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Cronaca
11 Novembre 2025 - 10:02
Addio ad Alberto Bertone, il visionario fondatore di Acqua Sant’Anna
È morto a 59 anni Alberto Bertone, fondatore, presidente e amministratore delegato di Acqua Sant’Anna, una delle più importanti realtà imprenditoriali italiane nel settore del beverage. La notizia della sua scomparsa, annunciata con dolore dalla famiglia e dai dipendenti dell’azienda, ha suscitato profonda commozione nel mondo dell’economia piemontese e nazionale. Uomo di visione e di energia inesauribile, Bertone era considerato un innovatore capace di unire ambizione industriale e attenzione autentica per le persone.
Nato a Moncalieri nel 1966 e laureato in Scienze Politiche, Bertone aveva fondato nel 1996 la società Fonti di Vinadio, dando vita al marchio Acqua Sant’Anna. In poco meno di trent’anni, grazie a una strategia fondata sulla qualità del prodotto e su una gestione lungimirante, era riuscito a trasformare una sorgente alpina della Valle Stura in un colosso nazionale, leader nel mercato delle acque minerali. L’idea era semplice e rivoluzionaria al tempo stesso: puntare sulla purezza dell’acqua e sull’automazione dei processi produttivi per garantire un prodotto eccellente, sostenibile e competitivo.
Sotto la sua guida, l’azienda di Vinadio aveva raggiunto numeri impressionanti: oltre 340 milioni di euro di fatturato, più di un miliardo e mezzo di bottiglie prodotte ogni anno e una quota di mercato pari a circa il 13,5 per cento. Ma i risultati economici, per Bertone, non erano che una parte della storia. La sua attenzione verso il territorio e i collaboratori ne aveva fatto un modello di impresa etica e innovativa. In anni difficili per il settore, aveva scelto di sostenere i propri dipendenti anche con bonus straordinari, convinto che il successo di un’azienda dipendesse prima di tutto dal benessere di chi vi lavora.

La sua visione andava oltre la dimensione produttiva. Bertone è stato uno dei primi imprenditori italiani a introdurre bottiglie in plastica vegetale, a investire in sistemi di logistica sostenibile e a promuovere la riduzione dell’impatto ambientale attraverso il trasporto su rotaia. Era mosso da una convinzione profonda: l’innovazione doveva servire l’uomo e non il contrario. E in questo equilibrio tra tecnologia e umanità stava la chiave del suo successo.
Con il tempo era diventato una figura di riferimento non solo per l’imprenditoria piemontese ma per tutto il Paese. Di lui colleghi e collaboratori ricordano la determinazione, la discrezione e la capacità di trasmettere entusiasmo. Non amava apparire, preferiva far parlare i risultati. Credeva nella costruzione paziente e nella responsabilità verso il futuro, valori che ha incarnato fino all’ultimo giorno.
Oggi, a Vinadio, lo stabilimento che sorge tra le montagne da cui tutto è cominciato continua a imbottigliare milioni di litri d’acqua ogni giorno. È il simbolo concreto di un sogno diventato impresa, di un uomo che ha saputo partire da una sorgente e arrivare a conquistare un mercato, senza mai rinunciare alla semplicità e alla coerenza. La sua scomparsa lascia un vuoto profondo, ma anche un’eredità che continuerà a scorrere, limpida, come l’acqua che porta il suo nome.
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