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Cronaca

Torino, allarme fentanyl: la nuova “droga degli zombie” che mette in ginocchio la città

Dal Valentino a Barriera di Milano cresce la paura per l’oppiode sintetico più potente al mondo. I casi si moltiplicano, mentre il fenomeno americano bussa alle porte del Piemonte

Torino, allarme fentanyl

Torino, allarme fentanyl: la nuova “droga degli zombie” che mette in ginocchio la città

Torino si scopre fragile di fronte a un nemico invisibile e spietato: il fentanyl, l’oppiode sintetico che negli Stati Uniti ha seminato morte e dipendenze, e che ora sta mostrando i primi segni della sua presenza anche in Italia. Negli ultimi giorni la città ha vissuto tre episodi distinti ma uniti da un unico filo rosso: giovani, overdose e un farmaco che trasforma la soglia del rischio in tragedia. Dalla movida del Valentino alle strade di Barriera di Milano, passando per il ricordo ancora vivo della morte di un 28enne a San Mauro, Torino si trova di fronte a un campanello d’allarme che non può più ignorare.

La notte al Valentino è stata l’ennesima dimostrazione di come la droga degli zombie – così viene chiamata per gli effetti devastanti che provoca sul corpo e sulla mente – non conosca più confini sociali o geografici. Due ragazzi, dopo aver assunto fentanyl in zona parco, hanno tentato di entrare in una discoteca di corso Massimo d’Azeglio, ma erano talmente alterati che i buttafuori li hanno fatti uscire. Pochi minuti dopo sono stati soccorsi dai sanitari de I Giovanniti e trasportati d’urgenza alle Molinette, dove uno dei due ha dato in escandescenze, tanto da rendere necessario l’intervento di una guardia giurata che lo ha ammanettato alla barella per consentire ai medici di sedarlo. Sul posto è intervenuta anche la polizia, che ha segnalato l’episodio come l’ennesimo legato a sostanze oppiacee di ultima generazione, vendute nel circuito dello spaccio notturno.

Poche ore dopo, a Barriera di Milano, la tragedia: un giovane centrafricano è stato trovato morto in un’area verde di via Tartini. Il medico legale ha confermato il decesso per overdose da stupefacenti, e le prime indagini della polizia hanno puntato l’attenzione sui pusher che riforniscono la zona. I residenti parlano di “siringhe nei giardini e movimenti sospetti ogni sera”. Un copione che si ripete in un quartiere dove la disperazione si mescola all’emarginazione, e dove il fentanyl sembra aver trovato terreno fertile.

A rendere ancora più evidente la pericolosità di questa sostanza è un precedente ancora impresso nella memoria della città: settembre 2024, quando un ragazzo russo di 28 anni fu trovato senza vita nei bagni del centro commerciale Panorama di San Mauro Torinese. Gli esami tossicologici confermarono l’overdose da fentanyl. Era la prima vittima accertata in provincia di Torino. Da allora, le segnalazioni di uso e di traffico sono aumentate, anche se i dati ufficiali restano frammentari.

Il fentanyl è un farmaco legale, utilizzato in medicina per trattare il dolore cronico e oncologico, ma nella sua forma sintetica e non controllata è un’arma letale. Basti pensare che è 50 volte più potente dell’eroina e 100 volte più della morfina. Basta una dose di pochi milligrammi – l’equivalente di due granelli di sale – per indurre il collasso respiratorio. Negli Stati Uniti è ormai considerato un problema di sicurezza nazionale: secondo i dati del Centers for Disease Control and Prevention (CDC), nel 2023 sono morte oltre 75 mila persone per overdose legate al fentanyl, più di tutte le vittime americane della guerra del Vietnam.

Il fenomeno è esploso a partire dal 2015, quando i cartelli messicani hanno iniziato a produrlo in laboratori clandestini, miscelandolo con cocaina, metanfetamine e pillole contraffatte di ossicodone. Gli effetti sono devastanti: chi lo assume perde il controllo motorio, entra in uno stato di semi-coscienza e mostra movimenti rigidi e lenti, da qui il soprannome “zombie drug”. Ma la vera trappola sta nella totale imprevedibilità delle dosi, che spesso vengono tagliate in modo artigianale, rendendo impossibile sapere quanto si sta assumendo.

In Italia il rischio è in crescita. Nel 2024 l’Istituto Superiore di Sanità ha segnalato i primi casi di fentanyl purissimo in circolazione, sequestrato tra Lombardia e Piemonte. Il Ministero della Salute ha diffuso una circolare di allerta nazionale, invitando le Asl a potenziare la disponibilità di naloxone, l’antidoto che può salvare la vita in caso di overdose se somministrato in tempo. Anche le forze dell’ordine sono state dotate di kit di emergenza per fronteggiare situazioni di collasso improvviso durante i controlli.

A Torino, la polizia municipale e i carabinieri hanno intensificato i monitoraggi nei parchi e nelle aree della movida, con particolare attenzione al Valentino, dove si concentrano molti dei pusher che offrono “campioni” a basso prezzo per fidelizzare i clienti. La logica dello spaccio, spiegano gli investigatori, è la stessa che ha reso il fentanyl una bomba sociale negli Stati Uniti: costi bassissimi, effetti immediati, assuefazione fulminea. «È una droga che cancella ogni soglia – spiega una fonte investigativa – perché dà una botta potentissima con pochissimo. Ma quella botta può anche essere l’ultima».

I sanitari del 118 parlano di un fenomeno che si muove sottotraccia, spesso confuso con overdose da eroina. “Il fentanyl è difficile da identificare – spiegano – perché i sintomi sono simili, ma la rapidità con cui provoca l’arresto respiratorio è impressionante. Non c’è tempo per chiamare aiuto, e chi sopravvive rischia danni neurologici permanenti”.

Nelle scorse settimane, anche il pronto soccorso delle Molinette e dell’ospedale San Giovanni Bosco hanno segnalato un aumento dei casi di intossicazione da oppiacei sintetici. Giovani tra i 18 e i 30 anni, spesso inconsapevoli di cosa stessero realmente assumendo. Perché il fentanyl raramente si compra “puro”: viene mescolato a cocaina, hashish o pasticche di ecstasy, trasformando una serata di sballo in una roulette russa.

Il quadro che emerge è quello di una Torino a doppia velocità: da un lato i quartieri popolari, come Barriera di Milano o San Salvario, dove il consumo si intreccia con la marginalità sociale; dall’altro le zone della movida universitaria e dei locali notturni, dove la curiosità e la disinformazione creano terreno fertile per i nuovi spacciatori. In entrambi i casi, la linea di difesa più efficace resta la prevenzione. Ma, come ammettono le stesse autorità sanitarie, il Piemonte non dispone ancora di una rete di sorveglianza capillare come quella adottata negli Stati Uniti o nel Nord Europa.

In America, dove l’epidemia ha assunto proporzioni catastrofiche, gli Stati più colpiti – come l’Ohio, la Pennsylvania e la California – hanno introdotto programmi di distribuzione pubblica del naloxone, campagne di sensibilizzazione nelle scuole e persino “test-kit” per identificare la presenza di fentanyl nelle droghe acquistate in strada. In Italia, invece, la discussione resta confinata ai tavoli tecnici, mentre le prime vittime iniziano ad arrivare.

Il rischio, spiegano gli esperti del Centro Antiveleni di Pavia, è che il fentanyl diventi la nuova “droga di massa” europea, favorita dalla facilità di produzione e trasporto. Il suo principio attivo può essere spedito in polvere dalla Cina o dal Messico, con costi irrisori e senza bisogno di laboratori complessi. Una volta arrivato, bastano pochi passaggi chimici per creare composti più potenti, spesso venduti come eroina o psicofarmaci.

A Torino, intanto, le famiglie chiedono risposte. Nei quartieri più esposti, le associazioni di strada segnalano un aumento di siringhe abbandonate e un ritorno dell’uso iniettivo tra i giovanissimi, fenomeno che negli anni era quasi scomparso. “È una generazione che si sente invincibile – racconta un operatore sociale – ma il fentanyl non lascia seconde possibilità. Serve parlare di questa droga con la stessa urgenza con cui parliamo di violenza o alcol”.

La procura di Torino ha avviato una mappatura delle zone più a rischio, mentre l’Asl To1 lavora a un piano di intervento preventivo con incontri nelle scuole e nei centri giovanili. Ma il tempo stringe. I segnali, dai pronto soccorso alle strade, raccontano una presenza sempre più visibile e pericolosa.

Torino è solo l’inizio di un fenomeno che rischia di allargarsi, come già accaduto negli Stati Uniti, dove il fentanyl ha trasformato intere città in scenari di desolazione sociale. La differenza, però, è che qui c’è ancora spazio per reagire. Ma serve una strategia vera: più controlli, più educazione, più consapevolezza. Perché se c’è una cosa che il fentanyl insegna è che basta un errore, un respiro di troppo, per non svegliarsi mai più.

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