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Cronaca

Carcere “Lorusso e Cutugno”: scoperto un detenuto con telefono e caricabatterie nascosti

Il SAPPE denuncia carenze di organico e tensioni crescenti nel Padiglione B: “Servono misure straordinarie per garantire sicurezza e ordine”

Carcere “Lorusso e Cutugno”

Carcere “Lorusso e Cutugno”: scoperto un detenuto con telefono e caricabatterie nascosti (foto archivio)

Un altro telefonino scoperto tra le celle del carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino, l’ennesimo di una lunga serie che continua ad alimentare preoccupazioni e tensioni tra gli agenti della Polizia Penitenziaria. L’episodio risale al pomeriggio di martedì, quando il personale dell’11ª sezione del Padiglione B ha individuato un detenuto nordafricano, sottoposto al regime del 14 bis, in possesso di uno smartphone nascosto con cura dentro una cartellina portadocumenti. Il caricabatterie, invece, era celato all’interno di una scarpa. Un metodo di occultamento definito “inedito” dagli stessi agenti.

A rendere noto il fatto è il Segretario Provinciale del SAPPE di Torino, Jean Francois Taibbi, che non nasconde la gravità della situazione interna all’istituto: «Il personale di Torino è allo stremo, costretto a operare in condizioni di costante emergenza, senza adeguato supporto né risposte concrete da parte dell’Amministrazione. In particolare, presso il padiglione B la gestione è instabile e le tensioni crescono giorno dopo giorno. Serve un’inversione di marcia decisa e non più rinviabile. È necessario rafforzare gli organici della Polizia Penitenziaria».

Parole che fotografano un clima sempre più difficile da gestire, aggravato da episodi come quello di martedì, che sottolineano la capacità dei detenuti più determinati di far entrare – o costruire – canali per avere accesso a strumenti tecnologici proibiti. Il ritrovamento del telefono, infatti, va oltre la semplice violazione del regolamento penitenziario: rappresenta un rischio concreto per la sicurezza dell’istituto, poiché dispositivi del genere possono essere utilizzati per coordinare attività esterne, mantenere contatti non autorizzati o gestire traffici illegali.

Il segretario regionale del SAPPE, Vicente Santilli, si complimenta con il personale intervenuto, sottolineando la rilevanza del ritrovamento: «Questa nuova modalità di occultamento deve essere immediatamente monitorata. Chiediamo da subito un controllo accurato in tutte le celle della Casa Circondariale di Torino».

Un appello che si inserisce in una richiesta più ampia, portata avanti da tempo dai sindacati del settore: maggiore sicurezza, più personale e protocolli aggiornati. Il Segretario Generale del SAPPE, Donato Capece, torna infatti a sollecitare un intervento del Ministero della Giustizia: «Non possiamo più permetterci che episodi di questo tipo diventino la norma. La sicurezza degli operatori, dei detenuti e dell’intera comunità è a rischio». Capece assicura inoltre che «il SAPPE continuerà a monitorare la situazione e a denunciare ogni tentativo di compromettere l’integrità e la sicurezza degli istituti penitenziari, rinnovando il proprio impegno nella tutela dei diritti e della sicurezza della Polizia Penitenziaria».

Il caso dell’11ª sezione non è isolato. Da mesi, nella struttura torinese, si registrano tensioni, aggressioni, tentativi di introdurre droga e dispositivi elettronici, situazioni che complicano la gestione quotidiana e mettono ulteriormente a rischio il personale. Il Padiglione B, in particolare, viene indicato come uno dei reparti più critici: sovraffollamento, regimi detentivi particolari e carenza di organico costruiscono un equilibrio fragile e, come evidenziano i sindacati, sempre più vicino al punto di rottura.

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