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Cronaca
19 Novembre 2025 - 09:22
Droga nelle cantine e 83mila euro in mazzette: Torino-Venaria mostra il volto più duro del traffico nascosto
L’intervento della Polizia di Stato nasce come una delle tante verifiche sul territorio, ma finisce per rivelare uno spaccato che conferma quanto il quadrante nord torinese resti un terreno sensibile, dove i traffici di stupefacenti e il circuito degli oggetti rubati continuano a intrecciarsi con una rete di depositi improvvisati. A Madonna di Campagna, nel comprensorio delle Torri, la Squadra Mobile si muove tra corridoi umidi e porte di lamiera, alla ricerca di qualunque traccia utile a bloccare lo smistamento di droga. È in quel dedalo di cantine che gli agenti individuano sei panetti di hashish, più di seicento grammi, nascosti con una cura che non basta a eludere gli investigatori. Accanto alla droga, una manciata di proiettili di vario calibro e due monopattini sottratti a una società di noleggio, abbandonati come merce di passaggio, forse in attesa di essere rivenduti. Un piccolo magazzino clandestino, riempito da mani ancora ignote.
Il fronte si sposta poi a Venaria Reale, dove l’indagine assume contorni più netti. Gli agenti bussano alla porta di un’abitazione e trovano due ventinovenni, un uomo e una donna, circondati da ciò che gli investigatori definiscono materiale compatibile con un’attività di confezionamento e spaccio. In casa emergono altri 150 grammi di hashish, una cinquantina di grammi di cocaina e tutto l’occorrente per preparare le dosi. Ma il dettaglio più significativo non è la droga, bensì il denaro: 83.400 euro in contanti, imbustati in mazzette ordinate, molte da 15mila euro. Una liquidità così alta, strutturata in blocchi, che lascia inevitabilmente aperte le porte a ipotesi di un giro ben più ampio della singola abitazione.
La Procura di Ivrea ottiene la convalida dell’arresto e gli atti entrano nelle indagini preliminari, fase in cui ogni elemento raccolto viene ricomposto in una trama che dovrà dimostrare la reale portata del presunto traffico. I due giovani restano, come prevede la legge, coperti dalla presunzione di innocenza, mentre la Polizia continua a lavorare sui collegamenti possibili tra la droga nascosta nelle cantine torinesi e la disponibilità di denaro ritrovata a Venaria. Rimane sospeso un interrogativo che gli investigatori dovranno affrontare: quel denaro rappresenta l’incasso di una rete più articolata? O il residuo di una singola operazione di spaccio finita male?
La vicenda riaccende il dibattito sulla pressione criminale nei quartieri periferici e sull’importanza delle attività di monitoraggio nelle aree di stoccaggio informale. Non è un tema nuovo: il quadrante nord di Torino è già stato, in passato, un punto di accumulo per merci rubate e modesti quantitativi di droga destinati allo smercio rapido. Ma l’attenzione degli investigatori, stavolta, sembra concentrarsi sulla possibilità che le due zone — le cantine di Madonna di Campagna e l’abitazione di Venaria — siano tasselli di una stessa catena. Un’ipotesi ancora priva di conferme, ma che emerge dalla sequenza delle operazioni e dall’insolita quantità di contanti ritrovata.
Il lavoro ora passa agli inquirenti, chiamati a ricostruire movimenti, contatti, disponibilità economiche. Resta da capire se i proiettili ritrovati siano parte di un arsenale più ampio o solo residui senza un collegamento operativo. Allo stesso modo, i monopattini sequestrati saranno analizzati per verificare eventuali utilizzi nei movimenti legati alla droga. Piccoli dettagli che, messi insieme, potrebbero definire un quadro molto più preciso.
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