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Cronaca

Ex sindaca del Vercellese condannata per falso, ma assolta dalle accuse più gravi

Un anno e due mesi la pena inflitta a Michela Rosetta. Cade l’imputazione di peculato per i pacchi alimentari durante il Covid

Docente morde uno studente durante una lite

Docente morde uno studente durante una lite: per il giudice è legittima difesa (foto di repertorio)

È arrivata la sentenza per Michela Rosetta, ex sindaca di San Germano Vercellese, coinvolta nell’inchiesta sui pacchi alimentari distribuiti in paese durante la pandemia. Il Tribunale di Vercelli l’ha condannata a un anno e due mesi di reclusione per falso, assolvendo però l’ex prima cittadina dalle accuse più pesanti, tra cui il peculato, con la formula “perché il fatto non sussiste”.

La vicenda risale ai mesi più difficili dell’emergenza sanitaria, quando Rosetta, insieme a diversi collaboratori comunali, era stata accusata di aver negato aiuti alimentari destinati alle famiglie in difficoltà — in particolare anziani non autosufficienti e stranieri — favorendo invece nuclei economicamente agiati del paese. L’ex sindaca era stata anche posta agli arresti domiciliari durante la fase iniziale delle indagini, un provvedimento che aveva scosso la comunità locale e suscitato un ampio dibattito politico.

Nel processo, tuttavia, la ricostruzione dell’accusa non ha retto. Il giudice ha ritenuto infondate le ipotesi relative alla gestione dei pacchi alimentari e alla distrazione dei fondi Covid, prosciogliendo Rosetta e i suoi collaboratori per insussistenza del fatto. L’unica condanna riguarda il reato di falso, connesso a due episodi separati: l’acquisto di mascherine durante la fase acuta della pandemia e un intervento edilizio sull’abbattimento di un edificio vincolato dalla Soprintendenza.

L’ex sindaca, che aveva scelto di affrontare il rito ordinario, era rimasta l’unica imputata ancora a processo, mentre gli altri coinvolti avevano optato per il rito abbreviato. Il pubblico ministero, lo scorso luglio, aveva chiesto per lei una condanna ben più severa: quattro anni e due mesi.

La decisione del Tribunale ridimensiona quindi il quadro accusatorio, riconoscendo solo una responsabilità parziale e archiviando l’episodio dei pacchi alimentari, che aveva dato origine al caso mediatico. Una vicenda che aveva travolto la carriera politica di Rosetta, costringendola alle dimissioni e lasciando il Comune commissariato per diversi mesi.

Ora la condanna per falso apre un nuovo capitolo giudiziario, ma segna anche la fine di uno dei procedimenti più controversi del Vercellese legato alla gestione dell’emergenza sanitaria. Le motivazioni della sentenza verranno depositate nelle prossime settimane.

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