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Cronaca

Fotovoltaico, che truffa! Promettevano rendimenti “verdi” e guadagni facili e invece...

Promettevano guadagni “green” da pannelli mai esistiti, migliaia di risparmiatori truffati in una maxi operazione coordinata dalla Procura di Bologna

Fotovoltaico, che truffa!

Fotovoltaico, che truffa! Promettevano rendimenti “verdi” e guadagni facili e invece...

Una presunta truffa colossale da 80 milioni di euro travestita da investimento “green” nel settore delle energie rinnovabili. È quanto hanno scoperto la Guardia di Finanza di Bologna e la Polizia Postale dell’Emilia-Romagna, che questa mattina hanno eseguito perquisizioni in tutta Italia e disposto il sequestro d’urgenza del sito www.voltaiko.com, cuore dell’operazione finanziaria ritenuta fraudolenta, insieme al blocco di 95 conti correnti riconducibili al gruppo societario. L’inchiesta, diretta dal pm Marco Imperato della Procura di Bologna, ha svelato un sistema piramidale che si presentava come un innovativo progetto di investimento nel fotovoltaico, ma che in realtà nascondeva una rete criminale transnazionale.

Gli investigatori del Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza e del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica hanno delineato la struttura di un vero e proprio schema Ponzi mascherato da business ecologico. Ai potenziali investitori veniva proposta la possibilità di “noleggiare pannelli fotovoltaici” installati in Paesi ad alta produttività energetica, dai quali sarebbero derivati rendimenti mensili o trimestrali in “energy point”, convertibili in denaro. Ma gli impianti, secondo quanto accertato, non esistevano affatto.

La promessa di guadagni elevati e costanti aveva attirato oltre 6mila persone in tutta Italia, molte delle quali considerate soggetti fragili o inesperti, convinte dai procacciatori a versare somme anche consistenti. Gli investimenti erano vincolati per tre anni, un meccanismo che consentiva al gruppo di accumulare liquidità rapidamente, alimentando il sistema con i versamenti dei nuovi aderenti, utilizzati per pagare i “rendimenti” dei primi.

Dietro l’immagine patinata di sostenibilità e innovazione si nascondeva invece una macchina di truffe seriali, condotta con tecniche di marketing aggressive e una presenza massiccia sui social network. Il portale Voltaiko, ora sequestrato, era al centro del progetto: interfaccia curata, linguaggio tecnico, promesse di ritorni del 10-15% in pochi mesi. Tutto studiato per trasmettere fiducia e dare credibilità a un’operazione priva di qualunque fondamento reale.

Le indagini, iniziate diversi mesi fa dopo le prime segnalazioni di investitori che non riuscivano più a prelevare i propri fondi, hanno portato alla scoperta di una rete internazionale di società di comodo, con conti aperti in vari Paesi europei e canali di pagamento collegati anche a piattaforme di criptovalute. Durante le perquisizioni i militari hanno sequestrato dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e wallet digitali contenenti criptomonete per un valore ancora da stimare.

Secondo la ricostruzione della Procura, il gruppo criminale aveva una struttura piramidale ben definita: ai vertici un nucleo ristretto di promotori con base all’estero, che gestiva la piattaforma e i flussi di denaro; sotto di loro, una rete capillare di “procacciatori d’affari” italiani incaricati di reclutare nuovi investitori, spesso con incontri in hotel o videochiamate in cui venivano presentati grafici di crescita e testimonianze fasulle.

Il nome Voltaiko evocava un’idea di tecnologia e sostenibilità, richiamando la figura di Alessandro Volta, ma dietro quella facciata si celava una classica operazione di truffa finanziaria adattata ai tempi della transizione ecologica. Gli investigatori stimano che gli investitori abbiano versato cifre comprese tra poche centinaia e decine di migliaia di euro, convinti di partecipare a un progetto etico e redditizio. In realtà, secondo gli inquirenti, le somme confluivano in conti “a cascata” destinati poi al trasferimento su circuiti esteri e su wallet crittografici, rendendo complessa la tracciabilità.

Il sequestro del portale e dei conti rappresenta ora un punto di svolta nelle indagini, ma il lavoro di ricostruzione sarà lungo. Gli investigatori stanno esaminando i flussi bancari per identificare i promotori principali e i destinatari finali delle somme. La magistratura bolognese, intanto, ha invitato le persone che ritengono di essere state truffate a presentare denuncia presso le autorità competenti, in modo da ampliare il quadro delle prove e definire l’esatta entità del danno.

Il fenomeno delle “eco-truffe” è in forte crescita: approfitta della fiducia crescente nelle energie rinnovabili e della complessità dei meccanismi finanziari legati alla transizione energetica. In questo caso, la retorica “verde” è stata utilizzata per costruire un racconto di investimento sostenibile, convincendo migliaia di cittadini che, oltre a guadagnare, stavano contribuendo al bene del pianeta.

La realtà, però, racconta tutt’altro: un vortice di promesse infrante, conti svuotati e un portale che, dietro il linguaggio della sostenibilità, nascondeva una trappola digitale perfettamente congegnata.

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