Cerca

Cronaca

Torino, agente aggredito durante una perquisizione alle Vallette: droga, grappa artigianale e un telefono

Sappe: “Servono interventi strutturali per la sicurezza del personale”. Violenta reazione di due detenuti nella sezione B del Lorusso e Cutugno

Torino, agente aggredito durante una perquisizione alle Vallette: droga, grappa artigianale e un telefono

Torino, agente aggredito durante una perquisizione alle Vallette: droga, grappa artigianale e un telefono (immagine di repertorio)

Ancora violenza nelle carceri piemontesi. Un’aggressione si è verificata nella tarda serata di domenica 19 ottobre all’interno del carcere Lorusso e Cutugno di Torino, durante una perquisizione straordinaria disposta nella quinta sezione del padiglione B. L’intervento, finalizzato a contrastare l’introduzione di oggetti non consentiti, si è trasformato in un episodio di tensione e violenza quando due detenuti di nazionalità marocchina hanno reagito con forza all’azione degli agenti di Polizia Penitenziaria.

Secondo quanto riferito dal Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (SAPPE), durante l’ispezione i due reclusi si sarebbero rifiutati di collaborare, dando in escandescenza e opponendo resistenza fisica al personale. Uno di loro ha colpito con una violenta testata alla tempia un agente, che è caduto a terra ferito. Immediato l’intervento dei colleghi, che hanno riportato la situazione sotto controllo e prestato i primi soccorsi al poliziotto, successivamente trasportato in ospedale per accertamenti e cure mediche. Le sue condizioni non sarebbero gravi, ma l’impatto ha provocato contusioni e un forte trauma cranico.

Nonostante l’aggressione, l’operazione di perquisizione è proseguita regolarmente. Gli agenti, completando i controlli, hanno rinvenuto un telefono cellulare, una quantità di sostanza stupefacente e una bottiglia di grappa artigianale prodotta illegalmente all’interno della struttura. Il materiale è stato posto sotto sequestro e i due detenuti protagonisti dell’aggressione sono stati denunciati per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

A darne notizia è stato Vicente Santilli, segretario regionale del SAPPE, che ha espresso “plauso e riconoscenza agli operatori per la loro prontezza e il loro sangue freddo”. Secondo il sindacato, l’episodio conferma ancora una volta quanto sia delicata e rischiosa la quotidianità del personale penitenziario, costretto a operare in condizioni difficili e con un organico ridotto rispetto alle reali esigenze operative.

Il SAPPE sottolinea che l’azione degli agenti si è svolta “con grande professionalità e rispetto delle procedure”, consentendo di portare a termine la perquisizione senza ulteriori conseguenze. «Gli operatori hanno agito con determinazione e senso del dovere, in una situazione di evidente pericolo — si legge nella nota — dimostrando ancora una volta l’efficienza del Corpo anche di fronte a contesti imprevedibili».

Ma dietro le parole di encomio emerge anche la denuncia di una condizione di emergenza permanente nelle carceri piemontesi. “Questa è, purtroppo, la quotidianità operativa con cui hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria del Piemonte”, ha affermato Donato Capece, segretario generale nazionale del SAPPE.

Capece ha riconosciuto “un cambiamento nel clima politico attuale”, sottolineando come rispetto al passato “l’attuale governo e l’Amministrazione Penitenziaria abbiano mostrato maggiore ascolto e sensibilità verso le criticità del settore”. Tuttavia, il leader del principale sindacato del Corpo avverte: “Non bastano le buone intenzioni, servono atti concreti e urgenti”. Tra le priorità individuate, l’introduzione di strumenti di difesa e protezione personale più efficaci per gli agenti e il rafforzamento degli organici nei penitenziari dove la pressione operativa è più alta.

Capece ha rilanciato inoltre la proposta di una revisione complessiva dell’organizzazione degli istituti penitenziari, con una nuova classificazione basata su tre livelli: massima sicurezza, media sicurezza e custodia attenuata. Una distinzione che permetterebbe, secondo il sindacato, di rimodulare la presenza del personale in base alla pericolosità dei detenuti e alla tipologia di struttura. Nei carceri di massima sicurezza servirebbe più Polizia Penitenziaria e un livello di controllo più elevato, mentre in quelli di custodia attenuata dovrebbero essere impiegate più figure educative e sociali, come psicologi, assistenti sociali e operatori del trattamento.

Sicurezza e diritti sono un binomio inscindibile — ha aggiunto Capece — anche quando si parla del sistema penitenziario. L’esecuzione della pena deve rimanere un presupposto per il ritorno alla vita civile del detenuto, ma ciò è possibile solo se il personale può lavorare in condizioni di sicurezza”. Il sindacato chiede di attivare i ruoli tecnici del Corpo — medici, psicologi e, in futuro, operatori socio-pedagogici — per migliorare la gestione dei detenuti più problematici e alleggerire la pressione sugli agenti, spesso costretti a ricoprire funzioni non previste dal loro mandato.

Immagine di repertorio

L’episodio di Torino, sottolinea ancora il SAPPE, non rappresenta un caso isolato. Negli ultimi mesi, numerosi episodi di violenza si sono verificati anche in altri istituti piemontesi, da Ivrea a Cuneo, da Biella a Vercelli. La regione è tra le più colpite in Italia per numero di aggressioni al personale, con decine di operatori costretti ogni anno al ricovero o a periodi di convalescenza.

Il carcere torinese “Lorusso e Cutugno” è da tempo al centro delle cronache per criticità strutturali e gestionali. Il sovraffollamento, le carenze di personale e la presenza di detenuti con gravi problemi psichiatrici o di tossicodipendenza rendono ogni intervento potenzialmente pericoloso. I sindacati denunciano da tempo una gestione emergenziale, con turni prolungati e scarsa disponibilità di mezzi di protezione.

L’aggressione di domenica sera è quindi solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che mettono in evidenza la necessità di interventi immediati e strutturali. Per il SAPPE, la priorità è garantire agli agenti sicurezza, mezzi adeguati e un organico sufficiente, ma anche formazione specifica per la gestione di situazioni di tensione.

Mentre l’agente ferito è stato dimesso con una prognosi di alcuni giorni, l’Amministrazione Penitenziaria ha avviato le procedure disciplinari interne nei confronti dei detenuti coinvolti e ha rafforzato i controlli all’interno della sezione interessata. La Direzione del carcere ha inoltre disposto una verifica straordinaria delle dotazioni di sicurezza e delle procedure operative, in collaborazione con i reparti del Corpo di Polizia Penitenziaria.

Il SAPPE, da parte sua, rinnova l’appello alle istituzioni e all’opinione pubblica a non sottovalutare il rischio quotidiano a cui è esposto il personale penitenziario. “Non possiamo più limitarci alla solidarietà postuma — ribadisce Capece — serve un cambio di passo reale. I nostri agenti operano ogni giorno in un contesto difficile, dove la tensione è costante e la sicurezza personale non sempre è garantita”.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori