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Cronaca

Furto di bronzo al cimitero di Leini: 120 borchie strappate dalle tombe

Lapidi danneggiate e cittadini indignati: profanato il luogo del ricordo, il Comune sotto pressione per sicurezza e ripristino

Furto di bronzo al cimitero

Furto di bronzo al cimitero di Leini, 120 borchie strappate dalle tombe

Ci sono gesti che non si spiegano. Gesti che non sono solo reati, ma ferite morali, colpi inferti alla memoria collettiva. È quello che è accaduto al cimitero di Leinì, dove ignoti hanno asportato circa 120 borchie di bronzo dalle lapidi del nuovo settore, lasciando dietro di sé marmi deturpati, superfici scoperte e indignazione generale. Tutto questo proprio alla vigilia di Ognissanti e della Commemorazione dei Defunti, i giorni in cui più forte si rinnova il legame con chi non c’è più.

Il furto è avvenuto nell’ampliamento nord del camposanto, tra i blocchi di loculi di più recente costruzione. Le borchie, elementi decorativi e di fissaggio, sono state strappate una a una, in modo sistematico, da decine di sepolture. Non un atto isolato, ma un lavoro metodico, presumibilmente compiuto da chi sa dove mettere le mani e ha agito con una freddezza inaccettabile. Il risultato è devastante: file di lapidi danneggiate, metalli esposti e un senso diffuso di profanazione.

A Leinì, la notizia ha provocato sdegno e rabbia. Le parole che più ricorrono tra i cittadini sono “vergogna” e “disgusto”. Non si tratta solo di furto, ma di una mancanza di rispetto assoluta verso i defunti e verso le famiglie che curano con amore quei luoghi. In queste ore, molti parenti si preparano ad andare al cimitero per portare un fiore o accendere una candela, e si troveranno di fronte a un paesaggio ferito: tombe impoverite, decoro violato, la pietà tradita.

«Non è il valore economico a pesare, ma quello simbolico», mormora chi passa davanti ai loculi colpiti. E non è difficile capire perché: rubare nei cimiteri significa colpire nel punto più intimo della comunità, dove il rispetto non dovrebbe mai essere messo in discussione.

La denuncia è stata già presentata alle autorità competenti. I carabinieri indagano per risalire ai responsabili, ma finora non ci sono indizi su orari, modalità o eventuali testimoni. Probabile che il furto sia avvenuto di notte, approfittando della scarsa illuminazione e della mancanza di telecamere.

Intanto, monta la richiesta di intervento al Comune di Leinì, chiamato a garantire il ripristino degli elementi rubati e a rafforzare la sorveglianza del cimitero. Il timore è che, senza un segnale forte, episodi come questo si ripetano. Perché il bronzo, lo sanno bene gli inquirenti, è merce preziosa nel mercato illegale, ma nulla può giustificare la violazione di un luogo sacro.

Che un simile gesto avvenga a pochi giorni dalle ricorrenze dedicate ai defunti lo rende ancora più insopportabile. È come se al silenzio del ricordo si fosse sovrapposto il rumore dell’inciviltà. A Leinì, oggi, si respira un misto di rabbia e tristezza. Perché un cimitero profanato non è solo un fatto di cronaca: è il segno di una coscienza collettiva ferita, che chiede risposte, rispetto e dignità.

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