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Cronaca

Ennesima aggressione alle Vallette, la polizia penitenziaria denuncia una situazione insostenibile

Un detenuto colpisce con un calcio al volto un poliziotto penitenziario: il SAPPE chiede misure straordinarie

Ennesima aggressione alle Vallette, la polizia penitenziaria denuncia una situazione insostenibile

Ennesima aggressione alle Vallette, la polizia penitenziaria denuncia una situazione insostenibile (foto di repertorio)

Ore di concitazione e allarme, ancora una volta, nella Casa circondariale di Torino, dove un agente della Polizia Penitenziaria è stato aggredito da un detenuto durante un trasferimento disposto per motivi di ordine e sicurezza. L’episodio, avvenuto nel pomeriggio di ieri, si inserisce in una sequenza ormai ricorrente che mette in luce la fragilità del sistema detentivo e la crescente pressione sulle unità operative. A denunciarlo è il SAPPE, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che parla di “situazione non più sostenibile”.

Secondo quanto riferito, l’aggressione è avvenuta intorno alle 16. Il personale del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti era impegnato nel trasferimento di alcuni detenuti coinvolti in episodi gravi registrati il giorno precedente. Un contesto già delicato, reso più complesso dalla necessità di intervenire rapidamente su soggetti ritenuti particolarmente problematici. Durante le operazioni, uno dei detenuti avrebbe opposto resistenza, dimenandosi violentemente fino a colpire con un calcio al volto uno degli agenti incaricati della scorta. Il detenuto è stato immediatamente contenuto e trasferito in un altro istituto penitenziario.

Il sindacato parla apertamente di un sistema ormai al limite. Tra i primi a intervenire sulla vicenda, il segretario regionale Vicente Santilli, che ha ribadito come l’episodio non sia un caso isolato ma l’ennesima spia di un quadro complesso, aggravato da organici insufficienti e da una gestione quotidiana sempre più difficile. A livello nazionale, il segretario generale Donato Capece denuncia una situazione definita “profondamente deludente”, sottolineando come esprimere solidarietà non basti più: servono misure immediate, investimenti e norme che ristabiliscano il rispetto delle regole all’interno delle carceri.

Capece evidenzia inoltre le condizioni operative delle unità del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti, spesso sotto organico, con carichi di lavoro elevati e turni che superano regolarmente le nove ore. A ciò si aggiunge una retribuzione giudicata non adeguata e una formazione considerata insufficiente per fronteggiare situazioni di crescente rischio. Il sindacato richiama anche l’applicazione del regime previsto dall’articolo 14-bis dell’ordinamento penitenziario, che introduce particolari restrizioni nei confronti dei detenuti che rappresentano una minaccia per la sicurezza interna e per l’incolumità degli operatori.

La dinamica dell’aggressione, pur in attesa di ulteriori dettagli, mette nuovamente in luce la vulnerabilità del personale penitenziario, spesso costretto a fronteggiare soggetti violenti senza gli strumenti adeguati. Le denunce sindacali, ricorrenti negli ultimi mesi, si intrecciano con un’emergenza strutturale che non riguarda soltanto Torino ma numerosi istituti sul territorio nazionale.

In attesa di sviluppi e dell’eventuale adozione di misure correttive, resta l’immagine di un agente colpito al volto durante un servizio di routine: un episodio che riaccende il dibattito sullo stato della sicurezza nelle carceri italiane e sulla necessità di un intervento deciso da parte delle istituzioni.

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