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Cronaca
16 Ottobre 2025 - 14:31
Brucia il bosco per incassare più soldi: agricoltore denunciato per incendio doloso
È stato individuato e denunciato il presunto piromane del bosco di Mongrando, nel Biellese. Si tratta di un agricoltore di 63 anni, i cui terreni confinano con l’area devastata dalle fiamme. L’uomo, secondo la ricostruzione dei carabinieri forestali di Sordevolo, avrebbe appiccato l’incendio per ottenere un duplice vantaggio: limitare l’avanzata del bosco e aumentare la superficie di sfalcio agricolo, così da poter accedere a maggiori contributi europei destinati alle attività rurali.
Le indagini, coordinate con la collaborazione del corpo Aib (Antincendi boschivi), erano partite dopo l’allarme lanciato lo scorso mese, quando un rogo aveva interessato una zona collinare di Mongrando. Gli operatori avevano notato due distinti punti di innesco, segno evidente di una natura dolosa. Le fiamme, domate dopo ore di lavoro, avevano distrutto una vasta porzione di vegetazione spontanea.
A incastrare il 63enne sono state le telecamere di videosorveglianza installate nei pressi dell’area. Le immagini, analizzate dai carabinieri forestali, hanno mostrato il passaggio dell’uomo proprio nei minuti precedenti all’innesco del fuoco. Gli investigatori hanno così ricostruito un quadro chiaro: non si è trattato di un incidente, ma di un atto deliberato, frutto di un piano ben preciso.
Già in passato, secondo le testimonianze raccolte, l’agricoltore avrebbe espresso più volte il desiderio di “tenere a bada il bosco” che stava invadendo i terreni coltivabili, riducendo le aree destinate al pascolo e al taglio dell’erba. L’incendio, dunque, sarebbe stato un modo per riconquistare spazio agricolo e beneficiare di una valutazione più ampia dei fondi Pac, i contributi dell’Unione Europea assegnati in base alla superficie utilizzata.
Il reato contestato è quello di incendio boschivo doloso, disciplinato dall’articolo 423-bis del Codice Penale, che prevede la reclusione da 4 a 10 anni per chiunque provochi intenzionalmente un incendio in aree boscate o cespugliate. La pena può aumentare se il fuoco causa danni ambientali di particolare gravità o mette a rischio abitazioni e infrastrutture. Oltre alle sanzioni penali, la legge stabilisce anche sanzioni amministrative severe: chi provoca un incendio non può ricevere contributi pubblici per almeno dieci anni e i terreni bruciati non possono essere destinati a usi agricoli o edilizi per 15 anni, in base alla Legge 353 del 2000 sulla prevenzione degli incendi boschivi.
L’indagine ha evidenziato, ancora una volta, come dietro molti incendi non ci siano solo imprudenze o fatalità, ma interessi economici ben calcolati. Il fenomeno, spiegano i forestali, si lega a un meccanismo perverso: bruciare il bosco per ottenere contributi o ampliare i pascoli, danneggiando gravemente l’ecosistema e mettendo in pericolo chi vive nelle aree rurali.
In Piemonte, i carabinieri forestali segnalano ogni anno centinaia di episodi di incendio doloso o colposo, spesso causati da condotte umane legate a pratiche agricole scorrette. Secondo i dati del Comando regionale, oltre il 60% dei roghi boschivi dell’ultimo biennio ha origine dolosa o colposa, con un impatto devastante sulla biodiversità e sul suolo.
Le autorità invitano ora a un maggiore controllo del territorio e delle pratiche agricole nelle zone di confine tra bosco e terreno coltivato, dove si verificano la maggior parte degli episodi. Il 63enne, nel frattempo, è stato denunciato a piede libero e rischia non solo il processo penale ma anche la perdita dei contributi comunitari percepiti.
Un episodio che riporta l’attenzione sull’importanza della vigilanza ambientale e sul ruolo decisivo delle tecnologie di sorveglianza, che sempre più spesso consentono di identificare chi pensa di agire nell’impunità. A Mongrando, le telecamere hanno parlato chiaro: il bosco non si è acceso da solo.
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