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Cronaca
29 Ottobre 2025 - 23:01
Matilde Lorenzi
Un anno dopo quella caduta che ha spezzato una promessa dello sci azzurro, il nome di Matilde Lorenzi torna nei fascicoli della giustizia. La Procura di Bolzano ha infatti aperto un procedimento penale per accertare le cause dell’incidente che, il 28 ottobre 2023, mise fine alla vita e alla carriera della giovane atleta della Nazionale juniores, tesserata con il Centro Sportivo Esercito. Aveva appena compiuto diciannove anni, e le mancava un mese ai venti.
La decisione arriva, come rende noto la famiglia, dopo mesi di interlocuzioni con la magistratura. «La Procura della Repubblica di Bolzano ha accolto le nostre richieste e ha dato impulso a un procedimento penale, ad oggi pendente, in cui è in corso un incidente probatorio che porterà a ricostruire, sia dal punto di vista della dinamica, sia da quello medico, le cause della tragedia che ha colpito tutti noi», spiegano i genitori Adolfo ed Elena Lorenzi.
L’incidente, avvenuto durante un allenamento in Val Senales, in Alto Adige, resta ancora senza una spiegazione pienamente condivisa. Quella mattina Matilde stava affrontando una delle ultime discese della giornata. Poi la caduta, violentissima, in un tratto che la famiglia e gli esperti hanno definito «critico». Dopo ore di agonia e il trasporto d’urgenza, il decesso fu comunicato il giorno successivo.
La famiglia, assistita dai propri legali, aveva chiesto già all’inizio del 2024 che venisse avviata un’indagine formale per chiarire ogni dettaglio della dinamica e accertare se tutte le misure di sicurezza fossero state rispettate. «Abbiamo ritenuto di attendere – spiegano oggi – le valutazioni della Procura, con la quale i nostri difensori si sono interfacciati sin dallo scorso gennaio, affinché si potesse far chiarezza su quanto accaduto. Riteniamo questo passaggio doveroso nei confronti della nostra Matilde, in modo che il suo sacrificio possa risultare utile per la sicurezza dei tanti atleti che, come lei, ogni giorno si allenano sulle piste da sci».
Nel procedimento, ancora pendente, è stato disposto un incidente probatorio: un passaggio tecnico cruciale per la ricostruzione oggettiva dei fatti, che consentirà di stabilire le eventuali responsabilità e di chiarire, dal punto di vista medico e meccanico, cosa accadde in quei secondi fatali.
Per i Lorenzi, la battaglia giudiziaria non è animata da spirito di vendetta, ma da una richiesta di verità e da un impegno civile che ha già trovato una forma concreta. Dalla tragedia, infatti, è nata la Fondazione Matilde Lorenzi, che ha come obiettivo quello di promuovere la sicurezza nello sport, in particolare nello sci agonistico. «La scelta di chiedere approfondimenti su quanto accaduto a Matilde – affermano i familiari – è fondamentale non solo per dare giustizia a lei, ma anche per gli obiettivi della Fondazione. Dobbiamo trarre insegnamento dalla nostra immensa tragedia, affinché in futuro venga analizzato preventivamente ogni fattore di rischio, evitando che altri giovani si trovino ad allenarsi in condizioni di pericolo».
Da allora, i genitori non hanno mai smesso di trasformare il dolore in azione. La Fondazione, intitolata alla figlia minore, si propone di «promuovere e sviluppare progetti finalizzati all’implementazione della sicurezza nello sci, con la convinzione che ogni atleta, indipendentemente dall’età o dal livello, meriti di praticare questo sport in un ambiente sicuro e consapevole, dove prevenzione e formazione siano prioritarie».
Il loro impegno non si è fermato neppure davanti ad altri lutti che hanno scosso il mondo dello sci. Lo scorso 23 settembre, Adolfo ed Elena Lorenzi erano presenti ai funerali di Matteo Franzoso, il discesista morto il 15 settembre in Cile durante un allenamento. Un gesto silenzioso, di solidarietà e di memoria condivisa tra famiglie che hanno visto svanire i sogni dei propri figli sulle piste.
Il caso di Matilde, ora all’esame dei magistrati di Bolzano, potrebbe rappresentare un punto di svolta per il mondo delle competizioni giovanili, spesso segnate da ritmi e condizioni estreme. Per la famiglia Lorenzi, si tratta di un atto dovuto: non solo per accertare le cause della tragedia, ma per garantire che la sicurezza diventi un principio non negoziabile nello sport italiano.
La speranza è che la morte di Matilde Lorenzi non resti solo una ferita aperta, ma un insegnamento. Un punto da cui ripartire per proteggere chi, come lei, amava la velocità, la montagna, e il sogno azzurro.

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