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Cronaca
29 Ottobre 2025 - 12:33
Violenze e umiliazioni nel centro diurno per ragazzi disabili: a Cuneo due donne finiscono in carcere
Un “clima di sopraffazione e degrado”, fatto di violenze, umiliazioni e punizioni arbitrarie. È così che gli inquirenti descrivono ciò che accadeva tra le mura di un centro diurno per ragazzi autistici e disabili mentali alle porte di Cuneo, gestito dalla cooperativa sociale “Per Mano”. Una struttura nata per assistere e proteggere, che secondo le accuse sarebbe diventata un luogo di paura e sopraffazione.
Le indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dalla Procura di Cuneo, hanno portato all’arresto della direttrice Emanuela Bernardis e della coordinatrice Marilena Cescon, finite in carcere nelle ultime ore. L’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip, è arrivata al termine di un lungo lavoro investigativo che ha svelato un sistema di maltrattamenti sistematici, rivolti ai pazienti più fragili.
L’inchiesta, che nasce da un primo filone già concluso con un rinvio a giudizio, si è allargata fino a coinvolgere altri infermieri, operatori socio-sanitari e una psicologa. Oltre ai due arresti in carcere, sono stati disposti quattro arresti domiciliari e undici divieti di avvicinamento, alcuni con braccialetto elettronico. Il processo per il primo gruppo di imputati inizierà entro la fine dell’anno.

I fatti contestati coprono un arco di tempo che va dal 2014 all’aprile del 2019, periodo in cui nella struttura erano ospitati ragazzi con gravi disturbi cognitivi e comportamentali, alcuni ancora minorenni. Secondo le accuse, la direttrice e la coordinatrice avrebbero ignorato sistematicamente i bisogni essenziali e le richieste di assistenza degli ospiti, tollerando o addirittura incoraggiando comportamenti violenti da parte del personale.
Il quadro emerso dagli atti è inquietante. Negli interrogatori e nei racconti di ex dipendenti, emergono episodi che descrivono un ambiente privo di empatia e rispetto, dove la frustrazione del personale si traduceva in gesti brutali. In uno dei casi citati nell’ordinanza, un infermiere avrebbe colpito un ragazzo al volto con una scarpa, mentre in un altro episodio una psicologa avrebbe schiacciato i genitali di un paziente con il ginocchio, con la giustificazione di “contenerne gli impulsi sessuali”.
Le testimonianze raccolte parlano anche di insulti, minacce e isolamento forzato, pratiche che sarebbero state tollerate dai vertici della cooperativa e applicate come “metodi educativi” per mantenere la disciplina. Secondo l’accusa, la condotta di Bernardis e Cescon non si limitava all’omissione di vigilanza: le due donne avrebbero creato e mantenuto un sistema di gestione fondato sulla paura, in cui gli operatori più giovani venivano spinti a seguire “le regole non scritte” della struttura.
La Procura contesta alle indagate maltrattamenti aggravati e lesioni personali, con l’aggravante di aver agito ai danni di persone incapaci di difendersi. Un contesto che, per la gravità dei fatti e la durata delle condotte, ha convinto il giudice a disporre la misura più severa.
La cooperativa “Per Mano”, che negli anni aveva ottenuto diversi appalti pubblici per la gestione di servizi socio-sanitari, è ora sotto esame da parte degli enti di controllo. L’inchiesta punta anche a chiarire come per anni siano potuti restare inosservati episodi tanto gravi, in una struttura sottoposta a convenzioni e verifiche periodiche.
Forse è il caso di soffermarsi su come vengono monitorati i centri che accolgono persone fragili, spesso affidati a realtà private con scarse risorse e controlli insufficienti. La vicenda di Cuneo mette in luce la distanza tra le buone intenzioni del welfare e la realtà di alcuni luoghi in cui la cura diventa negligenza, e l’assistenza si trasforma in abuso.
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