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Cronaca

Morte di Klaudio Myrtaj a Vernante, la famiglia si oppone all’archiviazione: “Non fu un incidente”

La procura di Cuneo parla di sparo accidentale, ma i parenti chiedono nuove indagini sul colpo partito dalla pistola calibro 22 del datore di lavoro

Morte di Klaudio Myrtaj a Vernante, la famiglia si oppone all’archiviazione: “Non fu un incidente”

Morte di Klaudio Myrtaj a Vernante, la famiglia si oppone all’archiviazione: “Non fu un incidente”

A quasi due anni dalla tragedia di Vernante, in provincia di Cuneo, la famiglia di Klaudio Myrtaj, falegname albanese di 34 anni, non si rassegna alla versione ufficiale. Il giovane morì nel pomeriggio del 4 novembre 2023 all’interno della falegnameria dove lavorava, situata nel cortile del municipio del paese della Val Vermenagna. La procura di Cuneo ha chiesto l’archiviazione del fascicolo, ritenendo che il colpo di pistola che lo uccise sia partito in modo accidentale. Ma i familiari e la fidanzata non ci credono: attraverso il legale Fabrizio Freni, hanno depositato un’opposizione per chiedere nuove indagini.

Secondo la ricostruzione della procura, la pistola calibro 22, detenuta illegalmente dal titolare della falegnameria, Beppe Vola, sarebbe esplosa accidentalmente mentre l’uomo la maneggiava. Gli inquirenti hanno escluso che, in quel momento, qualcun altro si trovasse vicino all’arma. Tuttavia, il quadro probatorio presenta punti rimasti in sospeso e circostanze che la famiglia ritiene mai chiarite del tutto.

Klaudio Myrtaj venne trovato agonizzante nel laboratorio, riverso a terra accanto al banco di lavoro. I soccorsi furono immediati, ma il giovane morì poche ore dopo il ricovero in ospedale. Era arrivato in Italia poco più di un anno prima, deciso a costruirsi un futuro nel Cuneese, dove alcuni parenti lo avevano aiutato a trovare occupazione.

Omicidio di Klaudio Myrtaj a Vernante (Cuneo) | Ucciso con un colpo di  pistola alla testa in un negozio di falegnameria di via Umberto I | 4  novembre 2023

Klaudio Myrtaj

Il datore di lavoro, Beppe Vola, ha successivamente patteggiato una pena per detenzione abusiva di armi, in relazione proprio alla calibro 22 e a un’altra pistola, oltre che per alcune munizioni e un silenziatore artigianale che, secondo gli accertamenti, sarebbe stato montato sull’arma prima dello sparo. Nonostante ciò, la pista del gesto accidentale è rimasta quella ufficiale.

Un elemento che ha sollevato nuovi dubbi è il ritrovamento dell’arma. La pistola, infatti, non fu trovata subito: i carabinieri la rinvennero solo durante un secondo sopralluogo, nascosta all’interno di un cassetto e priva di impronte digitali. Un dettaglio che, per i familiari, rende difficile accettare la ricostruzione proposta dagli inquirenti.

Anche l’ipotesi del suicidio, inizialmente ventilata, è stata scartata da chi conosceva Klaudio. La fidanzata e i parenti più stretti lo descrivono come un uomo sereno, concentrato sul lavoro e con progetti concreti per il futuro. Nessun segnale di disagio o di disperazione, dicono, che possa giustificare un gesto estremo.

L’opposizione all’archiviazione depositata dall’avvocato Freni chiede dunque che vengano disposti nuovi accertamenti tecnici e che si approfondiscano alcune discrepanze rimaste irrisolte, in particolare sulla dinamica del colpo e sulla posizione dei presenti al momento dello sparo.

Ora la decisione passa al giudice per le indagini preliminari Sabrina Nocente, che dovrà valutare se riaprire il caso o accogliere la richiesta di archiviazione della procura. Una scelta che determinerà il futuro del procedimento e, per la famiglia Myrtaj, la possibilità di ottenere quelle risposte che da due anni attende.

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