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Cronaca
28 Ottobre 2025 - 14:32
Condannata per il rogo mortale: la ladra piromane torna a processo a Cuneo per un’altra rapina
Torna davanti ai giudici Stanka Batashka, la ladra piromane bulgara già condannata per il rogo mortale di Monticello d’Alba in cui perse la vita Jie Hu, commerciante cinese di 36 anni, conosciuto come “Davide”. Questa volta, la donna deve rispondere di un’altra accusa: una rapina in abitazione compiuta a Scarnafigi, nel Cuneese, ai danni di una conoscente, appena otto giorni prima dell’incendio costato la vita al giovane imprenditore.
L’episodio, ricostruito dagli inquirenti della procura di Cuneo, risale ai primi giorni di settembre del 2023. Secondo l’accusa, Batashka – oggi 37 anni, originaria della Bulgaria e all’epoca residente a Canelli, nell’Astigiano – si sarebbe presentata a casa di una donna con la quale aveva instaurato un rapporto di fiducia. Fingendo cortesia, le avrebbe offerto un bicchiere d’acqua “arricchito” con delle vitamine, come raccontato alla vittima. In realtà, il liquido conteneva benzodiazepine ad alto potere sedativo.
Una volta che la donna si è addormentata, la presunta rapinatrice avrebbe messo a soqquadro la casa, sottraendo una cinquantina di euro in contanti, alcuni monili in argento e acciaio e una collana in oro bianco. Poi si sarebbe allontanata come se nulla fosse, lasciando la vittima priva di sensi. Quando la donna si è svegliata, ore dopo, ha trovato la casa a soqquadro e ha denunciato l’accaduto ai carabinieri.
Le indagini, condotte dai militari della compagnia di Saluzzo e coordinate dalla procura di Cuneo, hanno portato in pochi giorni al nome di Batashka. Gli investigatori avevano già messo la donna sotto osservazione, perché sospettata di una lunga serie di furti e rapine nell’Astigiano e nell’Albese, spesso caratterizzate dallo stesso modus operandi: vittime scelte con attenzione, droghe somministrate per neutralizzarle, e infine la fuga con piccoli bottini, a volte seguiti da tentativi di incendio per cancellare le tracce.

Otto giorni dopo quella rapina a Scarnafigi, il 19 settembre 2023, la donna avrebbe appiccato l’incendio che costò la vita a Jie Hu, titolare di un negozio a Monticello d’Alba. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la ladra si era introdotta nel retrobottega dell’esercizio commerciale per rubare, ma nel tentativo di distruggere le prove del furto avrebbe dato fuoco ai locali, provocando un rogo devastante. Jie Hu, rimasto intrappolato all’interno, morì per le esalazioni.
Per quella tragedia, il tribunale di Asti ha già condannato Batashka a otto anni di reclusione, con rito abbreviato. Il processo aveva ricompreso anche altri reati: un incendio doloso, una rapina armata in abitazione e cinque furti commessi tra l’Astigiano e l’Albese. La 37enne sta attualmente scontando la pena nella sezione femminile del carcere Lo Russo e Cotugno di Torino, dove – riferiscono fonti giudiziarie – conduce una detenzione senza episodi di rilievo disciplinare, ma senza aver mai espresso pentimento per le proprie azioni.
Il nuovo processo aperto davanti al tribunale di Cuneo si concentra invece esclusivamente sulla rapina di Scarnafigi, reato distinto ma strettamente collegato agli altri episodi che hanno scandito la sua scia criminale. Batashka, che ha rinunciato a comparire in aula, è difesa d’ufficio e segue l’iter giudiziario dal carcere torinese.
Durante l’udienza, il pubblico ministero ha ripercorso i dettagli del caso, evidenziando la fredda premeditazione dell’imputata e la sua “spregiudicatezza nel manipolare le persone per tornaconto personale”. A corroborare le accuse, anche le analisi tossicologiche effettuate sulla vittima, che confermano la presenza di benzodiazepine nel sangue, in quantità compatibili con una somministrazione artificiale.
L’episodio, per la sua dinamica e per la vicinanza temporale al rogo di Monticello d’Alba, ha colpito l’opinione pubblica del Cuneese. “La chiamavano la ladra gentile, perché entrava con modi cordiali, ma dietro il sorriso nascondeva una strategia criminale lucida e pericolosa”, ha raccontato un investigatore. “Conosceva le sue vittime, si faceva aprire la porta, e poi agiva con estrema rapidità, spesso mescolando violenza e fuoco per eliminare le prove”.
Le indagini hanno ricostruito un quadro inquietante: una donna capace di muoversi tra diverse province – Asti, Cuneo, Alessandria – cambiando domicilio e identità fittizie, e di sfruttare la conoscenza del territorio per sfuggire ai controlli. In più occasioni avrebbe usato benzina o alcol per appiccare piccoli incendi in abitazioni o negozi dopo i furti, sperando che le fiamme cancellassero impronte e tracce di DNA.
Nell’inchiesta di Asti, i magistrati avevano definito il suo comportamento “un misto di follia criminale e spietata razionalità”. Dietro le azioni, nessun movente passionale o di vendetta, ma una serialità predatoria che si ripeteva con la stessa logica: entrare, drogare, rubare, incendiare.
La morte di Jie Hu aveva segnato l’apice tragico della sua carriera criminale. Il giovane commerciante cinese, molto conosciuto in paese, era stato trovato senza vita tra le macerie del suo negozio. L’autopsia aveva stabilito che non era morto bruciato, ma soffocato dal fumo. A commuovere la comunità erano state le parole della moglie: «Davide lavorava dodici ore al giorno, non meritava di morire così».
Ora, con il nuovo processo a Cuneo, la procura punta a chiudere il cerchio su tutti i reati che precedettero quella tragedia. Gli inquirenti ritengono che proprio la rapina di Scarnafigi – con la somministrazione di sedativi – rappresenti una sorta di “prova generale” di quel comportamento violento e calcolato che avrebbe poi portato al dramma di Monticello.
La difesa, dal canto suo, ha chiesto di valutare la posizione dell’imputata alla luce di una presunta instabilità psichica, già ipotizzata in passato ma mai riconosciuta dai periti. Un’ipotesi che, se confermata, potrebbe aprire la strada a una parziale infermità di mente e riduzione della pena.
La prossima udienza è fissata per il mese di dicembre. In quella sede potrebbero essere ascoltati nuovi testimoni, tra cui la stessa vittima della rapina, che ha scelto di costituirsi parte civile.
Nel frattempo, il nome di Stanka Batashka resta sinonimo di paura e sconcerto in una parte del Piemonte che non ha dimenticato le fiamme di Monticello d’Alba. Una vicenda che, come scrissero i giudici nella sentenza di condanna, “non è solo cronaca nera, ma la testimonianza di quanto la violenza cieca, quando incontra la fragilità e la fiducia altrui, possa trasformarsi in tragedia”.
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