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Cronaca

Torino, ancora violenze al carcere delle Vallette. Osapp: “I detenuti si autogestiscono, il ministro intervenga”

Un assistente capo colpito con calci e pugni da un detenuto marocchino. Il sindacato penitenziario: “Il carcere è diventato un campo di battaglia, servono ispezioni e responsabilità”

Torino, ancora violenze al carcere delle Vallette. Osapp: “I detenuti si autogestiscono, il ministro intervenga”

Torino, ancora violenze al carcere delle Vallette. Osapp: “I detenuti si autogestiscono, il ministro intervenga” (foto di repertorio)

Ancora violenza nel carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino, il più grande del Piemonte. Nella giornata di martedì 8 ottobre, un Assistente Capo della Polizia Penitenziaria è stato aggredito da un detenuto di origine marocchina, che lo ha colpito con calci e pugni al volto, senza alcuna apparente motivazione, all’interno della prima sezione del primo piano del Padiglione A.

L’agente, soccorso dai colleghi, è stato immediatamente trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria, dove i medici gli hanno diagnosticato cinque giorni di prognosi, salvo complicazioni. Si tratta della 26ª aggressione registrata nel solo 2025 all’interno dell’istituto torinese, con un bilancio ormai allarmante di 37 agenti feriti dall’inizio dell’anno.

L’episodio ha suscitato l’indignazione dell’Osapp, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, che denuncia da tempo la situazione esplosiva dell’istituto. «Il carcere di Torino si è trasformato in una sorta di campo di battaglia, quanto mai simile ad alcuni penitenziari sudamericani dove regna l’autogestione dei detenuti» – ha dichiarato Leo Beneduci, segretario generale del sindacato, chiedendo un intervento urgente del ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

Beneduci parla senza mezzi termini di un sistema “allo stremo”, dove «la sicurezza interna è ormai compromessa» e dove i detenuti più violenti avrebbero preso il sopravvento, in assenza di controlli e di personale sufficiente. «È della massima urgenza – ha aggiunto – l’invio di una ispezione ministeriale immediata, che accerti le responsabilità di chi avrebbe l’obbligo giuridico e organizzativo di garantire l’ordine e la sicurezza».

Immagine di repertorio

Secondo il sindacato, il problema è anche strutturale: turni massacranti, carichi di lavoro insostenibili e una burocrazia paralizzante stanno minando la tenuta stessa del personale penitenziario. Ma, denuncia l’Osapp, ci sono anche scelte gestionali discutibili che avrebbero aggravato la situazione: «Nonostante le norme vigenti prevedano la chiusura degli ambienti di detenzione, spesso le celle restano aperte, consentendo ai detenuti – anche a quelli più pericolosi – di circolare liberamente nelle sezioni e nei corridoi. Ciò incrementa a dismisura traffici, violenze e sopraffazioni, esponendo i poliziotti a rischi inaccettabili».

Beneduci punta il dito contro quella che definisce una “inerzia istituzionale inaccettabile” e chiede che il ministro “svegli dal torpore i vertici dell’amministrazione penitenziaria nazionale e regionale, troppo spesso assenti davanti a una crisi che mette in pericolo non solo il personale ma anche la collettività esterna al carcere».

Il carcere di Torino, già da tempo sotto osservazione per sovraffollamento, aggressioni e carenze di organico, torna così al centro delle cronache per un episodio che conferma un clima sempre più teso. Solo pochi giorni fa, un’altra sigla sindacale – il SAPPE – aveva denunciato una serie di attacchi analoghi, parlando di “situazione fuori controllo”.

La richiesta dell’Osapp è chiara: «Serve una reazione immediata e concreta, non più solo dichiarazioni di solidarietà. Il personale penitenziario sta pagando sulla propria pelle l’abbandono dello Stato».

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