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Cronaca
08 Ottobre 2025 - 09:00
Odore di marijuana nell’aria: il fiuto dei carabinieri porta a un arresto a Chieri
È stato un odore pungente nell’aria, percepito durante i giri di pattuglia, a innescare l’intuizione che ha portato i carabinieri della stazione di Chieri a smascherare una coltivazione di marijuana nascosta in un’abitazione privata. Da quell’indizio, apparentemente banale ma in realtà decisivo, è scattata un’operazione che si è conclusa nel pomeriggio di domenica 5 ottobre con l’arresto di un uomo di circa 40 anni, ora detenuto nel carcere torinese “Lorusso e Cutugno”.
Secondo quanto ricostruito dai militari, tutto è cominciato con una serie di pattugliamenti di routine nelle zone residenziali del comune. In più occasioni, nei pressi della stessa abitazione, i carabinieri avevano avvertito un odore intenso di cannabis, tale da far sospettare la presenza di una coltivazione. Dopo alcuni riscontri e appostamenti mirati, è stato deciso di procedere con una perquisizione.
L’intervento è scattato nel primo pomeriggio di domenica: i militari hanno fatto irruzione nell’abitazione e, dopo un’accurata ispezione, hanno rinvenuto sei piante di marijuana nel giardino, oltre a circa tre chilogrammi di sostanza già essiccata custoditi all’interno. In casa sono stati trovati anche un bilancino di precisione, lampade e ventilatori per la coltivazione indoor, materiale per il confezionamento e oltre 700 euro in contanti.
Un sequestro consistente, che secondo gli investigatori non lascia dubbi sulla natura organizzata dell’attività. La presenza di denaro, strumenti di misurazione e materiali per la conservazione suggerisce un sistema articolato di produzione e spaccio piuttosto che un consumo personale. Tutto il materiale è stato sequestrato e messo a disposizione dell’autorità giudiziaria, mentre l’uomo è stato dichiarato in stato di arresto per produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti.
Dopo le formalità di rito, il quarantenne è stato trasferito in carcere in attesa della convalida dell’arresto. La sua posizione resta comunque tutelata dalla presunzione di innocenza, in attesa del giudizio definitivo.
Il caso di Chieri si inserisce in una tendenza in crescita negli ultimi anni: quella della coltivazione domestica di marijuana, favorita da tecnologie sempre più accessibili e da spazi apparentemente insospettabili. In molti casi, come sottolineano le forze dell’ordine, le piante vengono coltivate in garage, scantinati o serre artigianali all’interno delle abitazioni, sfruttando lampade e sistemi di irrigazione che simulano il clima ideale per la crescita della cannabis.
Proprio per questo, spiegano gli inquirenti, la capacità di riconoscere i segnali ambientali, come gli odori anomali o i rumori prodotti dalle attrezzature di ventilazione, diventa uno strumento prezioso di prevenzione e contrasto. Non è la prima volta, infatti, che un semplice sentore nell’aria conduca a una scoperta importante: un indizio invisibile che permette di smascherare intere filiere di produzione nascosta, spesso destinate a rifornire microreti di spaccio locale.
L’operazione di domenica dimostra come, anche in contesti apparentemente tranquilli come quello di Chieri, la vigilanza quotidiana possa rivelarsi decisiva. In un territorio dove la presenza di abitazioni isolate e villette facilita la coltivazione domestica, il controllo costante del territorio e la prontezza di intervento restano essenziali per contrastare il traffico di droga.
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