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Cronaca

Capriolo e cinghiale sventrati tra i rifiuti a Torino: l’orrore in Barriera di Milano

Torino, Barriera di Milano: trovati resti di capriolo e cinghiale. LNDC chiede indagini e controlli più severi

Capriolo e cinghiale

Capriolo e cinghiale sventrati tra i rifiuti a Torino, l’orrore in Barriera di Milano

Una scena di violenza e degrado, un’immagine che parla da sola: i resti sventrati di un capriolo e di un cinghiale abbandonati tra i rifiuti nel quartiere Barriera di Milano, alla periferia nord di Torino. È da qui che parte un nuovo caso di crudeltà verso gli animali, segnalato da LNDC Animal Protection, che chiede indagini approfondite e controlli più severi. L’episodio, avvenuto nei giorni scorsi e denunciato pubblicamente sui social, riporta al centro del dibattito un tema mai sopito: il rapporto controverso tra uomo, caccia e ambiente in aree sempre più vicine ai centri abitati.

Secondo quanto riferito dall’associazione, i due animali selvatici sarebbero stati uccisi e successivamente abbandonati tra i rifiuti, forse dopo essere stati scuoiati o sezionati. Non è ancora chiaro se si tratti di un gesto isolato, di un atto di bracconaggio o di una “ripulitura” illegale di carcasse. Quel che è certo, è che la brutalità della scena ha scosso residenti e ambientalisti, richiamando l’attenzione anche delle autorità locali.

La LNDC Animal Protection ha chiesto formalmente alle forze dell’ordine di acquisire le immagini delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona, al fine di identificare i responsabili. Gli inquirenti stanno verificando la possibilità di risalire a chi abbia depositato i resti e in quale arco temporale, per capire se dietro l’episodio vi sia una pratica sistematica o un gesto sporadico.

Sul piano politico, la denuncia è partita proprio da due esponenti locali della Lega, che hanno segnalato pubblicamente il ritrovamento. Un elemento che ha provocato la reazione della presidente nazionale di LNDC, Piera Rosati, che ha definito la circostanza “paradossale”. La Lega, ricorda Rosati, è lo stesso partito che da anni difende la caccia e si oppone al rafforzamento delle norme a tutela della fauna selvatica. La presidente ha auspicato che “dopo aver visto da vicino l’orrore di ciò che la caccia comporta”, anche chi appartiene a partiti tradizionalmente favorevoli all’attività venatoria “possa comprendere la necessità di un cambio di rotta, nel segno del rispetto e della civiltà”.

Il caso di Barriera di Milano non è un episodio isolato. La presenza di animali selvatici in contesti urbani e periurbani è cresciuta negli ultimi anni, complici il cambiamento climatico, la riduzione degli habitat e la facilità con cui alcune specie — come i cinghiali — si adattano alle città. Ma la convivenza resta difficile. Tra chi invoca più abbattimenti e chi, al contrario, chiede politiche di gestione non cruente, la linea di demarcazione si fa ogni giorno più sottile.

LNDC ha sottolineato come “la caccia, anche quando legale, rappresenti spesso la porta d’ingresso per violazioni, illegalità e degrado ambientale”. L’associazione chiede che il caso venga trattato come un reato contro l’ambiente e la fauna protetta, e che le istituzioni intervengano per promuovere una convivenza pacifica tra uomo e animali selvatici. Servono, dicono gli animalisti, “controlli più severi, politiche di prevenzione e un impegno concreto contro la cultura della violenza”.

Il dibattito che si apre dopo l’episodio tocca corde profonde: il rispetto per la vita animale, la responsabilità civile verso l’ambiente e la necessità di un modello di gestione della fauna più etico e sostenibile. Non si tratta soltanto di sanzionare un gesto di inciviltà, ma di comprendere quanto la perdita di sensibilità verso gli animali si rifletta anche sulla qualità del tessuto urbano. Un animale sventrato e abbandonato tra i rifiuti non è solo un simbolo di crudeltà, ma anche il segnale di un degrado morale e sociale che attraversa le periferie.

Sul fronte istituzionale, resta da capire se il Comune e la Città Metropolitana intendano rafforzare la vigilanza nelle aree più esposte. L’abbandono di carcasse, anche di origine selvatica, costituisce un reato e un rischio sanitario, oltre che una violazione ambientale. Le autorità sanitarie e i carabinieri forestali sono stati allertati per verificare se i resti provengano da attività di caccia illegale o da macellazioni clandestine.

La vicenda mette in luce anche un nodo culturale: la normalizzazione della violenza sugli animali e la scarsa percezione di quanto atti del genere possano contaminare il senso stesso di comunità. L’immagine dei due animali gettati tra i rifiuti non è solo una denuncia: è una domanda collettiva. Fino a che punto può spingersi l’indifferenza?

Per LNDC, la risposta passa da educazione, prevenzione e rispetto. Dalle scuole ai quartieri, l’associazione chiede di investire in campagne di sensibilizzazione che aiutino a comprendere che la tutela degli animali non è un vezzo ideologico, ma una misura di civiltà.

In attesa che le indagini chiariscano i contorni del fatto, resta l’amarezza di un quartiere che, già provato dal degrado e dai problemi sociali, si trova ora a fare i conti con un gesto che colpisce la sensibilità di molti. Barriera di Milano diventa così, ancora una volta, il teatro di un paradosso urbano: una città che accoglie la natura ma non sempre la rispetta, dove il selvatico è visto come un intruso e dove la crudeltà può nascondersi dietro la quotidianità dei cassonetti.

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