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Cronaca
12 Novembre 2025 - 12:19
Piemonte, arrestato latitante internazionale ricercato in Germania per truffa e riciclaggio
La sua fuga è finita tra i tavoli di un ristorante di Parma, dopo anni passati a nascondersi tra Piemonte ed Emilia, cambiando identità e lasciando dietro di sé una scia di denaro sporco e false tracce digitali. Un cittadino tedesco di 48 anni, latitante internazionale e ricercato dalle autorità tedesche per riciclaggio e truffa aggravata, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza di Verbania grazie a un’operazione congiunta condotta con i Nuclei di Polizia economico-finanziaria di Torino e Parma, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Torino.
Sul ricercato pendevano due mandati di arresto europei (MAE) emessi dai tribunali di Berlino e Wiesbaden, per reati finanziari di entità considerevole, stimati in oltre 500 mila euro. L’uomo era noto agli investigatori tedeschi per la sua capacità di eludere i controlli attraverso identità multiple e documenti falsi. Il suo nome era legato a una truffa ai danni di un istituto di credito tedesco, ottenuta mediante la presentazione di buste paga contraffatte che gli avevano permesso di incassare un finanziamento da 45 mila euro, e a una successiva attività di riciclaggio di criptovalute, in particolare bitcoin, provenienti da vendite di droga sul darknet.
La svolta nelle indagini è arrivata dopo mesi di collaborazione tra gli apparati investigativi italiani e tedeschi, resa possibile grazie a un ordine di indagine europeo (OEI) emanato dalla Procura generale di Francoforte sul Meno, che ha permesso di tracciare i movimenti del latitante e dei suoi contatti in Italia. Gli inquirenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Verbania, guidati dal tenente colonnello Salvatore Mirarchi, hanno individuato un filo da seguire: la compagna del latitante, una donna di 46 anni residente a Verbania, risultava improvvisamente scomparsa e aveva interrotto ogni attività lavorativa.
Attraverso accertamenti bancari, controlli informatici e riscontri di sorveglianza, la donna è stata localizzata a Parma, dove aveva prenotato un tavolo per due persone in un noto ristorante del centro. Gli uomini del Nucleo di Polizia economico-finanziaria e del Gruppo di Parma, in costante contatto con i colleghi piemontesi e con la Procura di Torino, hanno predisposto un piano d’intervento in tempo reale. Quando il 48enne si è presentato al ristorante, ha tentato di eludere l’identificazione mostrando un documento di identità danese falso, ma il comportamento nervoso ha insospettito gli agenti, che lo hanno fermato per un controllo.
Il bluff è durato pochi minuti. Durante la perquisizione personale sono state rinvenute carte di credito e documenti bancari intestati al suo vero nome, che hanno confermato l’identità del latitante e la corrispondenza con i mandati di cattura europei. L’uomo è stato arrestato sul posto e condotto al carcere di Parma, in attesa dell’estradizione.
Le autorità italiane hanno immediatamente avviato le procedure di consegna alle autorità tedesche, con un flusso di documenti già trasmesso alla magistratura di Francoforte e Berlino. La complessità del caso, spiegano fonti inquirenti, risiede non solo nei reati finanziari tradizionali, ma soprattutto nella dimensione digitale del riciclaggio, che ha richiesto competenze tecniche avanzate e una stretta cooperazione transfrontaliera.

L’indagine, durata diversi mesi, ha permesso di ricostruire una rete di operazioni illecite che si estendeva tra Germania, Svizzera e Italia, con passaggi di denaro in criptovaluta finalizzati a mascherare l’origine dei fondi derivanti dal narcotraffico. Secondo quanto emerso, il 48enne avrebbe convertito i proventi dello spaccio in bitcoin, utilizzando piattaforme anonime e wallet virtuali difficilmente tracciabili, per poi reimmettere il denaro nel circuito bancario tedesco.
La Guardia di Finanza di Verbania, che ha diretto l’operazione in stretto raccordo con le autorità tedesche, ha definito il caso “un esempio di cooperazione internazionale efficace e concreta nella lotta alla criminalità economica transnazionale”. «L’attività condotta dai militari del Verbano-Cusio-Ossola – ha commentato il tenente colonnello Mirarchi – si inserisce nella collaborazione di polizia a livello europeo, presidio essenziale per contrastare in modo efficace la criminalità finanziaria e organizzata».
L’arresto arriva al termine di un lavoro di intelligence durato settimane, durante il quale gli investigatori italiani hanno ricostruito anche i movimenti finanziari e digitali del latitante, analizzando le sue transazioni in criptovalute e incrociando i dati con le piattaforme di scambio europee. L’operazione è stata considerata di particolare importanza anche per la dimensione tecnologica: il sospettato utilizzava canali criptati di comunicazione, identità fittizie online e account intestati a soggetti inesistenti.
Dopo l’arresto, la magistratura tedesca ha confermato la richiesta di estradizione, mentre la Procura di Torino ha sottolineato il valore strategico della collaborazione italo-tedesca, resa possibile anche grazie al meccanismo dell’ordine europeo di indagine, strumento che consente agli Stati membri dell’Unione di svolgere attività investigative coordinate e immediatamente esecutive nei rispettivi territori.
Il 48enne, che secondo gli atti viveva da tempo sotto falsa identità in Italia, era riuscito a sfuggire a due tentativi di cattura precedenti. La decisione di rifugiarsi in Emilia, vicino a un contesto apparentemente anonimo, gli era servita per ricostruire una nuova vita, ma anche per mantenere contatti con il circuito delle criptovalute e dei flussi di denaro sospetti provenienti dall’estero.
L’operazione di Parma chiude così il cerchio su un’indagine che rappresenta uno dei casi più complessi di riciclaggio digitale gestiti in Italia nell’ultimo anno. Si tratta di un successo investigativo che evidenzia come la criminalità economica stia evolvendo verso forme sempre più sofisticate e tecnologiche, dove il confine tra reale e virtuale diventa terreno di indagine.
La Guardia di Finanza, negli ultimi anni, ha potenziato le proprie competenze nel settore del cybercrime finanziario, con sezioni specializzate in grado di analizzare i flussi digitali di denaro, monitorare le blockchain e individuare attività sospette collegate al traffico di criptovalute. Proprio grazie a queste competenze è stato possibile seguire il percorso dei fondi illeciti fino al sospettato tedesco, localizzandolo attraverso i movimenti economici della compagna.
Il comandante Mirarchi ha sottolineato come «questa operazione dimostri che il confine digitale non può essere un rifugio per chi fugge dalla legge». Un messaggio chiaro, destinato a chi continua a credere che l’anonimato online possa garantire impunità.
L’arresto del 48enne a Parma, dopo anni di latitanza, rappresenta dunque non solo la fine di una fuga internazionale ma anche una nuova frontiera nella cooperazione di polizia europea: un terreno dove informatica, intelligence e indagine tradizionale si incontrano per difendere la legalità anche nel mondo digitale.
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