profondamente scosso da quanto accaduto e abbia ribadito di non essere stato in stato di ebbrezza al momento dell’incidente. Su questo punto, come su ogni altro elemento, saranno gli atti d’indagine a dare risposte: esami ematici, eventuali accertamenti su velocità, distanze di sicurezza, uso dei dispositivi di bordo e condizioni del tratto autostradale.

Sul fronte tecnico, il lavoro degli inquirenti si concentra ora su una serie di tasselli che dovranno combaciare: la posizione dei veicoli dopo l’impatto, la lunghezza delle frenate, i dati raccolti dai rilievi della polizia stradale di Mondovì, le eventuali immagini delle telecamere di sorveglianza, i riscontri delle scatole nere installate sui mezzi. La sequenza degli eventi – minuto per minuto – diventa cruciale per stabilire se vi siano state condotte imprudenti, distrazioni, violazioni del Codice della strada o se abbiano inciso fattori esterni come traffico, condizioni del manto o visibilità.

In questo quadro, il reato ipotizzato di lesioni stradali assume un peso specifico importante: introdotto nel 2016, ha inasprito il trattamento sanzionatorio per chi provoca feriti gravi o gravissimi in incidenti legati, ad esempio, a guida in stato di ebbrezza, eccesso di velocità o altre condotte particolarmente pericolose. In questa fase, però, ogni conclusione è prematura: l’iscrizione nel registro degli indagati è un atto garantista che consente anche alla difesa di partecipare agli accertamenti irripetibili, come le perizie sui veicoli o i sopralluoghi tecnici, assicurando il contraddittorio. Fuori dalle carte e dai verbali, resta l’impatto umano di una vicenda che ha colpito una fetta larghissima di comunità. Leinì e Mappano si sono stretti attorno al loro parroco con veglie di preghiera, messaggi, iniziative spontanee.

Il mondo granata del Torino FC segue con particolare coinvolgimento ogni notizia che arriva dal Cto: per molti tifosi, il cappellano è una figura di riferimento, presente nei momenti chiave della vita sportiva e personale dei supporter. Anche Nichelino, dove don Robella è stato parroco prima del trasferimento a Leinì, ha fatto sentire il proprio affetto, ricordando la sua capacità di parlare ai giovani, di costruire relazioni dirette, di farsi trovare nei momenti difficili con uno stile schietto e poco formale.

In parallelo all’ondata di vicinanza, emergono interrogativi che l’indagine dovrà sciogliere: quale fosse la velocità delle due vetture nel tratto a ridosso del casello di Carmagnola, se la Dacia Duster stesse effettuando qualche manovra particolare, se l’Audi Q8 abbia avuto il tempo e lo spazio per evitare l’impatto o attenuarne le conseguenze, se vi fossero condizioni di traffico tali da rendere più complessa la gestione delle distanze di sicurezza. Domande che, per ora, restano sul tavolo degli inquirenti e dei consulenti tecnici, chiamati a trasformare numeri, misurazioni e simulazioni in un quadro univoco.

Nelle prossime settimane, al di là degli sviluppi clinici, è probabile che la Procura disponga ulteriori accertamenti e che la difesa dell’imprenditore indagato chieda approfondimenti propri, nel tentativo di chiarire ogni zona d’ombra e, se possibile, alleggerire il quadro a carico del suo assistito. Per le comunità coinvolte, tuttavia, il vero punto fermo resta uno solo: il desiderio di rivedere don Riccardo Robella tornare, prima o poi, alle sue parrocchie e sugli spalti granata, con la stessa energia di sempre.

Fino ad allora, il tempo sarà scandito da due attese parallele: quella della medicina, che lavora sul corpo ferito del parroco, e quella della giustizia, chiamata a ricostruire responsabilità e dinamica dello schianto con la massima trasparenza.

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