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Cronaca

Omicidio Veronese, Nicastri davanti al giudice: “Dispiaciuto per l’accaduto”

La Procura chiede la custodia cautelare e contesta le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi

Omicidio Veronese

Omicidio Veronese, Nicastri davanti al giudice: “Dispiaciuto per l’accaduto” (foto di repertorio)

Si è svolta questa mattina, giovedì 6 novembre 2025, l’udienza di convalida del fermo per Michele Nicastri, 49 anni, l’uomo accusato dell’omicidio di Marco Veronese, l’imprenditore di 39 anni ucciso a Collegno nella notte tra il 22 e il 23 ottobre.
L’indagato ha risposto alle domande del giudice, confermando in gran parte quanto già dichiarato ai carabinieri subito dopo l’arresto. Ha ribadito di non aver avuto alcuna intenzione di uccidere, ma di essersi trovato coinvolto in una lite degenerata. La Procura di Torino, invece, è di tutt’altro avviso: ha chiesto una custodia cautelare in carcere, contestando le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi.

La ricostruzione fornita dagli inquirenti è ormai chiara nei contorni principali. Nella notte del 22 ottobre, Veronese sarebbe stato attirato in un incontro con Nicastri, in una zona semicentrale di Collegno. Pochi minuti dopo, i residenti di via Sabotino hanno segnalato urla e movimenti concitati. Quando i soccorsi sono arrivati, l’imprenditore era riverso sull’asfalto, colpito da numerose coltellate al torace e all’addome. Ogni tentativo di rianimazione è stato inutile: Veronese è morto poco dopo.

Le telecamere di sorveglianza della zona – acquisite dai carabinieri della compagnia di Rivoli e analizzate dal Nucleo investigativo – hanno ripreso parte della scena. Le immagini mostrano un uomo incappucciato che insegue la vittima per diversi metri, fino a raggiungerla e colpirla ripetutamente. L’assalitore poi si allontana rapidamente. Poche ore più tardi, gli investigatori risaliranno a Michele Nicastri, che sarà fermato nei pressi della sua abitazione.

Secondo le indagini coordinate dal sostituto procuratore torinese, alla base dell’omicidio ci sarebbe un movente di natura sentimentale. Nicastri avrebbe intrattenuto una relazione con l’ex compagna di Veronese, madre dei suoi figli. I legali della donna e dell’imprenditore stavano lavorando a un accordo di separazione, ma il clima tra le parti era diventato sempre più teso.
Alcuni conoscenti avrebbero riferito di preoccupazioni espresse dalla donna riguardo al futuro familiare, ma anche di incomprensioni economiche e discussioni accese tra le due figure maschili coinvolte. Gli inquirenti ipotizzano che la tensione sia degenerata fino al drammatico epilogo della notte di ottobre.

Per la Procura di Torino, quella di Nicastri non fu una reazione improvvisa, ma un atto pianificato nei dettagli. Le aggravanti di premeditazione e futili motivi sarebbero giustificate dalla dinamica stessa dell’omicidio: l’uomo avrebbe preparato un incontro con la vittima, armato di coltello e pronto ad agire.
Secondo i magistrati, il fatto che l’indagato avesse atteso Veronese in un luogo isolato e lo avesse colpito più volte senza lasciare spazio a difesa dimostra la lucidità dell’azione.
Nelle prossime ore il giudice dovrà pronunciarsi sulla convalida del fermo e sull’eventuale emissione dell’ordinanza di custodia cautelare.

L’avvocato Chiara Gatto, che assiste Nicastri, ha sostenuto una versione opposta: il suo cliente non avrebbe organizzato un agguato, ma avrebbe reagito d’istinto a un confronto degenerato. L’uomo, secondo la difesa, è oggi “distrutto e consapevole della gravità del gesto”.
Una tesi che mira a smontare l’ipotesi della premeditazione, sottolineando l’assenza di prove concrete su un piano omicida e chiedendo una misura meno afflittiva in attesa del processo.

Gli investigatori stanno ora completando l’analisi dei tabulati telefonici dei due uomini e dell’ex compagna, mentre il coltello utilizzato per colpire la vittima è stato ritrovato non lontano dal luogo del delitto e sottoposto a perizia.
Importante anche il contributo delle telecamere di sorveglianza private, che potrebbero chiarire i minuti precedenti l’aggressione e confermare se Veronese fosse stato seguito.
Parallelamente, il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Torino sta ricostruendo i rapporti tra i protagonisti nei giorni precedenti, cercando di capire se ci siano state minacce, appostamenti o segni di premeditazione.

La morte di Marco Veronese ha colpito profondamente la comunità. L’uomo era conosciuto come imprenditore nel settore della videosorveglianza e della sicurezza privata, con una reputazione di serietà e riservatezza. Viveva da tempo con i genitori dopo la separazione e, secondo gli amici, si dedicava completamente al lavoro e ai figli.
Nel quartiere dove è avvenuto il delitto, la scena resta impressa: una lite violenta, scoppiata in pochi secondi, che ha trasformato una strada tranquilla in un teatro di sangue.

Il caso, ancora in fase di definizione, resta complesso e carico di tensione. I magistrati torinesi intendono chiudere presto le indagini per chiedere il giudizio immediato, mentre la difesa punta a ottenere una riqualificazione dell’accusa.
Nel frattempo, Collegno continua a interrogarsi su un delitto nato da un intreccio privato ma sfociato in una ferocia che lascia sgomenti.

Omicidio di Marco Veronese (foto di repertorio)

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