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Cronaca

Quattro arresti al Frejus: la Polizia di Bardonecchia ferma tre marocchini espulsi e un algerino con documento falso

Tre marocchini espulsi rientravano illegalmente in Italia, un algerino fermato con carta d’identità francese falsa

Quattro arresti al Frejus

Quattro arresti al Frejus: la Polizia di Bardonecchia ferma tre marocchini espulsi e un algerino con documento falso

Una frontiera silenziosa, ma sorvegliata con attenzione. A Bardonecchia, i poliziotti del Settore di Frontiera hanno intensificato nelle ultime settimane i controlli al valico del Frejus, snodo sensibile tra Italia e Francia. L’attività, parte di un più ampio piano di contrasto all’immigrazione irregolare, ha portato all’arresto di quattro cittadini nordafricani, fermati in due diverse operazioni condotte nei giorni scorsi.

Nel primo intervento, gli agenti hanno bloccato tre uomini di nazionalità marocchina, rispettivamente di 28, 24 e 19 anni, già espulsi in passato dal territorio italiano. I tre si trovavano nel piazzale T4, un’area di controllo situata poco prima dell’imbocco del traforo, dove stavano tentando di rientrare clandestinamente nel Paese. Le verifiche effettuate sul posto hanno confermato l’esistenza di provvedimenti di espulsione ancora validi, motivo per cui i tre, privi di ogni autorizzazione rilasciata dal Ministero dell’Interno, sono stati arrestati e condotti negli uffici di polizia.

L’Autorità giudiziaria ha convalidato gli arresti, mentre proseguono gli accertamenti per ricostruire le modalità del loro tentato ingresso. Si sospetta che i tre potessero contare su una rete di appoggio logistica tra Francia e Piemonte, ma al momento gli investigatori mantengono il massimo riserbo.

Poche ore dopo, un nuovo episodio ha richiamato l’attenzione degli agenti: durante un controllo su un autobus diretto all’estero, è stato rintracciato un cittadino algerino in possesso di una carta d’identità francese falsificata. Il documento, apparentemente autentico, gli avrebbe consentito di muoversi liberamente all’interno dell’Area Schengen, aggirando i controlli e rendendo più difficile la sua identificazione.

Le analisi tecniche del documento hanno rivelato diverse irregolarità nei codici e nelle matrici di stampa, confermando la falsificazione. L’uomo è stato immediatamente arrestato per possesso di documento falso valido per l’espatrio e condotto dinanzi al giudice con rito direttissimo, che ha convalidato il fermo.

Secondo quanto riferito dalla Polizia di Stato, questi risultati rappresentano il frutto di un’attività di monitoraggio costante dei flussi migratori e di una formazione specializzata del personale di frontiera, sempre più preparato a riconoscere falsi documentali e movimenti sospetti. Bardonecchia, del resto, è da tempo un punto strategico del sistema di sorveglianza, essendo tra le principali vie d’accesso verso la Francia e l’Europa settentrionale.

Negli ultimi mesi, il traffico transfrontaliero ha mostrato un incremento di passaggi sospetti, spesso legati a tentativi di rientro illegale da parte di soggetti già espulsi o segnalati per precedenti provvedimenti. Le autorità italiane, in coordinamento con la polizia francese e l’Europol, hanno rafforzato la cooperazione per garantire un controllo più efficace lungo i valichi alpini, soprattutto in corrispondenza delle tratte autostradali e ferroviarie.

Dietro ogni fermo c’è un lavoro complesso e discreto. I controlli, spiegano fonti investigative, non si limitano a una verifica documentale: comprendono attività di osservazione, analisi dei percorsi di viaggio, confronto con banche dati europee e interscambio di informazioni con le unità di frontiera francesi. La Polizia di Stato punta così a prevenire la formazione di reti di passaggio illegale, spesso gestite da organizzazioni che lucrano sul traffico di migranti tra l’Africa settentrionale e l’Europa.

L’operazione di Bardonecchia si inserisce inoltre nel quadro della strategia nazionale contro l’immigrazione clandestina, che nelle ultime settimane ha visto analoghi interventi in altri snodi sensibili, da Ventimiglia a Tarvisio, fino ai porti dell’Adriatico. Il Ministero dell’Interno ha ribadito l’importanza della cooperazione tra Stati membri e dell’impiego di tecnologie di riconoscimento avanzate per contrastare i flussi illegali e tutelare la sicurezza delle frontiere esterne dell’Unione.

Intanto, i procedimenti penali relativi ai quattro arrestati sono nella fase delle indagini preliminari. Come previsto dalla legge, vale la presunzione di innocenza fino a eventuale condanna definitiva. Le indagini dovranno ora stabilire se i soggetti fossero parte di una rete organizzata o se abbiano agito individualmente.

L’episodio, pur nella sua ordinarietà, evidenzia quanto la linea alpina del Frejus resti un fronte delicato della sicurezza europea. Un punto dove le rotte migratorie, le logiche del controllo e i diritti delle persone si intrecciano ogni giorno, tra confini che non sono mai soltanto geografici ma anche politici e umani.

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